Si erano congedati con un misto di tristezza e commozione dopo aver tagliato il traguardo della promozione in Serie D, frutto dell’inarrestabile cavalcata dei playoff della stagione 2021/22. Si sono ritrovati un anno dopo, con lo sguardo ancora pieno di emozione, ora carico di aspettative e nuove aspirazioni. È questo il legame tra la Castanese e mister Alfio Garavaglia, tornato proprio qualche giorno fa sulla panchina neroverde dopo l’avventura tra i professionisti alla guida degli Allievi Nazionali Under 17 della Pro Patria.

“È stata un’esperienza molto positiva che avevo sempre voluto provareesordisce il tecnico –. Volevo sperimentare in prima persona un mondo diverso da quello con cui mi ero sempre confrontato e devo dire che anche dal punto di vista dei risultati è andata bene, visto che fino a gennaio eravamo a un punto dai playoff. Poi abbiamo perso il nostro goleador, che è stato chiamato in Prima Squadra, e la sua assenza si è fatta sentire, ma personalmente mi ha fatto molto piacere contribuire a formare un giocatore che è poi riuscito ad arrivare nel calcio dei grandi. Da un lato mi sono divertito molto coi ragazzi, ma dall’altro mi è mancata quella parte agonistica che ti porta a studiare la partita per vincere. Lì l’obiettivo è diverso, perché giustamente si dà priorità a preparare i giocatori per la fase successiva. Tutto sommato, però, il bilancio è stato buono: il calcio giovanile è un bel mondo, che secondo me può essere migliorato ancora molto”.


Capitolo Castanese. Un anno fa un addio non semplice, ora un bentornato col cuore. Cosa significa per lei la Castanese?
Vero, non era stato un addio semplice. Io e il De Be (Marco De Bernardi, ndr) avevamo idee diverse dal punto di vista della gestione e in quel frangente, seppure non avessimo mai litigato e ci fossimo chiariti tranquillamente, non c’erano i presupposti per continuare insieme. Il rapporto umano, però, non si è mai interrotto, tant’è che durante la stagione sono andato spesso a vederli e l’idea di tornare si era prospettata già allora. A Castano mi sono sempre trovato bene: c’è una famiglia che si dedica al 100% alla squadra, una struttura con campi bellissimi… Per un allenatore è il massimo e devo dire che non ho avuto difficoltà a scegliere“.

Congedandosi da campione, dopo un’annata che per chi l’ha vissuta sarà sicuramente impossibile da dimenticare, ora con che aspettative fa ritorno in questa piazza?
Diciamo che l’obiettivo in questo momento è ancora da definire. Dopo la retrocessione la società era un po’ spaesata, anche perché molti ragazzi giustamente volevano fare la Serie D. Ora la parte tecnica di costruzione della squadra è affidata a Tosca, di cui mi fido pienamente; è una persona molto navigata nel suo ruolo, che conosce molti giocatori e ha sempre fatto squadre competitive. La situazione, però, è ancora in divenire, anche perché fino all’ultimo può sempre arrivare qualche giocatore di categoria superiore che può fare la differenza. Sicuramente ci saranno meno giocatori esperti rispetto all’anno in cui siamo saliti, ma questo sinceramente non mi preoccupa. In base alla rosa che avremo, cercheremo l’obiettivo strada facendo”.

Anno dopo anno, il livello dei gironi di Eccellenza sembra livellarsi sempre più verso l’alto. Le rose ovviamente sono ancora in fase di costruzione, ma quali potrebbero essere secondo lei le insidie maggiori?
Penso che la Solbiatese più di tutte abbia già fatto una squadra di altissimo livello, con un reparto d’attacco difficile da trovare altrove. Sulla carta dico anche Pavia, pur con l’incognita della gestione, Caronnese e Saronno, che attualmente vedo sopra le altre in questo girone. Anche l’Ardor sta facendo molto bene a livello di campagna acquisti, quindi potrebbe dire la sua. Chiaro che ci sono ancora squadre che non si sono espresse a livello di rosa, come noi e il Verbano, e ogni anno come sempre potrebbero esserci delle sorprese“.

Silvia Alabardi

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