Abbiamo tutti negli occhi le immagini della devastazione che sta colpendo l’Emilia Romagna ed in momenti come questi il sentimento di chiunque è quello di voler dare una mano, in un modo o nell’altro.

Sentimenti che pervadono anche quei ragazzi che tutto l’anno da fuori vengono visti come supereroi e che invece sono molto più semplicemente ragazzi normali che provano le nostre stesse emozioni. Emozioni in questo momento forti che Tomas Woldetensae, giocatore della Pallacanestro Varese, ha voluto trasformare in azioni, andando ad aiutare in maniera cocreta la sua terra, lui nativo di San Lazzaro di Savena, in questi giorni in Emilia Romagna per dare una mano ad una terra devastata dalle alluvioni.

Da sabto presente sul territorio, prima a Cesenatico, poi a Forlì, ora di nuovo a Cesenatico, ci ha dedicato qualche minuto di queste intensissime giornate per raccontarci la sua esperienza.

Ti farò una domanda forse banale ma che non posso non farti, come mai hai deciso di andare ad aiutare la Romagna?
“La risposta è molto semplice. Volevo fare qualcosa di concreto per aiutare la mia terra. Ho ancora negli occhi le immagini ad esempio della devastazione di Haiti di qualche tempo fa ed in quel momento mi sentivo impotente nel non poter dare una mano. Qui la possibilità di aiutare in prima persona c’era e l’ho colta al volo. In questo caso, per me nato e cresicuto in quest paesi, in queste vie, mi son sentito toccato in prima persona e non potevo non essere qui”.

Che situazione hai trovato?
“Parecchio pesante. A Forlì e Faenza la situazione è tragica. A Cesena ho trovato tantissima gente per strada ad aiutare. Ho respirato un aria “positiva” con tanta gente unita pronta a sistemare quanto l’acqua aveva distrutto”. Ieri sono andato a Forlì e invece lì, ripeto, la situazione è molto più grave”.

Si vede dai telegiornali un gran numero di ragazzi impegnati nelle operazioni di pulizia. E’ effettivamente così? Qualcuno ti ha riconosciuto?
“In realtà sono riuscito a mimetizzarmi bene. Ho riconosciuto persone che conosco però nessuno mi h fermato per il fatto di essere un giocatore di serie A. Sui ragazzi è tutto verissimo, è pieno. Può sembrare scontato che stiano dando una mano perchè colpiti anche loro direttamente da questa catastrofe ma non così. Bravi tutti loro”.

In una giornata quante ore hai passato a pulire, sistemare, a spalare il fango dalle strade?
“Io ho fatto metà giornata di preparazione atletica, mentre la seconda metà spalavo”.

C’è un’immagine che più ti è rimasta impressa di questa esperienza?
“Sicuramente le montagne di oggetti a bordo strada ricoperti di fango quando sono arrivato. Un segno indelebile della devastazione di questa situazione. A questa immagine di dolore però affianco quella di tutta la gente in giro per le strade, diventate fiumi, che cantava e si aiutava a vicenda con il sorriso e questo è il pensiero più bello che mi porto dietro”.

Alessandro Burin

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