Crescita personale a livello psicofisico ed a livello tecnico in direzione della difesa personale. Questa la direttrice con cui l’HJD Body e Budo Art Karate Shotokan di Venegono Superiore forma i suoi atleti. Per approfondire meglio quali attività ed insegnamenti siano portati avanti nella scuola, abbiamo parlato con il Maestro Augusto Gambardella e con l’ istruttore Claudio Ambrosini.

Maestro Gambardella, come si avvicinò al Karate?
“Ho iniziato a praticarlo nel 1969. Mi appassionarono in particolare le tecniche, i katà o dimostrazioni, i kumitè o combattimenti regolamentati e anche il Bunkai, ossia l’applicazione delle forme dei katà nei kumitè a scopo di difesa personale. In passato sono stato un karateka agonista e ho svolto tutti i campionati regionali. Ho militato nella FIKTA con il Maestro Hiroshi Shirai ed insieme ad altri celebri Sensei giapponesi abbiamo codificato le regole del Karate Shotokan agonistico in Italia. Infine ho anche collaborato con il direttore tecnico della nazionale italiana”.

Tra gli stili del Karate, insegnate solo lo Shotokan?
“Sì, perché ritengo che lo stile Shotokan sia più facile da praticare: comprende ventisette katà e credo che includa più facilmente sia degli allievi che hanno delle difficoltà dal punto di vista strutturale, che le persone anziane. Nello stile Shito Ryu ad esempio, sono previsti oltre cinquanta katà, molto complessi da eseguire. In generale ho notato che è impossibile riunire tutti gli stili in un unico genere di Karate. Il senso dei termini scritti sul logo del nostro dojo, o palestra, è quello della ricerca della via interiore della sincerità. Il nostro insegnamento del Karate è soprattutto finalizzato al miglioramento di sé stessi, per affrontare meglio la vita quotidiana. L’agonismo, nel Karate, è un’esperienza positiva per la comprensione della propria possibilità atletica ed oltre all’ aspetto competitivo, è fondamentale soprattutto per imparare a controllare la propria emotività. Il nostro obiettivo è quello della crescita psico-fisica del karateka ed anche quello l’applicazione delle tecniche acquisite a scopo di difesa personale”.

Cosa rappresenta per voi il Katà?
“Il Katà è la base fondamentale per conoscere il proprio corpo, fornire l’espressività alle tecniche del Karate ed anche per prepararsi ad affrontare il kumitè. Introduciamo le nostre cinture bianche, o principianti, a svolgere dei katà semplici nelle varie direzioni. Dal punto di vista filosofico, il Karate è molto legato alla meditazione Zen, all’ elevazione e al rafforzamento spirituale attraverso le sue tecniche, nelle quali la respirazione è molto utile alla circolazione del sangue, all’ assunzione della calma interiore, all’ autocontrollo, e anche alla dominazione degli stati d’ansia”.

Cos’ è per voi il Kumitè?
“Il concetto di Kumitè, o combattimento regolamentato, ci introduce al Karate agonistico. I miei allievi iniziano a svolgere i kumitè solo dal conseguimento della cintura arancione, perché dal quel risultato si inizia ad avere la cognizione corretta delle tecniche ed anche quella del mantenimento della giusta distanza sul quadrato, o tatami. Riteniamo che sia nel complesso ancora prematuro il fatto di accostare le cinture bianche e quelle gialle al combattimento in coppia. Durante il kumitè non dovrebbero mai subentrare l’aggressività e la violenza ma dovrebbero sempre emergere l’ autocontrollo e il rispetto verso gli avversari. Il Karate è un’arte marziale educativa ed anche formativa sul piano psico-fisico”.

Durante le rappresentazioni, impiegate delle armi?
“Ci alleniamo a mani nude ma durante le fasi di preparazione con altre scuole di Karate utilizziamo sia i bastoni lunghi che quelli corti, allo scopo di incuriosire maggiormente ed anche di richiamare la tradizione del Karate armato, noto come Kobudo, il quale prevedeva, sull’ isola giapponese di Okinawa, l’impiego di attrezzi agricoli da parte dei contadini allo scopo difensivo. Il Kobudo comprendeva anche delle tecniche e degli spostamenti diversi rispetto a quelli previsti invece nel Karate senza armi”.

Quali sono i capisaldi del vostro insegnamento?
“Le nostre regole fondamentali sono 5: la prima è cercare di perfezionare il carattere; la seconda è percorrere la via della sincerità, in ciò che si dice ed in ciò che si fa, impegnandosi senza riserve; la terza è rafforzare instancabilmente lo spirito, essere costante nella ricerca di se stessi; la quarta è mantenere sempre un comportamento impeccabile, essere rispettosi verso le persone e tutto ciò che ci circonda nell’universo; la quinta è astenersi dalla violenza ed avere autocontrollo. Alla fine di ogni lezione
queste importanti regole per sottolineare che nella nostra palestra l’obiettivo finale non è la ricerca del risultato agonistico ma la capacità di migliorarsi per affrontare la vita quotidiana. Essere agonisti è sicuramente un’esperienza positiva per una comprensione della propria possibilità atletica ma soprattutto per una maggiore consapevolezza e conoscenza delle proprie emozioni e del controllo delle stesse, ma non deve essere l’obiettivo finale del nostro allenamento, altrimenti la motivazione agonistica preclude la pratica solo all’obiettivo della competizione, e quando l’atleta non potrà fare più gare perderà motivazione. Seguendo invece la nostra filosofia, diamo la possibilità a tutti di praticare l’arte marziale senza concepirla solo come uno sport da combattimento”.

Istruttore Ambrosini, quali allievi segue in particolare?
“In generale seguo le cinture basilari ma a volte anche quelle superiori, a partire dalle verdi. I bambini sono introdotti alla pratica del Karatè mediante dei giochi e degli esercizi propedeutici e sono anche educati al rispetto delle regole, in un clima di divertimento. Il Karate, per gli adulti invece, è utile anche a superare le proprie preoccupazioni e difficoltà”.

I bambini hanno delle difficoltà a svolgere i kyon?
“No. I bambini sono già molto bravi nello svolgimento dei fondamentali e stanno eseguendo anche i primi quattro Katà, durante i passaggi tra una cintura e l’altra nei livelli iniziali. Alcuni dei nostri allievi, agonisti, svolgono anche delle gare regionali e nazionali di Katà. La filosofia della nostra scuola permette di praticare il Karatè a qualsiasi età, anche a livello amatoriale, per passione e senza concepirlo solo come uno sport da combattimento”.

Nabil Morcos

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