Dopo due stagioni lontano da Cassano Magnago e giocate all’estero, Giacomo Savini è tornato a vestire la maglia amaranto. La prima esperienza tra le fila cassanesi, rimasta incompiuta a causa del covid, è stata un fattore per stimolare il rientro alla base.

Come ti sei avvicinato al mondo della pallamano?
“In Italia la pallamano è, purtroppo, poco conosciuta e pubblicizzata. Io sono nato a Bologna e quello che una volta iniziato a giocare sarebbe diventato il mio primo allenatore era venuto a fare pubblicità nelle scuole. Solo così ho potuto conoscere questo sport”.

Quest’anno sei tornato a vestire amaranto, cosa ti ha spinto a tornare?
“Nei due anni che ho passato lontano da Cassano ho giocato all’estero, vivendo la pallamano in modo diverso. L’anno scorso ho giocato in Francia ed il mio ritorno non è stato casuale: abbiamo avuto dei problemi societari e non saremmo riusciti ad iscriverci al campionato. Da lì ho iniziato a guardarmi introno e visto che a Cassano mi ero trovato bene ed ho avuto un’esperienza incompiuta a causa del covid, la scelta stava ricadendo qui. In più sono iscritto all’università di Varese, quindi non è stata una decisione difficile”.

Nelle ultime partite avete giocato ad armi pari contro tutte le prime della classe: è motivo d’orgoglio?
“A inizio anno avrei detto che sarebbe stato motivo d’orgoglio, ma con la consapevolezza acquisita durante la stagione chiudiamo queste settimane con tanto amaro in bocca. Pensavamo di poter lottare fino alla fine contro tutte, ma abbiamo avuto dei blackout di 10-15 minuti e siamo stati puniti. Abbiamo dimostrato di poter competere alla pari, eppure ci è sempre mancato qualcosa per portare il risultato in bilico fino alla fine. Posso dire che è stata una via di mezzo: essendo una squadra giovane e senza stranieri sono contento, ma sono sicuro che avremmo potuto fare qualcosa in più”.

Cosa manca per fare quello step e poter lottare fino in fondo per il campionato?
“Sicuramente un po’ di esperienza. Può sembrare una frase fatta, ma non essendo una società che si muove sul mercato non si può pensare di guadagnarla in breve tempo. Questa stagione deve servire a tutti per alzare l’asticella in vista del prossimo anno, per dare consapevolezza di poter lottare contro tutti. In più di un momento, durante l’anno, ci siamo trovati con la coperta un po’ corta a causa degli infortuni, quindi servirebbe qualche innesto, ma credo serva più un cambio di mentalità per farci fare quello step. Dobbiamo curare di più l’aspetto mentale in modo da scendere in campo con la consapevolezza che, al termine dei 60’, possiamo essere noi a vincere”.

Tu sei uno dei giocatori più esperti della squadra, come cerchi di aiutare i tuoi compagni più giovani?
“In questi anni ho fatto diverse esperienze tra nazionale ed estero, ma non mi sento esperto perché ho ancora 24 anni e devo imparare ancora molto. Con ciò che ho appreso dalle altre nazioni cerco di dare dei consiglio a chi ha vissuto solo a Cassano, che ha sicuramente una mentalità più chiusa sul gioco e sulla vita in spogliatoio. Questi consigli possono sembrare dei rimproveri, ma non avendo qualcuno di veramente esperto, serve che qualche giocatore faccia sentire la propria voce”.

Durante la pausa per la nazionale hai ricevuto anche il premio di MVP nella sfida contro la Lettonia, quanta soddisfazione ti ha dato?
“Prima di tutto la gioia era data dall’aver battuto la Lettonia tra andata e ritorno, e quella era la cosa più importante. È stato sicuramente emozionante perché era la prima volta che ricevevo il premio di MVP, ma ero più contento di aver aiutato la squadra”.

Cosa significa per te la maglia della nazionale?
“Personalmente credo che vestire la maglia azzurra sia un’emozione unica. Ogni volta che canto l’inno mi sembra la prima volta e dà sempre sensazioni diverse. Indossare quella maglia è motivo d’orgoglio anche perché so di aver reso fieri amici e parenti. Inoltre giocare con una nazionale che storicamente ha faticato contro le regine d’Europa ci dà sempre una spinta in più: vogliamo stupire e farci valere pur essendo underdog”.

Come speri di chiudere questa stagione?
“Ci manca una partita contro Rubiera e, visti i risultati delle ultime settimane, vogliamo chiudere in bellezza un campionato lungo e difficile. Vogliamo vincere contro squadre che sono alla nostra portata e che verranno in campo per cercare certezze in vista dei playout. Concludere bene ci permetterebbe di lasciarci alle spalle quelle due settimane contro le prime della classe”.

Andrea Vincenzi

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