Chiedi a chiunque di parlarti di Joaquin Carrion e ti risponderanno sempre la stessa cosa: un bravissimo ragazzo ed un professionista, ma se analizzi il modo in cui ti raccontano di lui scoprirai occhi pieni di gratitudine che poche volte si associano ad un “semplice” calciatore dilettantistico, forse perché qui l’uomo viene ancor prima o forse perché pensi di avere tra le mani un bomber a cui bastano novanta minuti, ma anche meno, per riscoprirlo umile, al servizio della squadra, pronto a dispensare consigli e ad inculcare, soprattutto nei più giovani, una mentalità vincente.

Con garbo, con il suo tipico accento sudamericano e con la determinazione di chi non teme nulla e sa sempre cosa fare. Anche quando la partita si mette male, anche quando mancano 30’’ e credi su una palla che sembra lunga ed invece, la spizzi quanto basta per regalare ai tuoi compagni l’azione che vale il pareggio. Per info chiedere a mister Bongiolatti dopo Lonate–Laveno 2-2 di qualche giorno fa.
L’attaccante classe ’95 approda in quel di Laveno la scorsa estate e gli basta poco per “innamorarsi” di un gruppo unico e di un ambiente che ha tutto per crescere.
“Sono felicissimo qui, mi trovo bene, il gruppo è speciale e credo che questo sia fondamentale soprattutto in queste categorie, gioco a calcio da tanti anni e l’ho fatto anche ad altri livelli, difficilmente ho trovato un ambiente così, sai nel calcio pupi vincere o perdere ma il fattore umano è a prescindere da ogni risultato”.

In Italia da quattro anni, con un po’ di girovagare nelle Marche nei campionati di promozione, a Varese arrivi due anni fa ma non giochi subito a calcio, che succede?
“Ero stanco, stufo, io del calcio ne ho fatto anche un lavoro, avevo a che fare con i procuratori, ho visto anche il marcio, mi sono fermato, mi sono preso del tempo per capire se amassi ancora rincorrere il pallone, sono andato a Cuasso nella seconda parte dell’anno e mi sono accorto che la scintilla è scattata di nuovo, certo ormai lavoravo in primis ed il calcio era secondario, ma non potevo farne a meno e da lì è nato tutto”.

Parli di procuratori e di altri livelli, ci racconti brevemente la tua storia?
“Sono nato in Argentina a Mendoza, vicino al Cile per intenderci, da giovanissimo mi sono trasferito a Buenos Aires per fare le giovanili lì, ho giocato nella primavera di serie A poi in serie B ed in serie D, sempre in Argentina, ma quattro anni fa mi arriva una proposta dall’Italia, paese delle mie origini visto che mia nonna è di Ancona, e così vado nelle Marche, gioco lì un paio di stagioni ma poi mi sposto a Varese ed il resto combacia con quello che hai detto tu”.

Quando si dice “fare del calcio una ragione di vita…”
“Volevo fare il calciatore e per un po’ l’ho fatto, poi però ho scelto di cambiare e oggi sono felice così”.

Parliamo di Prima Categoria: cosa pensi di questo campionato?
“È un campionato avvincente, di alto livello, ci sono tante squadre forti ma nessuna imbattibile e questo fa sì che sia ancora più aperto, c’è molto equilibrio e tutte possono vincere o perdere contro chiunque, si decide sui dettagli e sul gruppo, se si è uniti si è anche consapevoli e quindi più forti”.

Quali sono i vostri obiettivi?
“Da neopromossa non è facile anche se questi ragazzi sono sono insieme già da qualche anno, il nostro obiettivo in partenza era un altro ma man mano ci siamo resi conto della nostra forza, abbiamo giocato le prime partite senza pressione e questo ci ha aiutato, adesso è chiaro che guardiamo solo avanti, vincere il campionato o vincere i playoff è quello che ci passa per la testa, penso sia ancora lunga ma noi dobbiamo crederci fino alla fine perché abbiamo delle chance per salire di categoria e poi penso anche che per quanto stiamo facendo ce lo meritiamo”.

Ma il segreto di questo Laveno è davvero il gruppo?
“Sì, certo, c’è un bel mix di giovani e di giocatori esperti, qui ci sono ragazzi che davvero hanno le capacità per giocare in altre categorie ed io cerco di farglielo capire in ogni allenamento, cerco di inculcargli una mentalità vincente, dico loro che se danno il 100% in allenamento e che se pensano in maniera vincente, il resto verrà da sé”.

Quindi li sproni? Non sei un “senatore” che bacchetta i giovani?
“Oddio…quando ci vuole ci vuole (ride ndr). A parte gli scherzi cerco di dargli consigli, di aiutarli il più possibile, ci stanno dando una grande mano e poi sono dei bravi ragazzi, a volte mi rendo conto che non è facile entrare dalla panchina con il piglio giusto ma è importante farsi trovare pronti, siamo fortunati, sono ragazzi intelligenti”.

Cosa pensi delle altre squadre? C’è qualche formazione che ti è piaciuta particolarmente?
“Credo che la classifica rispecchi i valori, Mozzate è un’ottima squadra, ha qualità ed è completa, Gallarate è molto organizzata, ha tanti ricambi e tante soluzioni, ma come ho detto non vedo la corazzata imbattibile e questo rende il campionato ancora più bello”.

Tu sei soddisfatto del tuo campionato?
“Sì, abbastanza. In realtà per un numero nove come me mancano un po’ di gol, sono sempre stato abituato a segnare molto, quest’anno invece segno poco ma c’è anche da dire una cosa e cioè che mi stacco più indietro, che aiuta in fase difensiva, che gioco un po’ più lontano dalla porta: ho avuto spesso squadre che hanno giocato per me, quest’anno è giusto che io giochi per i miei compagni, mi metto al loro servizio, fa niente se segno poco, mi basta vincere con loro”.

Che rapporto hai con mister Bongiolatti?
“Lui è speciale, davvero. Ti mette una tranquillità incredibile, ha sempre le parole giuste, io mi trovo benissimo con lui, anzi, gli voglio proprio bene, ma anche a tutto lo staff, non ci fanno mancare niente, curano ogni dettaglio, Laveno è davvero una piazza incredibile”.

Arrivate da una gara difficile con il Lonate e domenica affronterete il Luino, che sfida ti aspetti?
“Credo che Luino sia un’ottima squadra, con dei valori, gli piace giocare a calcio e meriterebbe qualche posizione in più, sarà una sfida tosta anche perché è un derby e sai come si dice dei derby, no? I derby non si giocano, i derby si vincono”.

Qualche mese fa era in piazza a festeggiare la tua Argentina ed il tuo idolo Messi, pensi di ripetere i festeggiamenti tra qualche mese?
“Puoi dire quello che vuoi non sono così scaramantico come altri (ride ndr), cioè un po’ lo sono ma il giusto, in fondo vincere è il nostro obiettivo, ce la metteremo tutta, so per certo che siamo sulla strada giusta”. 

Mariella Lamonica

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