Nell’ultimo anno è sicuramente uno dei prospetti in maggior sviluppo del nuovo settore giovanile di Varese Basketball. Di chi stiamo parlando? Di Elisee Assui.

Nato il 3 gennaio 2006, italiano ma figlio di genitori con origine della Costa d’Avorio, Assui si sta prendendo partita dopo partita, allenamento dopo allenamento, punto dopo punto, la scena non solo a livello giovanile e Senior in Serie B Interregionale con il Campus, ma anche sulla scena di LBA, visto che spesso e volentieri viene aggregato alla prima squadra di Pallacanestro Varese.

Uno sviluppo tanto rapido quanto dirompente per lui che a ancora 18 anni da compiere, ha già esordito in Serie A ed FIBA Europe Cup ma nonostante questo ha davanti a sè un grandissimo futuro, eppure il suo percorso nel basket inizia relativamente tardi: “Inizio a giocare a basket a 12 anni, volendo seguire le orme di mio fratello Sofom il mio modello e colui che mi ha ispirato a giocare a basket”, ci racconta Elisee.

Raccontaci un po’ di più di come avviene il tuo approccio con la pallacanestro
“Come dicevo, ho iniziato a giocare a basket per la passione che mi ha trasmesso mio fratello Sofo per questo sport, ho provato e mi è piaciuto subito. Ero ancora piccolo però e per mio papà la scuola veniva prima di tutto e visto che non andavo molto bene, voleva che smettessi per concentrarmi solo sullo studio. Con l’appoggio di mamma, però, siamo riusciti a convincerlo che potessi fare entrambe le cose e alla fine gli ho dimostrato che sarei stato in grado di andare bene a scuola e di poter giocare a basket allo stesso tempo”.

Di dove sono originari mamma e papà?
“Della Costa d’Avorio. Lì non c’è un grande movimento cestistico però, quasi per nulla direi”.

Mi raccontavi di tuo fratello e del rapporto che hai con lui e anche con l’altro tuo fratello, sono un esempio per te?
“Assolutamente sì, siamo molto uniti. Condiviamo molte passioni, come quella per la pallacanestro, abbiamo un bel rapporto, io so che posso contare sempre su di loro”.

Mi dicevi che hai iniziato a giocare a basket tra gli 11 ed i 12 anni, dove?
“Alla Robur Et Fides, poi quando due anni fa ormai c’è stata l’unione dei settori giovanili, sono passato più sotto l’ala Pallacanestro Varese”.

E’ cambiato molto il modo di allenarsi da quando eri in Robur ad adesso con il settore giovanile congiunto?
“Sì, è cambiato parecchio. Ora c’è molto più lavoro anche a livello individuale, tanta attenzione alla preparazione ed al mantenimento fisico, con attività che prima non facevo”.

Nell’ultimo anno hai avuto una crescita esponenziale, quanto ha influito anche il fatto di aver giocato in un torneo come la Next Gen?
“Sicuramente la possibilità di confrontarsi con i migliori talenti del nostro basket è un qualcosa che mi ha fatto crescere. Mi ha permesso di capire quanto sia alto il livello di basket anche negli altri settori giovanili, mi ha fatto vedere tanti aspetti sui quali poter lavorare per migliorare”.

Non solo settore giovanile ma anche Serie B, con l’avventura con il Campus inizia già lo scorso anno..
“Ti dirò la verità, l’anno scorso non mi sentivo pronto per esordire e giocare in Serie B, pensavo di essere ancorsa parecchio indietro per quel livello. Poi, con l’aiuto di Herman Mandole in particolare, ho acquisito e sto acquisendo sempre maggior consapevolezza di me, oltre a crescere allenamento dopo allenamento e quest’anno mi sento decisamente più a mio agio”.

Questo si nota in campo dove sei un punto fisso della tua squadra. Che obiettivo vi siete dati per questa stagione dove le vittorie stanno arrivando con continuità?
“Il nostro obiettivo è quello di vincere tutte le partite. Sicuramente l’ultima gara, il derby vinto con Gallarate, ci ha dato un’iniezione di fiducia fortissima. Non era facile battere una squadra così forte ed averlo fatto ci dà grande consapevolezza”.

La vittoria con Gallarate è arrivata dopo una settimana intenissima di partite per voi tra U19 e Serie B. Ti ha pesato questo?
“Personalmente preferisco giocare 6 volte su 7 alla settimana che fare allenamento (ride, ndr). In partita hai stimoli e sensazioni completamente diverse che ti permettono di crescere moltissimo, spesso molto più di quanto possa fare un singolo allenamento”.

Dalla Serie B alla Serie A. Com’è allenarsi con un giocatore del calibro di Cauley-Stein?
“Sinceramente non avrei mai pensato di arrivare un giorno ad allenarmi con un giocatore che ha fatto più di 400 partite in NBA. Cerco di rubare a lui, così come a tutti gli altri giocatori della serie A, il più possibile durante ogni singolo allenamento. Sono momenti di crescita assoluta e sono davvero fortunato a viverli”.

Sei più un lungo o un esterno?
“Quando ero in Robur spesso giocavo da lungo, da quando sono arrivato in Pallacanestro Varese però l’idea è quella di farmi giocare da esterno e devo dire che mi piace come cosa. Ovviamente ho molto da lavorare ma come posizione mi sento nettamente più a mio agio”.

Cosa ti piace fare al di fuori del campo da basket?
“Tutti mi dicono che sono molto simpatico, quindi penso che questa sia una mia qualità. Amo far ridere la gente, i miei amici, sto bene insieme a loro. Mi piace molto ascoltare musica, che sia italiana, americana o francese e giocare alla Play-Station”.

Dove ti vedi tra qualche anno?
“Il sogno e l’obiettivo è sicuramente quello di giocare in Eurolega, però bisogna fare un passo alla volta. Sicuramente il primo step da fare sarà quello di giocare in Serie A, ci proverò con tutto me stesso”.

Con la maglia di Varese?
“Sarebbe bellissimo”.

Alessandro Burin
Foto di Camilla Bettoni

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