C’è un posto piacevole in cui bere e mangiare a Milano che va molto di moda tra i giovani negli ultimi tempi, è in zona Porta Venezia e si chiama Calipso. No, non è un piccolo spazio pubblicità, come cantava J-Ax nel 2015 mentre la Pro Patria affondava nel dilettantismo e Gianluca Nicco vinceva a Perugia prima, ed ad Alessandria poi, giocando in Umbria la B e poi sfiorandola a più riprese con la maglia grigia.

In questo posto, c’è una mega scritta luminosa sopra il tavolo più richiesto della sala che dice: “Il passato non torna. Nulla regge all’andare del tempo”. Leggetela come volete, ci piace molto e può descrivere molto bene le rette che rappresentavano la Pro Patria ed un giocatore della caratura di Gianluca Nicco. Il tempo non si ferma, mai, anche quando ci sembra ogni lancetta pare pesantissima.

Succede che la Pro Patria rinasce in fretta delle proprie ceneri, torna nei professionisti come meritano una maglia ed una piazza del genere. Passa un anno e mentre Nicco piange a dirotto a Siena per una B sfumata sul filo di lana, la Pro Patria di Javorcic riceve il tripudio della folla per un’annata pazzesca da neopromossa. 

L’estate per un tifoso è lunga, se si parla di calcio giocato, si prova ad ammazzare il tempo con qualche gioco, neanche tanto divertente e realistico se non sul momento, quasi fantacalcio. Chi scrive è con amici al caldo e parte la classica domanda di mezza estate: “Chi prendereste per migliorare la Pro?” risposta del sottoscritto: “Uno come Nicco del Piacenza a metà campo”. Detto fatto? Non proprio, ma quasi, perché passa un anno ed una voce che sembra una suggestione diventa sempre più possibile. Ancora estate, ancora giochi per ammazzare il tempo in una delle classiche sere in cui è troppo tardi per organizzare qualcosa ma troppo presto per andare a letto.

L’estate sta finendo ma è quella del 2020, con restrizioni e campionati che iniziano tardissimo, in tv scorre come ogni sera la trasmissione di calciomercato di Sportitalia con Criscitiello e Pedullà che danno spettacolo con il batti e ribatti e con il filo diretto con i telespettatori. “Dai chiama e chiedi se è solo una voce…” Qualche squillo e siamo in diretta: “Buonasera Alfredo, ma davvero la Pro Patria prende Nicco?” risposta: “guarda non saprei, mi dispiace”. Pedullà non sa, Sandro Turotti si, due giorni dopo arriva l’ufficialità: prestito con diritto di riscatto dal Piacenza per una pedina da subito fondamentale nello scacchiere di Javorcic e nello spogliatoio. Una storia ancora tutta da scrivere e da commentare insieme:

Gianluca partiamo dal presente: come leggi l’inizio del campionato della Pro Patria?
“Potevamo fare meglio, questo è certo, soprattutto in casa dove manca da troppo la vittoria e chissà che con il Lumezzane non arrivino i primi tre punti interni, ma il passato è passato, guardiamo avanti ed ai miglioramenti fatti dopo un inizio difficile.”

I risultati sono stati diversi, ma due sconfitte non poco sonore come quella di Zanica e quella in casa con la Triestina, se non hanno fatto preoccupare i tifosi, poco ci è mancato…
“Ci stava assolutamente la preoccupazione, perché abbiamo fatto delle brutte prestazioni che hanno portato a brutte sconfitte, poi abbiamo provato a rialzarci prima di due partite equilibrate con Trento e Pro Vercelli dove però i punti fatti sono stati zero. Non sono partite che abbiamo interpretato malissimo secondo me, siamo andati sotto e poi raddrizzarle è diventato difficile: con il Trento perché loro si sono chiusi molto soffocando il nostro gioco che avevamo mostrato soprattutto nel primo tempo; a Vercelli perché gli avversari erano validi ed in un momento clou del match è entrato il loro 2-1 che non siamo poi riusciti a riagguantare.”

Tanti tifosi, dopo le due brutte cadute, chiedevano lo schieramento in campo degli uomini di esperienza e tu lo sei. Penso sia un ruolo quasi nuovo per te, che hai sempre giocato in squadre con pochi under e tanti giocatori al loro apice per tentare di vincere subito. Come ti sei trovato in questa nuova veste?
“Sì è vero, ora come ora peraltro come carta di identità sono il secondo con più esperienza dopo Fietta. E’ un ruolo che mi è piaciuto da subito ed ho sentito mio per la responsabilità che dà perché dobbiamo sia dare l’esempio ma anche far stare tranquilli e sereni i ragazzi più giovani dando qualcosa in più sia in allenamento che in partita”.

