Siamo ad ottobre e dal nulla arriva una magia che solo i campioni sanno fare, una magia sul mercato per poi vederne altre in campo: Sandro Turotti si accaparra Jonathan Pitou all’improvviso. La Pro Patria lo tessera, non c’era nessun rumor che poteva collegare Busto alla Francia, tantomeno dopo la chiusura del mercato.

Parliamo di un classe 2004, arriva dal Marsiglia dove ha giocato per anni nelle giovanili venendo convocato nelle trasferte europee di Istanbul e Salonnico, ha giocato nelle giovanili della nazionale francese e in poco tempo ruba l’occhio anche ai tifosi, tanto che debutta a Sesto San Giovanni a partita in corso con un gol pazzesco, un destro al volo da fuori area come biglietto da visita.

Pitou gioca a Busto, la Pro Patria ha fatto una magia e se lo è aggiudicato e lui ha portato con sé la bacchetta magica in campo, dentro quelle scarpe griffate Adidas, marchio di cui il giovane francese è testimonial. La testa è quella giusta, Pitou non era mai stato in Italia ma parla già un italiano fluente per mezzo di cui si sente chiaramente la determinazione di chi vuole e può arrivare a qualcosa di importante e meritato.

Cominciamo con un bilancio della stagione sia per quanto riguarda la squadra che personale?
“La stagione è stata buona: dopo un girone di andata importante ci sono stati vari infortuni e qualche difficoltà soprattutto nella parte finale del campionato, abbiamo centrato l’obiettivo salvezza ma potevamo fare meglio e migliorarsi è sicuramente l’obiettivo per la prossima stagione. A livello personale sono soddisfatto: sono arrivato a ottobre e non è facile arrivare in un paese che non è il tuo in una squadra già formata, ma lo staff e il direttore sono stati grandiosi con me aiutandomi nell’ambientamento. Mi sento apprezzato, sto bene e penso che si veda anche in campo, posso dirmi contento di quanto dato alla Pro Patria con i miei quattro gol e due assist quest’anno”.

Hai avuto modo di conoscere Busto città? Complimenti per l’italiano fluente che parli. Qual è il segreto?
“Nessun segreto, ho messo una buona base di lingua italiana a scuola in Francia, dove si studiava l’italiano, ma soprattutto credo sia molto importante, per integrarsi in un paese nuovo, abituarsi subito alla cultura e soprattutto alla lingua del Paese stesso: qui parlo solo italiano cercando di migliorarlo giorno per giorno. Ho conosciuto Busto ma non solo: non ero mai stato in Italia, così ho visto Milano ed altre città italiane. A Busto, comunque, si sta molto bene”.

Quale partita di quest’anno ricordi più volentieri?
“Non ne nomino una singola ma un trittico: la settimana dei 9 punti con Renate, Pro Vercelli e Vicenza, tre partite importantissime e giocate alla grande”.

Quanto è stato difficile così giovane lasciare la tua famiglia?
“Non è uno sforzo. Se voglio diventare un calciatore è qualcosa da mettere in conto, ho la fortuna ora come ora di poter tornare a casa con sole cinque ore di macchina, ma non è quello il punto: sono pronto a girare il mondo per realizzare il mio sogno, se arrivassi per esempio a giocare la Champions League sarebbe il sogno di una vita che si realizza e la mia famiglia sarebbe solo che contenta per me”.

Ti mostriamo due foto, cosa ci dici a riguardo?
“La prima è dell’anno scorso, è stato un anno a due facce, la prima parte molto positiva in cui sono stato anche convocato dalla prima squadra, la seconda un po’ più difficile ma è il calcio, sono molto giovane ma devo mettermi in testa che il calcio è questo e che per rimanere ad un certo livello serve una forza mentale non indifferente. La seconda foto mi fa sorridere, ero piccolissimo proprio all’inizio della mia carriera, ero ancora un bambino che sognava come tutti i suoi coetanei”.

Com’è avvenuto il contatto con la Pro e l’approdo a Busto? Ne sei soddisfatto?
“Molto e devo ringraziare tanto il mio procuratore che lavora per me. Sul momento mi ha colpito la scelta che stavo per prendere di lasciare Marsiglia dopo l’esperienza all’Olympique, ma è stata una gran scelta di cui vado orgoglioso e che potrà aiutarmi un domani ad arrivare ad alti livelli”.

Tra i tanti orgogli personali, anche quello di essere un testimonial di Adidas.
“Sì certo, è un grande orgoglio: ho firmato tre anni con Adidas, mi hanno notato sia a Marsiglia che in nazionale francese e mi forniscono scarpe ed abbigliamento di grande qualità che mi aiutano parecchio sul campo”.

Cosa è per te Marsiglia città?
“La mia vita. Non posso descriverla in altro modo. Marsiglia è dentro di me, è una bella città, è una grande città”.

Parliamo invece del Marsiglia come squadra?
“Volentieri. Parliamo di una squadra a parte, in Francia ci sono tante squadre: Psg, Nizza, Lione… Ma il senso di appartenenza di chi tifa Marsiglia è unico e di più non posso dire a parole perché per capire fino in fondo di cosa sto parlando occorre essere marsigliesi doc come me, parliamo di qualcosa di unico”.

