Oggi, mercoledì 28 giugno, ci spostiamo oltre i confini regionali, in terra piemontese, precisamente in casa dell’Accademia Borgomero. È questa la destinazione scelta dal preparatore dei portieri Jacopo Clerici, che in questa nuova avventura a tinte rossoblù continuerà a lavorare a stretto contatto con mister Giuseppe Fiorito, dopo il percorso condiviso alla Vergiatese con il raggiungimento della salvezza diretta all’ultima giornata. Immediatamente prima dell’esperienza granata, il classe 1991 di Cislago aveva preso parte alla grande festa della promozione in Serie D con la Castanese, una realtà in cui aveva fatto il proprio ingresso qualche anno fa come allenatore del settore giovanile. Ora, il passaggio in un’altra società ambiziosa che dopo il terzo posto della scorsa stagione potrebbe puntare a ripetersi o a sognare ancora più in grande.

Cosa ti ha spinto a sposare la causa rossoblù?
“Diciamo che questa decisione è stata la somma di tre fattori. Innanzitutto, perché sono stato chiamato da mister Fiorito. Poi, perché a livello personale mi sarebbe sempre piaciuto tentare un’avventura al di fuori del Girone A di Eccellenza Lombardia. Terzo, perché quando sono arrivato a Borgomanero ho trovato un ambiente sano e persone con cui mi sono sentito subito a mio agio. Con questi tre motivi, mi sono bastati cinque minuti per dire di sì”.

Parlando di mister Fiorito, che hai avuto modo di conoscere in questi mesi a Vergiate, cosa ti ha colpito di più della sua persona e della sua metodologia di lavoro?
“Mi piace molto come prepara le partite. Diciamo che nel mio piccolo ho una certa idea di calcio che, come ho avuto modo di scoprire, ha molti punti in comune con quella del mister. Penso che avere la stessa concezione all’interno dello spogliatoio o dello staff sia il miglior metodo per riuscire in qualcosa e a Vergiate fortunatamente ce l’abbiamo fatta. In questi quattro mesi, vedendoci quattro o cinque volte a settimana, si è creato un legame che non è facile da spiegare a parole; sono sensazioni e concetti più astratti rispetto alla tattica e alla tecnica, come possono essere una passione condivisa o lo stesso modo di fare. In lui ho trovato una figura che mi dà serenità e sicurezza, con cui mi sarebbe piaciuto continuare a lavorarci insieme. E sembra proprio che sarà così”.

Ripercorriamo la stagione in granata. Come hai vissuto quei 28 punti nel girone di ritorno?
“Sono arrivato a Vergiate a fine dicembre, convinto che ci saremmo salvati, e questa mia convinzione era la stessa di tutto l’ambiente, dal direttore Tosca al magazziniere. È vero che lo staff deve sempre indicare ai ragazzi la direzione, ma loro sono stati ancora più bravi a capire la situazione e ad agire di conseguenza. Agli allenamenti, dopotutto, possiamo dire e spiegare di tutto, ma alla fine sono sempre loro che vanno in campo e fanno la differenza. Sotto questo aspetto sono stato fortunato, perché ho trovato la mia stessa mentalità riflessa nello spogliatoio: la salvezza era qualcosa in cui tutti già credevano e questo ci ha permesso di fare quello che abbiamo fatto. Ventotto punti non sono pochi e se pensiamo a qualche episodio arbitrale che ci ha condizionato, come con Verbano e Accademia Pavese, avremmo potuto farne anche due o quattro in più. L’importante, comunque, è stato partire con lo stesso obiettivo e questa unione ci ha aiutato a realizzare la nostra piccola impresa calcistica”.