A detta di tanti sei uomo spogliatoio sia come carisma, sia quando c’è da scherzare, tanti ti hanno definito il più simpatico insieme a Pizzul, che qui ha giocato due anni. Ci ha stupito anche qualche dettaglio, per esempio dopo i playoff persi con Juventus e Triestina, vedere un calciatore come te che negli anni ha vinto e perso tanto, anche finali, piangere in modo inconsolabile. Quello ci ha quasi stupito, nel senso buono del termine.
“Sì, Pizzul è divertentissimo confermo. Per quanto riguarda me, è vero, mi piace vivere lo spogliatoio a 360 gradi, quindi con tutto quello che riguarda la squadra intesa come risultati e come gruppo. Riguardo alle lacrime versate, ne ho giocate e spero di giocarne ancora tante di sfide decisive, ma quando l’arbitro fischia tre volte e ti rendi conto che cala il sipario non riesco a trattenermi, anche perché se i campionati di C sono pieni di sorprese, figurarsi i playoff. In entrambi i casi pensavo potessimo dire la nostra anche strada facendo più avanti. Dico in tante occasioni che fa parte del gioco, quindi vi fa parte anche dare tutto me stesso ed essere inconsolabile quando va male.”

Chi scrive pensa che l’ultima Pro di Javorcic, che è stata la tua prima, con meno infortuni e più fortuna poteva sognare davvero…
“Diciamo che l’avversaria che ci siamo trovati ai playoff quell’anno è la perfetta sintesi di quel fine stagione sfortunato: arrivammo quinti dopo un gran campionato e ci trovammo contro, in casa con due risultati su tre, una Juventus pronta e carica, con noi che avevamo collezionato vari infortuni nel rush finale. Peccato perché era stata una grande annata.”

Parliamo di te: i tuoi primi calci al pallone in che squadra li hai tirati?
“Nel mio paese, Donnas, ho giocato lì per qualche tempo. Non bisogna confondere la squadra in cui ho iniziato io con il PDHAE, che è nato da poco ed ora sta facendo ottime cose in D, io ho iniziato in una compagine che ora milita in categorie più basse, poi sono andato alla Juventus per parecchi anni che mi hanno formato prima di andare ad Ivrea: beretti e poi salto in prima squadra con l’inizio definitivo della mia carriera professionistica.”

Saltiamo in avanti di parecchi anni ed arriviamo a qualche mese fa con il tuo matrimonio. Com’è nata l’idea di sposarti? In viaggio di nozze hai visto i posti in assoluto più belli per te?
“L’idea è nata semplicemente parlando con la mia ragazza che ora è diventata mia moglie, così ho fatto il passo della proposta e questa estate ci siamo sposati prima di volare sia in Thailandia che alle Maldive. Io ho visto parecchi posti viaggiando ma questi due, oltre che essere mozzafiato, sono legati al ricordo, peraltro fresco, del matrimonio quindi li metto al primo posto.”

Cosa ti ha colpito della piazza di Busto? Di piazze, anche calorose, ne hai provate…
“Sì è vero, ti dico, per vari motivi capisco bene che non è facile come prima negli ultimi anni venire allo stadio e seguire la propria squadra anche in trasferta, per esempio a Perugia ho trovato una piazza parecchio numerosa e calda, a Busto però ho sempre notato, oltre che la presenza ovunque, anche il sostegno e la voglia di dare una mano alla squadra, chi viene a vederci è dalla nostra parte. Inoltre a Busto, intesa come città, piazza e società, si sta veramente bene.”

Chi scrive ti ritiene indispensabile, lo eri ad Alessandria, Perugia e Piacenza, lo sei tutt’ora a Busto con partite, tocchi, giocate e movimenti d’alta categoria. Eppure capita o è capitato di leggere o sentire qualcuno che ti fa “le pulci”. Insomma domanda secca: chi sottolinea un minimo errore o giù di lì, si è reso conto di avere in rosa un calciatore della caratura e della carriera di Gianluca Nicco?
“Questo non lo so, (ride, ndr) però fa parte del gioco come dicevo: ognuno ha la sua opinione, anche quando mi sono affacciato nel mondo del calcio ed avevo 20 anni mi è capitato di leggere un voto negativo o sentire una critica, è anche quello il bello del calcio. Ognuno dice la sua, ora ho la scorza dura, non ci dò peso ma anche io ho la mia opinione sulla prestazione che ho fatto a fine partita, se è andata male so che devo migliorarmi in quella successiva.”

