Finita la stagione di campo, inizia quella al di fuori, quella composta dai lunghi mesi d’attesa, di fermento, fino a quando, intorno a metà agosto, come consuetudine ormai, scopriremo il nuovo volto della Pallacanestro Varese 2023/2024. Un volto che, a meno di grandi stravolgimenti, sarà molto diverso da quello visto quest’anno sul parquet del Lino Oldrini di Masnago.

Perché? Perchè dopo la miglior stagione degli ultimi 10 anni, in casa biancorossa sarà molto meno costoso tentare di costruire un roster forte uguale se non di più, di quello attuale, che cercare di confermare per la maggior parte quello già presente.

Ed allora, iniziando a guardare a quello che sarà il futuro prossimo della Pallacanestro Varese, proviamo ad analizzare alcune situazioni. Intanto, il lavoro ci è sicuramente reso “più semplice” da una notizia, importante, fondamentale, giunta dalla festa di saluto alla squadra in Piazza Monte Grappa: chi costruirà la squadra sarà sempre Michael Arcieri. Ovviamente accanto al GM, il management che opererà sul mercato sarà confermato con Scola e Brase, a meno di chiamata NBA, in prima linea nel lavoro di costruzione della squadra, senza dimenticare l’importante lavoro di assistenza al GM di Matteo Jemoli.

Stesso management operativo, stessa filosofia societaria che si rifletterà sul mercato e sulla scelta di giocatori con caratteristiche che possano rispecchiare ed interpretare al meglio il credo tattico e tecnico biancorosso.

Le scelte, però, non partono sicuramente da adesso, sono già state ponderate negli scorsi mesi. Una tra queste, pare evidente, è quella su Giovanni De Nicolao. Una scelta che, temporalmente parlando, potremmo fare risalire alla scorsa estate quando la società non esercitò il +1 presente nel contratto del playmaker veneto. Un chiaro segnale di come, evidentemente, si volesse valutare l’adeguatezza del play al nuovo gioco biancorosso.

Adeguatezza che sembrava esserci fin dai primi passi stagionali, con De Nik ritrovatosi in un contesto a lui congeniale e nel quale era già cresciuto, con una metodologia di lavoro molto simile a quella avuta ai tempi della University of Texas di San Antonio. Sensazioni che si erano subito tramutate in pronte risposte in campo nelle prime amichevoli e gare di campionato dell’anno, con il play che fungeva da equilibratore tra la fase offensiva estremizzata della squadra ed una gestione di palla e soprattutto di fase difensiva che pareva quanto mai utile e congeniale al gioco biancorosso.

Con il passare dei mesi e delle settimane, però, la crescita esponenziale di Colbey Ross gli ha tolto minuti e spazio e di conseguenza, evidentemente, anche un po’ di fiducia, come poi messo in mostra in campo. In più, il problema atavico che ha sempre avuto il 10 biancorosso, ovvero una bassa potenza di fuoco nelle mani, (solo una gara in tutto l’anno chiusa in doppia cifra, quella con la Virtus Boogna, all’ultima giornata di campionato) ha iniziato a creare qualche crepa nella stretta relazione tra le sue giocate, il suo ruolo e lo sviluppo della squadra.

Crepa che si è ampliata settimana dopo settimana, con coach Brase che, dopo le Final Eight di Coppa Italia, ha deciso di concludere la stagione affidandosi ad un nucleo ristretto di “fedelissimi”, accorciando le rotazioni di squadre a 7 e dando sempre meno spazio alle così dette seconde linee.

Un sempre minor spazio che De Nicolao ha visto ridursi ulteriormente nelle ultime 6/7 giornate, vedendosi preferire Librizzi nelle gerarchie: emblematico in questo, la scelta di affidarsi al 13 biancorosso da parte di Brase nel momento decisivo della gara con Trieste, in un match decisivo per il destino dei biancorossi dopo la penalizzazione.

Apice, questo, di un una situazione molto chiara e che probabilmente porterà ad una separazione a fine stagione, con De Nicolao che, come ovvio sia, cercherebbe un palcoscenico dove portersi esprimere al massimo, detto che lui avrebbe sempre Varese come priorità, in linea con quanto fatto nella parte finale di stagione con Roijakkers e all’inizio di questa, inseguendo anche una maglia della Nazionale, che sembrava molto vicina la scorsa estate e che si è allontanata sensibilmente dopo questa stagione e con Varese che probabilmente cercherà un profilo più inciline al credo biancorosso.

Una situazione non ancora decisa, ma le possibilità che cambi sembrano davvero poche, per un ragazzo che in campo e fuori, comunque, ha sempre dimostrato però grande attaccamento alla maglia, alla città e che ha saputo ergersi a leader nei momenti più difficili di queste annate, fedele scudiero di Giancarlo Ferrero e baluardo di quella solidità di gruppo quando, nel 2021/2022, quando a metà stagione cambiarono società, quintetto e allenatore, contribuì in maniera decisiva a tenere unita la squadra e guidarla verso la salvezza.

Alessandro Burin

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