Nelle scorse stagioni sono stati l’architrave della Pallacanestro Varese, in campo ma anche e soprattutto nello spogliatoio, soprattutto nei momenti di maggiori difficoltà della squadra.

Giancarlo Ferrero e Giovanni De Nicolao, due giocatori, due uomini, che un segno importante a Varese lo hanno lasciato senza se e senza me. Un segno che è stato tracciato giorno dopo giorno, partita dopo partita, gioia dopo gioia e difficoltà dopo difficoltà ed i due, di momenti bui, ne hanno dovuti affronatre e superare.

Basti pensare alla stagione 2021/2022, iniziata con Vertemati in panchina nel trambusto di una squadra e di una società trovatasi da ottobre, prima, senza General Manager e da dicembre poi senza quintetto base ed allenatore. Una situazione in grado di sconvolgere qualsiasi gruppo, non quello biancorosso che ha avuto la fortuna di contare su due trascinatori come Ferrero e De Nicolao per superare il momento critico ed andare avanti, fino all’esonero improvviso di coach Roijakkers, con la squadra chiamata a giocarsi la salvezza nelle ultime giornate in una situazione surreale, nella quale la forza del gruppo e la capacità dei due di serrare le fila dello spogliatoio è valsa tantissimo.

Oppure basti pensare a quanto è successo lo scorso anno con la penalizzazione di 16 punti, poi divenuti 11, con una squadra passata dal quarto all’ultimo posto in classifica, con un ambiente impaurito, teso, con il terrore di passare da una stagione memorabile in senso positivo ad una indimenticabile in senso negativo. Anche lì la capacità di parlare ai compagni, di fare quadrato, di spiegare ai nuovi arrivati cosa vuol dire essere parte di Varese, giocare per Varese, rappresentare Varese.

Tutto frutto del rapporto forte tra il Gianca e De Nick che è andato ben oltre il campo, che ha portato il primo a diventare maestro del secondo, come lo stesso De Nicolao ha affermato nell’intervista fattagli da DAZN, nella quale spiega qual è stato per lui uno dei massimi esempi di come essere e fare il capitano, ruolo che adesso ricopre a Napoli: “Ferrero è stato il mio mentore nei miei tre anni a Varese per capire come deve essere la figura di un capitano in una squadra. Ho cercato d’imparqre molto da lui, che in psogliatoio era una figura importante, aiutava tutti, dagli americani agli italiani nuovi e per me è stato un grande esempio“.

Alessandro Burin

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