Che ricordi hai del tuo trascorso lì? Che emozione è stata essere convocato in Europa?
“Le convocazioni penso rappresentino il momento più bello della mia vita finora, quando tu sei marsigliese e vieni chiamato in prima squadra esplodi d’orgoglio ma non solo tu, anche la tua famiglia, i tuoi amici… La prima convocazione contro il Galatasaray è stata qualcosa di unico, l’allenatore Sampaoli mi ha chiamato e mi ha comunicato che sarei andato in Turchia con loro, io mi sono commosso, mi sentivo un bambino che vede il mare per la prima volta”.

Hai giocato con calciatori non indifferenti…
“Assolutamente, tutt’altro. Ho giocato con campioni: Milik, Payet, Gendouzi… Non voglio fare nomi perché parliamo di una squadra fatta solo di campioni, il Marsiglia è una grande squadra in una grande città come ho detto”.

In che posizione preferisci giocare in campo? Ti senti più trequartista o seconda punta?
“Sinceramente è stata la prima stagione in cui ho giocato da seconda punta. Sono nato come trequartista o all’occorrenza come mezzala, voglio giocare e toccare la palla il più possibile, penso sia il modo in cui do al meglio una mano alla squadra”.

Qual è il primo ricordo che hai del calcio?
“Euro 2016, avevo 12 anni ed è la prima grande manifestazione che ho seguito integralmente in tv. Si giocava nella mia Francia, abbiamo perso la finale con il Portogallo ma è un ricordo importante per me”.

Nazionale francese in cui tu hai potuto giocare. Cosa hai provato?
“Come detto quando parlavamo di Adidas, ciò che fai in campo se lavori bene e con costanza viene ripagato da ciò che poi accade nella tua carriera. Sono stato notato e quindi convocato in Nazionale con le giovanili ed è stato un orgoglio senza fine: quando ti rendi conto che fai parte di 22 ragazzi in tutta la Francia, che deve rappresentare quest’ultima, ti senti un privilegiato”.

Due nomi, il primo è quello di Sandro Turotti.
“Devo ringraziarlo tantissimo, mi ha dato fiducia e l’ho sentita tanto. Sul campo mi sento di dover dare tutto per lui e per la squadra”.

Il secondo è quello di Kylian Mbappè: un fenomeno, forse il più forte calciatore in assoluto ora.
“Sicuramente è un fenomeno, uno dei più forti in assoluto in questo momento, ha un solo problema: gioca a Parigi (ride ndr). Scherzo ovviamente, quando è in Nazionale sono il suo primo tifoso, quando gioca nel Psg è un rivale ma allo stesso tempo un giocatore estremamente forte che rappresenta alla grande la Francia”.

Vogliamo parlare del tuo futuro?
“La cosa più importante per me è giocare. Voglio giocare e volevo farlo con una prima squadra ed è un qualcosa che qui a Busto ho trovato. Alla Pro Patria sto bene, ho ben in testa i miei obiettivi che sono quelli di arrivare più in alto possibile ma so bene di essere molto giovane; non ho fretta, voglio giocare il più possibile”:

Chi vince la Champions?
“Manchester City in finale con il Milan, squadra devastante”.

Il Marsiglia riesce ad interrompere l’egemonia Psg in Francia? Ormai forse è dura.
“Molto dura ormai, otto punti in questo momento sono tanti ma la seconda posizione che ci stiamo giocando con il Lens è molto importante nonché raggiungibile. A questo punto credo firmerei per il secondo posto dietro il Psg e davanti al Lens”.

Igor Tudor a Marsiglia sta lavorando molto bene…
“Sì è vero, sta facendo bene ma anche la squadra che ha penso sia fortissima. Poi nel calcio ci sono tanti fattori, sono giovane ma penso di conoscere abbastanza il meccanismo; comunque sta lavorando bene”.

Altro nome: Jorge Sampaoli.
“L’ho conosciuto l’anno scorso, mi è piaciuto tantissimo, gli sono molto riconoscente per il sogno che mi ha regalato con le due convocazioni europee. A parte questo è un grande allenatore che fa giocare bene le sue squadre e fa stare bene i suoi calciatori”.

Chi è il tuo idolo assoluto?
“Dimitri Payet, il simbolo del Marsiglia. Abbiamo le stesse origini reunionesi: si tratta di una piccola isola (Saint-Pierre Reunion) poco sotto al Madagascar. Lo guardo sempre come massimo esempio per me”.

Com’è visto il calcio italiano in Francia? Come ti sei trovato?
“In Francia se ne parla come un calcio molto tecnico-tattico, ma dal vivo ho constatato che in Italia si corre parecchio ed è un calcio molto fisico. Per quanto riguarda la Serie A ho notato con piacere che qui qualsiasi squadra può perdere punti con chiunque, le partite sono spesso equilibrate, mentre in Francia c’è il dominio totale da anni del Psg”.

In Francia com’è stata vissuta l’ascesa milionaria del Psg?
“Buon per loro, hanno vinto tutto in Francia in questi anni, tuttavia quando quest’anno per esempio ho visto che non hanno lasciato chissà quale distacco da Lens e Marsiglia; anzi, tutt’altro. Mi è sorta qualche domanda e la risposta l’ho già data: penso che lo spirito di squadra e la coesione siano la cosa più importante di tutte. Poi ci mancherebbe, è solo una riflessione personale di un ragazzo di 19 anni che conosce il calcio da molto meno tempo di chi lavora e costruisce le squadre”.

Chiudiamo così: c’è una frase francese che ti rappresenta?
“Sì, Faire le choise sans regret. Significa: fare le cose senza rimpianti”.

Alessandro Bianchi

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