Full Immersion nell’Associazione Accademia Arti Orientali ASD di Saronno, nel varesotto, in cui il Maestro Mazzeo, in origine karateka shotokan, ci racconta la razionalità, il legame con lo Zen e i generi di combattimento nello stile GojoRyu.
Come si avvicinò al Karate GojoRyu?
“All’inizio praticavo il Karate Shotokan e raggiunsi il quarto dan della cintura nera con il M° Hiroshi Shirai, ma non mi sentivo abbastanza soddisfatto, perché in generale cercavo un Karate dal significato molto più profondo dal punto di vista interiore. Nel 1982 arrivò in Italia il Maestro giapponese ToshioTamano, che attualmente vive in Francia e fu discepolo del Sensei Seikichi Toguchi, il codificatore del Karate GojoRyu sistema Shorei-kan e mi immersi in questo stile, che trovai psicologicamente profondo, anche sotto l’aspetto teorico (perché questo karate è supportato dalla teoria del “Kaisai No Genri” che viene tramandata da Maestro ad allievo). Ha inoltre un’importanza fondamentale lo studio della respirazione per lo sviluppo dell’energia interna attraverso il Kata “Sanchin”. Sviluppa l’uso di movimenti circolari del corpo, crea le radici nelle posizioni e attraverso movimenti lenti-Ju e veloci-Go dona equilibrio alla pratica. Il GojoRyu, a differenza dello Shotokan, si caratterizza soprattutto per lo studio approfondito della respirazione attraverso il Kata Sanchin per lo sviluppo del tan den (pratica di Zen in movimento), per cui sono necessari anni di studio e di pratica, di fondamentale importanza questa pratica di Zen in movimento è legata al Buddismo nipponico. Il karate originale di Okinawa non era pronto per essere insegnato alle masse. I tre maestri di GojuRyu, Higaonna, Miyagi e Toguchi lavorarono intensamente per migliorarlo e renderlo interessante, non pericoloso e quindi adatto a tutti. Il risultato di questo lavoro non fu solo un GoyuRyu più evoluto, ma anche un karate tradizionale di Okinawa (legato alla teoria del karate “Kaisai No Genri”) proiettato verso il futuro, questo karate si chiama Shorei-Kan”
Quali sono le origini di questo stile?
“Risalgono al Maestro Kanryo Higaonna, che aveva studiato a sua volta nel Sud della Cina lo stile della Gru Bianca di Fujian. Nativo di Naha, sull’Isola di Okinawa, da una famiglia di mercanti che guadagnava soldi dalla vendita di legna da ardere, fu fondatore del Naha-Te, il tipico Karate presso Naha prima della Seconda Guerra Mondiale, e fu il mentore del Sensei Chojun Miyagi. Il termine GojoRyu significa “scuola della durezza e della cedevolezza”; il Maestro Seikichi Toguchi, okinawense, allievo di Chojun Miyagi, creò il Sistema Shorei-Kan, ossia scuola della cortesia e delle buone maniere, di cui il MaestroToshioTamano ne ha diffuso lo stile in occidente, e lo scopo di questo Karate è quello di migliorare l’aspetto fisico, mentale e spirituale del praticante. Nel complesso il GojoRyu è alla portata di persone di tutte le età, prevede dei kata e applicazioni di tecniche estrapolate dai Koryu Kata o kata antichi, grazie alla teoria del Kaisai No Genri; ad esempio quando effettuiamo una parata avanzando è un attacco e non un’azione difensiva. Per noi dell’Accademia Arti Orientali, il Karate tradizionale è quello che deriva dalla tradizione tramandato da Maestro all’allievo, attraverso la teoria del ”Kaisai No Genri””.
Qual è l’importanza della respirazione?