Durante la stagione hai lavorato con due portieri giovani come Tamma (2000) e Catizone (2004). Da loro mister, che impressione ti hanno fatto e quali sono le più grandi soddisfazioni che ti hanno dato durante il loro percorso?
“Parto da Catizone, che secondo me farà una grande carriera in queste categorie. È un giovane che si applica, metabolizza bene quello che gli spieghi e soprattutto ha una voglia incredibile di fare e imparare. Non a caso, il livello raggiunto da Tamma è dipeso dal fatto che Catizone, dietro di lui, ci metteva un impegno straordinario. Io sono dell’idea che se il secondo portiere tiene alto il livello, il primo è obbligato ad alzarlo ancora di più per non perdere il posto; a quel punto, sono io ad aumentare ulteriormente il ritmo proprio perché è il portiere che me lo chiede. Questo secondo me è il cerchio per allenare bene e devo dire che quest’anno ci siamo riusciti. Parlando di Tamma, pur non essendo un under è comunque giovane, ma alle spalle ha già esperienze di spessore come Arezzo e Legnano, dopo un settore giovanile importante quale l’Inter. Ci sarà un motivo se lo chiamano «L’alieno»… e anche io (ride, ndr). È un portiere che ha tutto, e non lo dico solo perché l’ho allenato io, dato che potrà accorgersene chiunque sui campi. È forte nelle uscite, nell’attacco della palla spinta, nella posizione, ha personalità, si dedica al calcio in modo rigoroso e, cosa da non sottovalutare, è fuori discussine anche umanamente, dato che è sempre pronto ad aiutare i compagni. Devo dire che la batteria portieri di quest’anno a Vergiate non l’avrei scambiata con nessuna squadra del Girone A di Eccellenza e neanche dei gironi A e B della Serie D. Ho sempre detto loro che erano portieri di categoria superiore e che meritavano una posizione di classifica superiore. Per ricollegarci al discorso di prima, erano consapevoli del loro potenziale e sapevano che non potevano retrocedere e nemmeno fare i playout. La bravura del gruppo è stata proprio quella di esprimere questa mentalità, tutti i giorni, sia in campo che fuori, e i portieri in questo sono stati fenomenali”.

Parentesi Castanese. Hai seguito la loro annata travagliata in Serie D? Quest’anno, tra l’altro, ci sarà anche il tuo ex direttore Tosca. Ti aspetti per loro un grande ritorno in Eccellenza?
“Ammetto che ho seguito di più il girone D del Sant’Angelo, con cui sto facendo la mia tesi di università, ma mi tenevo sempre informato sulla classifica e mi è spiaciuto molto che abbiano perso i playout. Sicuramente, conoscendo sia Tosca che De Bernardi, persone a dir poco navigate nel calcio, immagino che avranno una reazione forte e mi auguro davvero che facciano bene”.

Che ricordi hai del tuo periodo in neroverde e dell’esperienza in Prima Squadra?
“La Castanese è una società a cui vorrò sempre bene. Ero arrivato da loro dopo un periodo passato lontano dai campi per problemi di salute, quindi quell’avventura ha dato il via al mio nuovo inizio. Quando sono passato a dare una mano in Prima Squadra, nella stagione della vittoria dei playoff, ho potuto affiancare il preparatore dei portieri Santino Cariglino, una persona fantastica e di grande esperienza da cui ho cercato sin da subito di imparare il più possibile. Osservavo il modo in cui impostava l’allenamento e lo sostituivo al bisogno, soprattutto per la parte del riscaldamento. Non basterebbe un’intervista per complimentarmi con Santi e ringraziarlo per tutti gli insegnamenti che mi ha dato. Gli devo tanto, e anche alla società”.

Ci hai detto che avventurarti in un’altra regione è sempre stata una tua ambizione. Quali sono le tue aspettative sul campionato piemontese?
“Premesso che ci sono squadre che non conosco, per il momento so che anche lì ci sono nobili decadute. Se qui in Lombardia avevamo Pavia e Vogherese, lì potrebbero esserci Biellese, Casale e Cuneo, piazze con un tifo e una storia importante. È vero che i gironi non sono ancora ufficiali, ma nel caso quelle tre formazioni alzerebbero molto il livello”.


Per chiudere col sorriso, puoi dirci (anche se forse lo immaginiamo già) per chi simpatizzerai nel nostro Girone A?
“Direi per la Castanese, che porterò sempre nel cuore, e dove ora c’è anche Franco (Tosca, ndr) che quest’anno mi ha dato possibilità di fare bene. Di riflesso, simpatizzerò anche per la Caronnese, perché ci sarà mio papà (il preparatore atletico Giorgio Clerici, ndr) con mister Gatti per quello che sarà il loro diciassettesimo anno insieme”.

Silvia Alabardi

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