Torniamo al nostro quiz, ormai consuetudine. Ti diciamo due formazioni in cui mancano alcuni titolari, di due partite memorabili. Ci dici chi manca e se sono il ricordo più bello e più brutto legato al tuo passato recente?
Partiamo, 1 marzo 2016: Milan – Alessandria, Coppa Italia: ?, Celjak, Morero, Sirri, Sabato, ?, Loviso, Branca, Marras, ?, Iocolano.
“In porta Vannucchi, il secondo mancante è facile perché sono io, in attacco Fischnaller. Con lui ad Alessandria si è instaurato uno splendido rapporto, entrambi del profondo nord, io valdostano lui altoatesino, siamo ancora in costante contatto. 
Sicuramente è un bel ricordo per la cavalcata che facemmo che ci portò a San Siro, anche se lì finì 5-0 per il Milan, però di ricordi belli ne ho tanti, ad Alessandria ho sfiorato la B ma ho vinto la Coppa Italia, a Perugia ho vinto il campionato in uno stadio Curi stracolmo contro il Frosinone e siamo volati in B… Qualche soddisfazione me la sono tolta.”

Seconda formazione, ricordo amaro, l’abbiamo accennato nell’introduzione: maggio 2019, Fumagalli, Bertoncini, Pergreffi, ?, Barlocco, Nicco, Porcari, Corradi, ?, Corazza, ?.
“Penso sia quando con il Piacenza è sfumata la B a Siena. Mancano Della Latta, centrale adattato dietro, Di Molfetta ed il Loco Ferrari. Fece male perché partivamo per fare i playoff ma arrivammo all’ultima con il destino nelle nostre mani: vincendo Piacenza sarebbe tornata in B dopo anni. Segnai io il gol del vantaggio e fu annullato per un fallo che, francamente non penso assolutamente ci fosse, poi il Siena ne fece due e sfumò il sogno. Quello è un brutto ricordo ma mi ripeto di nuovo: fa parte del gioco, ha fatto male allo stesso modo ad Alessandria perdere la finale per la B con il Parma nel 2017, sono ferite, certo, ma nella mia carriera ho giocato tante belle partite, raggiunto tanti obiettivi, alcuni li ho sfiorati. Il calcio è questo ed io voglio assolutamente togliermi altre belle soddisfazioni.”

Ci sembri molto legato alla tua Valle d’Aosta ed alle sue tradizioni, tanto che molto spesso a fine allenamento torni proprio a casa tua. Da cosa nasce questa scelta? Quanto sei attaccato alle tue radici?
“Sì ci sono attaccato, mi trovo bene e si vive bene dove sono nato. Prima ero fidanzato ed ora sposato come detto, ho casa con la ragazza che è appena diventata mia moglie, lei lavora lì e trasferirci qui era impensabile, torno spesso per stare insieme a lei ed alla mia famiglia, poi talvolta mi fermo a Busto, sono attaccato alla mia terra ma anche a tutto ciò che ne consegue inteso come la famiglia e gli amici di sempre.”

Vino bianco o rosso?
“Rosso con preferenza per il Nebbiolo, anche se non è valdostano.”

Chiudiamo con una domanda che ci sembra sintetizzi tutto, abbiamo parlato di passato più e meno remoto e di presente. Gianluca Nicco a 35 anni si guarda indietro e che carriera vede? Si guarda avanti e che progetti professionali immagina?
“Vede una bella carriera, soddisfacente, appagante, come ho detto prima, con partite anche decisive vinte e perse, partite avvincenti ed emozionanti, con sana adrenalina. Vede coppe alzate e sfumate nel momento decisivo, il bello di questo gioco. Quindi vede una carriera finora di cui essere soddisfatto, dico finora perché non ho ancora assolutamente in mente cosa farò tra vari anni quando non giocherò più, può essere che voglia rimanere nel calcio come che voglia cambiare diametralmente. Il presente è la Pro Patria, la partita con il Lumezzane e tutto il campionato che è solo all’inizio. Penso solo alla Pro ed a fare bene come singolo e come squadra cercando sempre di dare il mio apporto.”

Era una mattina di inizio autunno quando la Pro Patria si apprestava a partire per Vicenza, proprio come farà tra pochi giorni, per giocare la Coppa Italia, mentre Gianluca Nicco firmava e diventava biancoblù. Chissà se in quel momento ha immaginato che con il tempo sarebbe diventato per varie stagioni un punto cardine delle tigri. La certezza di quanto succede può darla solo il tempo, infermabile ed inesorabile con le vittorie e le sconfitte come quelle raccontate dal nostro intervistato, con le rivincite e con i campionati da giocare come quello iniziato da poco in cui la Pro Patria vuole iniziare definitivamente a correre per togliersi altre soddisfazioni, su questo l’attuale numero 10 biancoblù, è stato chiaro e deciso, proprio come in campo.

Alessandro Bianchi

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