“Signore, non ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma ti ringraziamo per il tempo che ce l’hai donato“: con queste parole Don Gabriele Castelli ha chiuso l’omelia ricordando Luca Alfano. L’annuncio della sua morte ha lasciato sbigottita l’intera Varese sportiva e non che, in giornata, si è riunita alla Basilica di San Vittore per l’ultimo saluto ad un autentico guerriero che se n’è andato a 46 anni, dopo oltre trent’anni infernali contro una maledetta e terribile malattia che non è mai riuscita a vincerlo. Perché alla fine ha vinto Luca, ancora una volta, più “Carrrico” che mai: quando si ha a che fare con una persona come Luca si resta profondamente segnati, per sempre, contagiati dal suo entusiasmo e dalla sua voglia di vivere. Proprio per questo Luca continuerà a vivere nei cuori di chi lo ha conosciuto e, soprattutto, del suo Varese.
Proprio la maglia biancorossa insieme a quella del Napoli, le sue fedi calcistiche, lo hanno accompagnato nel suo ultimo viaggio colorando di rosso e azzurro quella bara che ha portato via il corpo di Luca, ma non la sua anima perché, come ha ricordato un’amica al termine del rito funebre: “La malattia ha avuto la meglio sul suo corpo, non sulla sua anima perché la sua anima non morirà mai. Quello che l’ha reso unico non era la malattia, ma la sofferenza: era testardo, lo sapevamo, ed era difficile fargli cambiare idea, e non ha mai voluto aiuto perché era lui ad aiutare gli altri. Grazie Luca, buon viaggio“.
Viaggio accompagnato da una città intera che gli ha voluto bene (e come avrebbe potuto non farlo?), una famiglia che non lo ha mai abbandonato (con mamma Maria, papà Lello, suo fratello Simone e il suo amato cagnolino Diego sempre al suo fianco) e un’infinita serie di amici che hanno avuto l’onore di conoscerlo e trovare in lui uno stimolo per andare avanti. Perché se Luca è sempre andato avanti a testa altissima e con il sorriso sulle labbra, allora chiunque ha il dovere di farlo. “Ci ha insegnato a vivere” commenta infatti Fabio Carlin, cui fa eco Pippo Casella: “Uomo eccezionale“. Chi viveva l’Ossola non poteva non accorgersi di chi, nonostante la carrozzina, svettava più in alto di tutti. “Era sempre presente – ricorda Domenico Ghiotto – e nessun giocatore del Varese poteva entrare in campo senza salutarlo. Ma del resto, era il beniamino dei tifosi e della Curva che lo omaggiava prima di ogni partita. Un guerriero, super carrrico ad ogni partita. Di lui mi porto nel cuore la foto con bomber Marrazzo all’Ossola durante la visita di Anastasi“. A proposito di Curva, non poteva mancare un messaggio da parte degli Arditi: “Sei stato l’esempio del vero guerriero. Riposa in pace Luca“.
“Luca era semplicemente grande – ricorda con un sorriso Massimiliano Gibellini –. Due settimane fa gli avevo chiesto come stesse, e come al solito mi aveva risposto che tutto andava per il meglio, quando invece stava già male da tempo. Era fatto così: non voleva mai far preoccupare nessuno. Le persone dovrebbero imparare molto da lui: ha avuto una vita sfortunata e non si è mai lamentato. Chi ogni giorno si lamenta per ogni minima cosa dovrebbe prendere esempio da lui. Ci mancherà“.
“Ci mancherà – interviene Renato Fasetti – perché era lui a dare la carica a noi. Abbiamo il rammarico di non essere riusciti a riportarlo all’Ossola un’ultima volta, ma con il cuore è sempre stato lì con noi e sono certo che lo sarà anche d’ora in avanti più che mai“. A proposito di Varese, Stefano Pertile aggiunge: “Raramente ho visto un attaccamento ad una squadra e ad una maglia come il suo. Quando siamo ripartiti dalla Terza Categoria lui era lì, alle Bustecche, a spronarci e a festeggiare il 2-0 sul Ponte Tresa. È stato un autentico esempio“.
“Lo incontravo spesso in Varese, è scattata da subito una scintilla e mi ha sempre colpito la sua forza, la sua voglia di vivere e la sua serenità– ci racconta l’ex Varese calcio Vito De Lorentis -. Mi mancheranno i nostri saluti“.
“Non ho avuto modo di conoscerlo, ma in questi giorni in tanti mi hanno parlato di Luca e del suo amore per il Varese – ci dice un commosso Davide Raineri DS del Città di Varese -. Me lo hanno dipinto tutti come un guerriero, uno che ha sempre lottato con tenacia, la stessa tenacia dovranno mettere sempre in campo i nostri ragazzi“.
Luca è stato un tifoso non solo del Varese e del Napoli, ma anche e soprattutto della vita e, come ha ricordato Don Gabriele, la bellezza della vita risiede nella persona. E Luca lo è stato, è stato una gran bella persona. E lo è tuttora. L’ultimo viaggio, l’uscita dalla chiesa, accompagnato dalla voce di Luciano Pavarotti lo testimonia: “All’alba vincerò!“. Eccoci qui, Luca: hai vinto.
Matteo Carraro