Momento delicato per i Mastini che stanno avendo non poche difficoltà nel segnare (un gol in due partite): la soluzione si chiama Héctor Tufik Majul Villasenor. Messicano classe ’94, (ex Como e Dobbiaco) è lui l’attaccante scelto dalla società giallonera per rinvigorire le ambizioni varesine, ritrovare la confidenza con il gol e difendere il doppio titolo della scorsa stagione. “Hector è un giocatore che abbiamo da sempre stimato anche da avversario comincia il DS Matteo Malfatti , è sempre stato un elemento difficile da contenere; sapevamo di non poter sbagliare l’acquisto e, dopo esserci sentiti anche in passato, adesso c’è stata l’occasione per portarlo qui. Conoscendo già il campionato potrà dare subito quel quid in più dentro e fuori dal campo“.

Majul debutterà domani sera alla Acinque Ice Arena alle ore 18.30 contro il Valdifiemme ma, prima di vederlo sul ghiaccio, c’è spazio per la sua presentazione. Volto sorridente e occhio tumefatto per un colpo subito alla balaustra durante l’ultimo match al Dobbiaco contro la Valpe (a dimostrazione del suo carattere), l’attaccante messicano comincia. “Fin qui ho sempre affrontato i Mastini da avversario con il Como era il derby, la partita della stagione ed era un tutto o niente. Vedevamo Varese come la squadra più forte e abbiamo sempre dato il massimo. L’anno scorso, quando ero al Dobbiaco, i Mastini erano effettivamente la squadra più forte e giocare contro di loro dava quella carica in più; in generale, come ho sempre fatto nella mia carriera, cercavo di essere una spina nel fianco”.

E adesso?
“Sono pronto a ripetermi, questa volta per i Mastini. Ho sempre trovato molto divertente e stimolante giocare qui davanti ad un pubblico straordinario. Amo giocare sotto pressione e per me è una bella sfida: prima di tutto, però, devo dimostrare il mio valore alla squadra e ovviamente ai tifosi”.

Arrivi in un momento non semplice visto che i Mastini, cosa che non succedeva da tempo, arrivano da due sconfitte consecutive: come hai visto la squadra?
“Entrare in uno spogliatoio non è mai semplice, ma non devo certo dire io il valore di questa squadra. Io sono qui per mettermi a disposizione portando la mia esperienza e la mia leadership, ma rispettando assolutamente le gerarchie dello spogliatoio in campo e fuori. Amo segnare e sono abituato a ragionare step by step: al momento sono focalizzato sul Valdifiemme, voglio avere un buon approccio e darò il 200% aiutando la squadra anche in difesa”.

Come è andato il primo allenamento di ieri sera?
“Diciamo che abbiamo pattinato e basta (ride, ndr). Sono arrivato dopo una brutta partita della squadra e il coach non era certamente contento ma, alla luce di quanto detto prima, io sono in un nuovo spogliatoio e non perché sono l’ultimo arrivato devo sentirmi svincolato dalle responsabilità. Mi sono messo a disposizione fin da subito e tutta la squadra è pronta a tener fede alle alte aspettative per portare quanto prima buoni risultati. I miei punti di forza? Velocità e carattere: ripeto che amo segnare, spesso mi trovo nella posizione giusta al momento giusto, e sono qui per fare proprio questo”.

Come mai un messicano gioca a hockey?
“Quando ero piccolo vivevo vicinissimo all’unico palaghiaccio della città e mia sorella faceva pattinaggio artistico; dopo i suoi allenamenti iniziava la squadra di hockey locale e questo sport, nonostante giocassi a calcio, mi ha sempre affascinato. Un giorno ho iniziato e grazie a coach Boris Dorozhenko ho capito che questo poteva e doveva diventare il mio sport; Dorzhenko mi ha spronato dicendomi che avrei potuto arrivare in Nazionale, e così è stato. Dal Messico mi sono spostato a 14 anni negli USA conscendo Auston Matthews (star NHL attualmente ai Maple Leafs di Toronto, ndr) con cui ho condiviso il percorso di crescita fino al college e con cui ho tuttora un ottimo rapporto. Il mio numero? Ho sempre avuto il 77 e il 7 in Nazionale; qui avrò il 71″.

E poi è arrivata la chiamata Europea: Svizzera, Lituania e infine Italia. Cosa significa per te giocare qui?
“Sicuramente ho fin da subito avvertito alte aspettative. Sono il primo messicano a giocare qui e per me è un onore tenere alto il livello dell’hockey messicano, lavorando duro per dimostrare che non importa da dove arrivi (il Messico non è un Paese tradizionalmente “hockeisticio”, ndr) ma conta l’attitudine. Con questo spirito sono qui a Varese: voglio aiutare i Mastini a continuare a vincere”.

In chiusura, una battuta del presidente Carlo Bino: “Hector è stato fortemente voluto da noi e lui si è dimostrato una gran persona perché ha sempre messo davanti il rapporto con il Dobbiaco promettendo di arrivare la prossima stagione; il rispetto è una nostra prerogativa e questo ce l’ha fatto apprezzare ancora di più. Poi un paio di settimane fa è venuta fuori l’opportunità e ci siamo mossi porandolo qui: siamo convinti e sicuri che farà molto bene“.

Matteo Carraro

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