Tutte le partite sono importanti. Verissimo, ma forse alcune lo sono più di altre: ci sono sfide che ogni giocatore vorrebbe vivere e quella di sabato sera (ore 20.30) è una di queste. L’HCMV Varese Hockey giocherà il primo match ufficiale della stagione contro il Cortina per contendere alla corazzata veneta la Supercoppa. Sfida (quasi) impossibile che nessuno vuole perdersi e Edoardo Raimondi… non sarà sul ghiaccio.

L’attaccante classe ’87, infatti, sarà impegnato con la sua Under13 Elite del Lugano nel celebre Memorial Parini, tra i più importanti tornei giovanili elvetici che vedrà i bianconeri sfidare Ambri Piotta, Zug, Davos, Bern, Lions, Rapperswil e Ajoie. Per una sfortunata coincidenza di calendario il torneo si terrà proprio nel prossimo weekend e Raimondi non ha avuto scelta. Con il cuore, però, sarà a Cortina e dall’alto della sua esperienza (tra i leader indiscussi dello spogliatoio) riuscirà comunque a dare il suo supporto alla squadra.

“Dirò ai miei compagni di godersi il momento e di arrivare alla sirena senza rimpianti – commenta con un sorriso Raimondi –. Ci siamo guadagnati sul campo la possibilità di giocare questa partita e vale la pena viverla insieme, a prescindere da come andrà: ribadisco, però, l’importanza di giocare senza paura per non avere nessun rimpianto. Emozione? Quando giochi le emozioni ci sono sempre, a maggior ragione quando indossi questa maglia. Io vivrò sabato sera con la solita ansia di quando so che i miei compagni stanno giocando senza di me: è difficile sapere che non sarò là a dare il mio supporto sul ghiaccio e a livello emotivo, ma ho totale fiducia in questa squadra perché è pronta ad affrontare una battaglia con intensità e disperazione”.

Che impressione ti ha fatto il Cortina contro il Briancon?
“Non credo che abbiano espresso tutto il loro potenziale, ma è difficile dare giudizi sull’hockey di agosto; resta il fatto che hanno vinto la Serie A dimostrandosi tra le squadre più forti dell’ALPS arrendendosi solo in finale allo Jesenice. Tornando a mercoledì scorso, ho visto un team ben strutturato ma che deve ancora affinare gli ingranaggi: sono solidi in difesa e pericolosi in attacco, pattinano bene e di certo non gli manca l’intensità ma, soprattutto, ancor prima degli stranieri hanno giocatori italiani di primissimo livello. È chiaro che partono favoriti”.

E Varese?
“Se sapremo mettere gli obiettivi di squadra davanti a quelli personali e spingere ognuno di noi fuori dalla sua comfort zone saremo competitivi su tutti i fronti. Dipenderà però dall’attitudine profusa anche in allenamento: vincere è un processo, non possiamo sentirci appagati perché per vincere bisogna ripartire ogni volta da capo”.

Come state vivendo la preparazione? Il lavoro e le tempistiche sono ben diverse rispetto allo scorso anno.
“Vero, i carichi di lavoro sono molto intensi, ma devo dire che la gamba sta tornando e l’ultima partita contro il Fassa l’ha dimostrato. L’anno scorso abbiamo fatto fatica nelle prime uscite a tenere i tre tempi; quest’anno arriveremo più pronti”.

Visto che l’hai nominata, cosa vi ha insegnato la partita contro il Fassa?
“Che per fare bene bisogna sempre avere la mentalità giusta, giocando in maniera coraggiosa ma disciplinata, cosa che non abbiamo fatto per due tempi. Nel terzo periodo, invece, siamo tornati sul ghiaccio più spensierati e imponendo il nostro gioco riuscendo a fare bene le cose più semplici. Se per 40’ ci siamo fatti trascinare nel turbine dell’indisciplina e delle penalità, nell’ultimo drittel abbiamo cavalcato il momentum soprattutto dopo il gol di Gibbons”.

Preparazione diversa voluta anche da coach Czarnecki: cosa ne pensi del nuovo allenatore?
“Si vede che arriva da un livello più alto perché è un coach estremamente preparato che vanta un background importante. Le sue idee sono semplici, chiare e dirette e in allenamento cerca di far passare i concetti in maniera altrettanto naturale. La difficoltà sta nel mettere in pratica tutto ciò: dal mantenere il disco sulla paletta senza buttarlo via all’essere più disciplinati in fase di non possesso. È un allenatore attento a tutto, un coach che sa parlare e ascoltare”.

A proposito di novità, non mancano tanti innesti giovani. Cosa puoi dirci di loro?
“L’approccio di tutti è positivo, la voglia c’è, determinazione e qualità anche, ma l’hockey dei grandi è diverso e bisogna saper soffrire, mettere sempre qualcosa in più. Io voglio aiutarli a crescere con la giusta mentalità e il primo passo è capire cosa significhi giocare con la maglia dei Mastini davanti ad un’arena piena: se vogliono vincere, ma soprattutto competere, devono iniziare a fare bene anche le cose più piccole dentro e fuori dal campo”.

E perché, nel nuovo quadro dei Mastini, c’è ancora Edoardo Raimondi?
“Sono rimasto per un motivo: voglio difendere ciò che ho conquistato sul campo. Questo sarà il mio trentesimo e ultimo anno sul ghiaccio e, a 36 anni, voglio come non mai dimostrare di essere un giocatore di hockey ancora competitivo. Nonostante la mia professione di allenatore in Svizzera so che ho ancora qualcosa da dare a questa squadra e a questa piazza; il coach l’ha capito e apprezzato”.

Guardando oltre, che campionato ti aspetti?
“Per difendere il titolo dovremo azzerare quanto fatto lo scorso anno e ripartire, cosa che hanno fatto anche le altre. Pergine partiva già da una solida ossatura e si è mossa bene sul mercato, così come l’Appiano, mentre l’Alleghe ha rinforzato molto le sue prime due linee ma avrà bisogno di tempo per collaudarsi. Caldaro resta super-competitiva ed è una squadra abituata a vincere, oltretutto con un grandissimo allenatore del calibro di Suikkanen”.

Chiudiamo. Sabato non ci sarai tu, ma ci sarà il pubblico delle grandi occasioni. Cosa ti senti di dire ai tifosi gialloneri?
“Per tutta l’estate ho percepito la loro voglia di stare con noi e sarà bellissimo ricominciare questa avventura tutti insieme condividendo ogni passo. Già nelle tre amichevoli c’è stata una bella affluenza e questo dimostra come la gente avesse voglia di hockey. È fantastico ripartire da una base così solida e, comunque vada sabato, cercheremo di costruire qualcosa di bello. Anche perché con i nostri tifosi è tutto più bello”.

Matteo Carraro

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