Cinque finali, si spera forse anche qualcuna in meno, per la Pallacanestro Varese per poter raggiungere il traguardo playoff. Un sogno ad inizio stagione, trasformatosi in obiettivo concreto settimana dopo settimana, partita dopo partita, grazie al lavoro, al gioco e ai risultati ottenuti dal gruppo allenato da coach Matt Brase, che in solo una stagione ha la possibilità di raggiungere un traguardo che significherebbe tanto, tantissimo, per tutto il mondo biancorosso, che riporterebbe il nome della Pallacanestro Varese dove merita, dopo averlo già fatto con il raggiungimento delle Final Eight di Coppa Italia.

Per riuscirci, però, Varese, dopo il passo falso inaspettato contro Reggio Emilia in casa sabato scorso, non può più permettersi errori e le prossime due gare, con Trieste domenica 16 e con Brindisi, mercoledì 19 aprile, possono già essere potenzialmente decisive per l’accesso alla post season.

Una post season che, del roster di oggi, solo un uomo ha già avuto modo di giocare in maglia biancorossa, il capitano Giancarlo Ferrero, che traccia la via verso i playoff.

Dove Reggio Emilia ha vinto la partita sabato sera?
“Reggio ha fatto una grande partita, bisogna dargli merito, sono stati molto solidi e hanno vinto meritatamente. Noi purtroppo non abbiamo tirato bene, le percentuali parlano chiaro. Non abbiamo attaccato con fluidità, non abbiamo prodotto quanto solitamente facciamo qui in casa e abbiamo commesso errori difensivi che gli hanno permesso di trovare troppi canestri facili. In una partita dove non giravamo bene in attacco avremmo dovuto cercare di subire decisamente meno rispetto a quanto subito, però la cosa positiva che mi porto dietro è la capacità di essere rimasti sempre sul pezzo senza mai mollare, arrivandoci a giocare i due punti fino alla fine, anche in una serata storta. Ora dobbiamo ripartire, consapevoli che in queste cinque partite, che sono poi delle piccole finali per noi, troveremo tante squadre assetate di punti, come lo siamo noi d’altronde. Ogni possesso assume un peso specifico maggiore, dovremo essere più attenti, cinici e solidi”.

Quanto ha inciso l’assenza di Reyes domenica?
“Quest’anno abbiamo ormai dimostrato come ognuno di noi giocatori sia importante, a modo suo, per la squadra e per il ruolo che in essa ricopre. Justin ci è mancato perché ci dà quell’imprevedibilità, quel talento che in situazioni complicate aiuta molto. Dovremo essere bravi noi a sopperire alla sua assenza, la squadra ha ormai preso una definizione dei ruoli e delle gerarchie abbastanza chiara e senza Reyes dobbiamo riadattarci al nuovo assetto”.

Brindisi, Venezia, Trento. Con chi pensa Varese si giocherà l’accesso ai playoff alla fine?
“Io penso che dipenda tutto da noi e questo è molto importante. Guardando la classifica, allo stato attuale, dice che abbiamo il destino nelle nostre mani. Ci sono cinque partite da giocare, penso che con due vittorie potremmo essere potenzialmente dentro i playoff e per questo dobbiamo scendere in campo, a partite dalla sfida con Trieste, senza ansie o paure ma con la consapevolezza di avere in mano noi il pallino del gioco e cercare di sfruttarlo al meglio. Venezia era ovvio che tornasse in corsa, perché dopo un inizio di stagione difficile, sta dimostrando tutta la propria profondità di roster e soprattutto la qualità ed esperienza dei suoi giocatori. Brindisi, contestualmente, sta facendo un grandissimo girone di ritorno, però quello che ci siamo costruiti in questi mesi fa sì che oggi abbiamo, ripeto, il destino nelle nostre mani ma è chiaro che non possiamo permetterci di avere cali o discontinuità all’interno della partita come successo con Reggio Emilia, se no gli avversari ci puniscono”.

Questo della continuità è un punto importante: con Verona e Treviso la squadra aveva dimostrato carattere e continuità per tutti e 40′, pensa che con Reggio abbiate fatto un passo indietro da questo punto di vista?
“Dalla gara con la UNAHOTELS voglio portarmi via le cose positive. Con Reggio Emilia abbiamo giocato come sappiamo solo per 20′ e nonostante tutto, siamo arrivati a giocarci i due punti nei possessi finali. Questo deve darci consapevolezza della nostra forza ma deve anche essere un monito chiaro e forte del fatto che dobbiamo avere lo stesso atteggiamento per tutti e 40 i minuti e non solo per metà partita. Con Trieste sarà già una bella opportunità di riscatto, per quanto complicato ma, ripeto, sono convinto dipenda tutto da noi”.

Le faccio fare un piccolo salto in avanti: pensa che concludere questa stagione ai playoff e magari giocare il prossimo anno con Varese in Europa sia la degna chiusura di un cerchio bellissimo ed irripetibile, probabilmente, come la sua avventura qui a Varese?
“Senza dubbio sarebbe il coronamento di un percorso bellissimo. Non nascondo che quello che hai detto è un mio obiettivo, chiaramente non dipende solo da me ma anche dalle scelte della società, però io vorrei tanto questo. Ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto lasciare questa squadra, da giocatore, in una posizione e condizione migliore di quella in cui l’ho trovata quando sono arrivato. Ho sempre sentito in maniera forte questo senso di responsabilità, che mi ha accompagnato durante tutta la mia avventura qui a Varese”

Tornando al presente, arriva la gara con Trieste, che partita si aspetta?
“Trieste sta dimostrando di essere una grande squadra, soprattutto quando gioca tra le mura amiche. Un gruppo ben allenato che ha avuto un inizio di stagione non semplice ma che ora ha trovato la sua dimensione. Per noi sarà fondamentale fare una partita solida, perché i giuliani sono una squadra capace di break importanti. Dovremo essere bravi a limitarli, dando un peso maggiore ad ogni possesso”.

A Trieste gioca un suo ex compagno e amico, Michele Ruzzier, gli chiederai un favore per questa sfida?
“Sarà difficile (ride, ndr). Ruz è un amico, abbiamo vissuto assieme una stagione molto complicata e quando si vivono annate come quella e se ne esce insieme si crea un legame molto forte che dura nel tempo. E’ un ragazzo molto competitivo e quindi sarà difficile ci possa fare dei favori. Sono convinto sarà una bella sfida”.

Alessandro Burin

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