La vittoria contro la Givova Scafati si è rivelata ancor più preziosa di quanto il risultato ed i due punti in più classifica non potessero già dire domenica sera per la Pallacanestro Varese che, lunedì 20 novembre, ha ricevuto e dovuto incassare lo stop per almeno un mese di Sean McDermott.

Una situazione complicata, che la società sarebbe pronta a risolvere sul mercato e che capita in un momento positivo per i biancorossi, che stanno trovando chimica e meccanismi sempre migliori.

Intanto la truppa di coach Bialaszewski è pronta a partire alla volta di Tblisi, lo farà con un volo diretto dopo l’allenamento mattutino di oggi, martedì 21 novembre, per un match che sancirà il prossimo destino europeo dei biancorossi.

Di questa sfida e della vittoria di domenica ne abbiamo parlato con l’assistente allenatore dei biancorossi, Marco Legovich.

Quanto pesa la vittoria con Scafati, anche perchè arrivata, finalmente, in un match punto a punto?
“E’ stata una vittoria fondamentale per noi, per tanti motivi, in primis perchè abbiamo dato continuità al successo in volata contro Gottingen. E’ chiaro che la squadra sta crescendo, ci sono ancora molte cose da limare e sistemare, sicuramente la cosa più negativa di domenica è stato l’approccio alla partita, perchè prendere un break del genere nel primo quarto ci ha costretto ad inseguire. Penso che però la squadra poi nel secondo tempo abbia fatto uno sforzo difensivo importante, perchè dopo i 55 punti subiti nel primo tempo, ne abbiamo presi solo 38 negli ultimi due quarti, un segnale importante che la squadra volesse vincere con interpreti diversi, sia offensivi che difensivi. Un match che ci fa continuare il nostro percorso di crescita”.

Ecco, l’approccio alla partita negativo. A cosa è stato dovuto?
“Giocare la coppa è un qualcosa che ti porta via energia, anche perchè siamo in una situazione di minutaggio particolare visti gli infortuni che abbiamo avuto e abbiamo. Chi non gioca in coppa arriva al campionato più fresco ma secondo me non può essere questo l’alibi davanti ad una gara così importante com’era quella di domenica. Abbiamo sbagliato l’approccio in entrambe le fasi di gioco, prendendo tiri che non volevamo ed avendo disattenzioni difensive. Abbiamo preso 16 punti nei primi 5′, il non riuscire a collegare le due fasi, essendo imprecisi sia in attacco che in difesa ha condizionato il nostro inizio di partita”.

Partita vinta grazie al grande apporto di chi è uscito dalla panchina..
“Chi è uscito dalla panchina è stato bravissimo a darci fisicità ed apporto in entrambe le metà campo di gioco. I ragazzi sono entrati con il piglio giusto ed hanno dato una mano al quintetto base. Chi è entrato ha portato una presenza efficace, dando soluzioni importanti e portando solidità”.

Come si spiega la crescita così rapida e continua di Ulaneo?
“Scott è un ragazzo che sta capendo come poter essere efficace in questo sistema. Il nostro modo di giocare non è una consuetudine qui in Italia, quindi io penso ci voglia un periodo di adattamento, sta migliorando molto nel lavoro quotidiano, sta capendo, grazie al lavoro che stiamo facendo come staff, come può essere d’aiuto con i suoi roll profondi, mentre difensivamente stiamo adeguamento le letture sul pick’n’roll, facendogli capire come può essere efficace in quelle situazioni, andando poi forte a rimbalzo. Sono tutti passaggi che, grazie alla sua disponibilità al lavoro, stanno portando frutti”.

Da un centro all’altro, lei si è dato una risposta su come Cauley-Stein abbia potuto cambiare così radicalmente la sua partita tra primo e secondo tempo?
“Penso che sia stato un qualcosa nato dalla squadra, ognuno ha tratto energia dal compagno vicino. Era chiara l’importanza del match, era chiaro che avremmo dovuto fare qualcosa di più, tutti. La squadra si è risposta da sola su chi voleva essere: se il gruppo dei primi 5′ di gioco o quello dei primi 5′ del terzo quarto. L’impatto del secondo tempo è stato importante, Willie è stato bravo a frasi trovare più pronto nelle ricezioni offensive ma anche le guardie hanno attaccato meglio l’area ed i suoi canestri sono stati una conseguenza di questo. L’aggressività con cui lui ma così come tutta la squadra è scesa in campo nel terzo quarto è stata totalmente differente a quella mostrata ad inizio gara”.

E’ innegabile notare come la squadra abbia cambiato registro da quando attacca molto di più il ferro. Cosa vi ha portato a cambiare il modo di attaccare?
“In realtà questo fa parte del nostro sistema. Il mito del tiro da tre punti va deviato: il primo obiettivo è quello di attaccare il ferro e andare in area per poi eventualmente cercare lo scarico e trovare il miglior tiro possibile da tre punti. Sapevamo che Scafati non avrebbe protetto benissimo il ferro ed avremmo avuto la possibilità di infilarci in questa loro lacuna e così è stato. Penso, però, che anche questo faccia parte, più che di un cambio di registro, di un tempo fisiologico di conoscenza precisa tra staff e giocatori. Le partite ci stanno aiutando ad avere più occasioni per perfezionare questo meccanismo, per avere più sessioni video ed analizzare meglio ciò che facciamo nei 40′. Io penso che si debba parlare più della costruzione dei tiri da tre punti più che del numero degli stessi”.

Si può dire che forse in Moretti si stia trovando il playmaker che manca alla squadra?
“Davide sta giocando in maniera molto aggressiva e convinta nel volersi prendere responsabilità offensive al tiro e nell’attaccare l’area. Gli assist che fa derivano da come lui attacca il pitturato nei giochi pick’n’roll e nei closeout, trovando i tiratori liberi sul perimetro. Lui sta migliorando nel non limitarsi al tiro da tre o all’arresto e tiro ma nell’attaccare il ferro e poi da qui nasce tutto”.

In difesa state lavorando un po’ di più sull’aumento dei raddoppi?
“No, non è una situazione tattica che ricerchiamo. Abbiamo delle linee guida, seguendo le statistiche andando anche ad estremizzare alcuni atteggiamenti, guardando poi gli accoppiamenti che andiamo a fare. Stiamo migliorando alcune situazioni inerenti a questo discorso”.

Dal campionato alla coppa, come va affrontata la gara di domani contro Tblisi?
“Sicuramente è una partita che dovremo affrontare con grande voglia di portarla a casa, contro una squadra, Tblisi, che si è mostrata solida, che ha fatto soffrire Gottingen due volte su due nel girone. Non è assolutamente una squadra materasso, anche qui a Varese ha mostrato fisicità e voglia di combattere e ci ha messo in difficoltà molto più di quanto non abbia poi detto il risultato finale. Andiamo in Georgia per vincere, perchè possiamo ancora arrivare primi nel girone e quindi è una partita da affrontare con la massima attenzione e voglia di raggiungere il massimo risultato possibile nel nostro raggruppamento. E’ un’altra occasione per migliorare il nostro lavoro, ogni occasione deve essere volta al perfezionamento del nostro sistema e dobbiamo continuare a farlo, partita dopo partita”.

Alessandro Burin

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