Per la seconda volta consecutiva il CAS Sacconago si è trovato a vivere un campionato complicato che però ha avuto un lieto fine. Lietissimo in questo caso: alla vigilia dell’ultima giornata la salvezza appariva quasi come un miraggio e invece, vincendo 2-1 sulla Lentatese parallelamente a risultati utili dagli altri campi, il CAS ha toccato quota 35 garantendosi la permanenza in Promozione.

Stagione travagliata, tra alti e bassi, vincendo sfide molto difficili e perdendo match sulla carta più abbordabili, ma che mister Luciano Cau si è goduto fino in fondo raggiungendo l’obiettivo stagionale al fotofinish. Proprio il tecnico bianco-blu rivive con noi la stagione.

Mister, è stata un’annata complicata e di sacrificio: come l’ha vissuta personalmente e quali sono le emozioni che ha provato dopo la vittoria con la Lentatese?
“L’annata è partita in salita: dopo aver ringraziato il DS Colombo per la squadra costruita investendo sui giovani per rafforzare quel gruppo che la scorsa stagione aveva conquistato la salvezza, tutti noi volevamo alzare l’asticella fin da subito. Invece i risultati non sono arrivati e quindi abbiamo fatto fatica ad ingranare soprattutto perché, dovendo inserire i nuovi acquisti, ho cambiato più volte modulo schierando la difesa a tre o a quattro e c’è voluto del tempo per creare gli automatismi. Poi, ovviamente, alla fine dell’ultima gara io e Claudio (Colombo, ndr) ci siamo sentiti un po’ come Mancini e Vialli: ci siamo messi in panchina a piangere perché abbiamo fatto sacrifici per tutto l’anno e abbiamo ottenuto secondo me il massimo risultato, ringraziando un gruppo di ragazzi stupendi che fino alla fine non hanno mai mollato”.

Nel periodo iniziale in cui tutto girava storto e non avete vinto neanche una gara, qual è stato l’appiglio che ha trovato per non lasciare la guida tecnica e continuare ad andare avanti con la squadra?
“Semplicemente sono legato molto a questo club, avendolo vissuto sia da giocatore che da allenatore. Chiunque conosca il presidente Gallazzi sa che è un uomo molto diretto, non semplice da approcciare, che ha le sue idee sul calcio: non è però il classifico personaggio che porta i soldi e sta dietro le quinte, ma è sempre il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene perché tiene alla società, alla squadra e a tutto l’ambiente del CAS. Io sinceramente non ho mai percepito di essere messo in discussione nonostante l’inizio in salita e ho sempre detto ai ragazzi di rimboccarsi le maniche perché i risultati sarebbero arrivati. Con il ritorno di Nardone e gli arrivi di Di Dio ed Ornaghi la qualità si è un alzata e ci siamo rimessi in carreggiata. Forse l’unico momento dove ho vacillato è stato dopo il 5-0 con l’Uboldese: per un po’ ho pensato di non essere più la persona adatta, ma tutti insieme abbiamo stretto i denti e siamo andati avanti fino in fondo perché nel calcio non bisogna mai mollare”.

Quest’anno, a prescindere da molti fattori, si è vista la crescita di un giovane talento che, tra l’altro, è tra i canditati al pallone d’oro di Varese Sport: cosa mi può dire a livello tecnico su Gabriel Avinci?
“Parlando del ragazzo per come l’ho conosciuto in questi nove mesi, è una persona molto genuina e timida, deve sicuramente imparare a proporsi ed imporsi ma ha tutte le carte in regola per farlo. È un giocatore molto promettente e spero che possa iniziare una preparazione con una squadra di Serie D per capire il suo livello; male che vada ha sempre il paracadute per andare in Eccellenza. Ha grande fisico, tecnica ed esplosività, ma gli manca un po’ di malizia e molte volte leva la gamba quando dovrebbe essere più deciso nei contrasti o in scivolata. Essendo però ancora molto giovane avrà modo per acquisire esperienza e gli auguro tutto il bene di questo mondo, a prescindere se deciderà di rimanere oppure no”.

A prescindere dagli altri risultati che hanno contribuito all’obiettivo finale, la squadra di Valenti non è stato un avversario facile per molti: possiamo dire che con la Lentatese è stata una vittoria di cuore ed orgoglio?
“Vista la situazione della classifica e l’importanza del match per noi, è stata una partita molto difficile e tesa: ho visto i ragazzi sbagliare alcuni passaggi semplice proprio perché la paura di fallire e di dover fare i playout era molto concreta. Siamo partiti subito male, ma abbiamo rimontato lo svantaggio con Macchi su un bel lancio di Trevisan: certo, la Lentatese non aveva un obiettivo particolare, ma hanno giustamente fatto la loro partita senza regalarci nulla. Nel secondo tempo siamo stati un po’ in balia dei risultati dell’Uboldese e in quel momento abbiamo davvero temuto il peggio ma, dopo il pareggio dell’Ispra, ho spronato i ragazzi a dare tutto e buttare il cuore oltre l’ostacolo. Tutta la squadra ha cambiato atteggiamento: minuto dopo minuto credevamo sempre più nella salvezza, Rimoldi e Berton sono entrati per dare il loro contributo nonostante qualche acciacco, e alla fine Caccia ha creato l’occasione giusta per Avinci che ha trovato la zampata decisiva. Sensazioni dopo il fischio finale? Tanta soddisfazione. È stato un percorso lunghissimo e siamo arrivati senza energie. Abbiamo cambiato tre campi sportivi e, rispetto agli altri, ci siamo allenati solo due volte a settimana; detto sinceramente, se fossimo andati ai playout non so se ne saremmo usciti bene; in ogni caso non ce ne dobbiamo preoccupare perché il calcio regala sempre emozioni e noi ci siamo goduti questa sudatissima salvezza”.

Quali sono stati i fattori chiave che hanno contribuito a questa salvezza sperata, cercata ed ottenuta sul campo?
“Io e Claudio non abbiamo mai abbandonato la squadra e abbiamo sempre chiesto a tutti impegno e perseveranza per restare in questa categoria. I veterani ci hanno messo del loro, i giovani li hanno seguiti e i nostri due portieri Di Mango e Castiglioni hanno sempre dato il loro contributo senza mai lamentarsi; la mentalità è stata sempre positiva da parte nostra e da parte dei ragazzi. Penso che l’elemento chiave sia stato il crederci fino all’ultimo e fare più o meno gli stessi punti dell’anno scorso considerando che, secondo me, il livello di questa Promozione si è notevolmente ridimensionato. Aggiungo che ognuno di noi ha sempre sentito la fiducia del presidente e della società: malgrado i risultati deludenti di inizio stagione, il fatto di non cambiare in corso d’opera ha galvanizzato tutto l’ambiente. Io sono orgoglioso di questa società anche perché la vivo da sette anni e a parer mio, magari senza un gioco sensazionale, ci siamo meritati questa salvezza. L’anno prossimo? Non mi sbilancio: è ancora tutto da definire. Per il momento continuiamo a goderci questo traguardo”.

Michael Pellegrino

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui