Il silenzio. Un piccolo pallone blu da minibasket fermo sotto il canestro. Gli spalti vuoti. La calma. Tutto che si ferma, il battito del cuore rallenta e la testa inizia a pensare, ragionare, ripercorrere quegli istanti che hanno segnato l’ennesima partita spettacolare vissuta al Lino Oldrini di Masnago. La Pallacanestro Varese vince 95-81 con Scafati e si salva e non poteva essere altrimenti per questa società, squadra e pubblico.

Non poteva andare diversamente perché fondamentalmente questa Varese è troppo più forte delle squadre che hanno lottato davvero per la salvezza. Lo ha dimostrato ieri sera, battendo una delle realtà più in gas del momento senza Johnson e con Reyes che ha giocato su una gamba sola pur di poter dare il proprio apporto. Lo ha dimostrato da inizio stagione, arrivando a cogliere 17 vittorie, 34 punti, in regular season. Lo ha dimostrato ancora di più in questi ultimi 15 giorni, nei quali ha giocato 4 partite sotto una pressione psicologica che solo chi è all’interno della squadra può capire, catapultata dal quinto all’ultimo posto e poi al dodicesimo, in balia di eventi che non poteva controllare e che, ancora una volta, ha preso di petto, affrontato e portato nella direzione in cui voleva.

Non poteva andare diversamente per un popolo, quello biancorosso, che quest’anno, come non accadeva forse da qualche stagione, si è sentito davvero identificato con la squadra e la società. Un popolo che ha gremito il palazzetto come nessun’altra piazza in Italia e saremmo curiosi di sapere quante in Europa, siano capaci di fare. Un popolo che prima è stato rapito dalla novità, dalla bellezza ed efficacia del nuovo gioco biancorosso e della nuova filosofia societaria e che poi si è stretta intorno alla sua passione più grande nel momento di maggiore difficoltà e l’ha spinta verso l’obiettivo.

Non poteva andare diversamente perchè questa società merita di poter proseguire con il suo progetto: nuovo, innovativo, che si fonda su idee chiare e solide, concrete ed efficaci che applicate alla realtà hanno dato tutta la dimostrazione di poter essere più che ben applicabili anche in un basket, inteso come movimento, arretrato e poco votato al nuovo.

Non poteva andare diversamente semplicemente perchè questa Pallacanestro Varese è uno sport bellissimo per la pallacanestro italiana, per il basket nostrano in giro per l’Europa e il mondo, per quello che ha saputo dimostrare sul campo e per come è riuscita a richiamare l’entusiasmo di una città intera al di fuori del parquet di gioco. Grandi, piccini, giovani e anziani, tutti indistintamente.

Potremmo stare qui a parlare delle giocate spettacolari di un Ross ancor più unico nella sua continuità che ieri ha chiusao a 33 punti, 10 rimbalzi e 13 assist, salutando, molto probabilmente, Varese nella maniera migliore che potesse fare. Potremmo parlare del carattere e della caratura morale e tecnica di Markel Brown, del cuore di Giancarlo Ferrero, del coraggio di Reyes, della sfacciataggine di Librizzi e di tutti gli altri senza voler dimenticare nessuno che nel last dance obbligato di questa stagione davanti al proprio pubblico hanno dato la miglior prova di sè.

Non poteva andare diversamente o forse sì, è stata fatta andare così per errori di Varese e per una giustizia che ha usato il pugno duro, in una situazione che però, al di là di tutto, non toglierà a questa società, questa squadra e questo popolo la convinizione e la certezza di aver scritto una pagina indelebile di basket a Varese ed in Italia e ci auguriamo che questo sia solo l’inizio. Intanto grazie per una stagione davvero spettacolare.

Alessandro Burin

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