“La respirazione, guidata dalla mente, la usiamo per lo sviluppo del tan den, quella zona addominale posta circa tre dita dietro all’ombelico, centro del Ki, serbatoio d’energia del nostro organismo. Nel momento in cui ispiriamo e poi espiriamo, portiamo l’essenza della respirazione guidata dalla mente giù al tan den, allo scopo di acquisire ed accumulare energia vitale, che verrà poi trasmessa alle tecniche, per usare una forza interna e non esterna, favorire il rilassamento e anche l’autocontrollo mentale. La respirazione giova sia sul piano fisico che su quello psicologico, deve essere molto lenta e sottile, per accumulare energia interiore e favorire anche una quiete mentale. Insegniamo questo tipo di Karate non per colpire, ma per sviluppare una forza del tutto inaspettata e interiore. Uno sviluppo di gran valore che si ottiene con la pratica “cosciente” dell’arte marziale è il risveglio essenziale istintivo del corpo. Se cerchiamo la perfezione totale dell’essere, la parte fisica non può essere accantonata; il corpo è la base materiale ed è lo strumento che si deve utilizzare per il raggiungimento ed il risveglio della nostra coscienza interiore”.
Come concepite il Katà e il Kumitè?
“Nel Karate GojoRyu sono previsti 12 kata di base e 8 koryu kata, antichi o classici. In questo stile, dopo la cintura bianca, si conseguono la verde, marrone e nera. Le bianche studiano i tre katà basilari e poi le applicazioni di essi a coppie. All’ interno di queste forme, si apprendono anche le cadute, leve e proiezioni. Le cinture successive alla verde, acquisiscono tutte le tecniche, sia parate che attacchi a mano aperta. In gara i nostri ragazzi svolgono dei kata nello stile GojoRyu, che sono diversi rispetto a quelli dello Shotokan. Il nostro è un Karate per distanze ravvicinate, nel quale le tecniche di mano si utilizzano per colpire dalla vita in su, mentre i calci, solo frontali e laterali, dalla vita in in giù. Il GojuRyu prevede anche il jissenkumite, molto simile ad un combattimento reale e l’hirikumi, in cui dopo quattro difese, si effettua al quinto attacco un contrattacco. Il Maestro Toshio Tamano ha codificato lo shiaikumite da gara, con l’uso di protezioni, creando anche il kumitè o combattimento sportivo nello stile GojoRyu”.
Utilizzate anche delle armi?
“Sì. Più che armi sono attrezzi da lavoro contadino, come il bastone lungo, il tonfa, i sai, tipici pugnali giapponesi, e i nunchaku. Insegniamo anche il Kobudo, noto come karate con attrezzi. Gli allievi, durante il primo esame, oltre a dimostrare la conoscenza e corretta esecuzione dei tre kata di base, svolgono anche un kumite a coppie ed anche le tecniche fondamentali con il bastone. Nei corsi di Goju-Ryu tra adulti ragazzi e bambini vi sono circa una sessantina di atleti e quest’arte marziale insegna, attraverso le regole del “Dojokun” che memorizzano e applicano nella pratica, di essere prima di tutto sempre cortese ed umile, paziente, pacifico, ciò contribuisce a cambiare la natura mentale dei praticanti. I bambini svolgono degli esercizi ludici, apprendono le cadute, praticano il karate al ritmo della musica giapponese, esercizi di respirazione per abbassare le frequenze cerebrali e portarli in uno stato di quiete mentale. Osservando i movimenti rituali del Buddismo, le statue e gli esercizi di meditazione, possiamo notare delle sorprendenti analogie con le tecniche di Karate. Gli antichi popoli impararono molte tecniche di combattimento dall’imitazione degli animali quali la tigre, l’orso, la scimmia, il serpente e l’airone. L’esatta origine del Karate GojuRyu non è nota; alcuni pensano che esso derivi dallo stile dell’airone bianco, una forma di box della Cina del sud, o da uno stile simile a questo. Il Karate e la danza di Okinawa si sono influenzati a vicenda; i danzatori dovevano avere corpi robusti e ben allenati per eseguire le difficili danze. Si dice che la parte principale dell’allenamento, a cui veniva data particolare importanza, fosse costituita da movimenti senza tensioni muscolari eseguiti con una corretta tecnica respiratoria. Durante questi particolari allenamenti i danzatori erano a torso nudo, proprio come i praticanti di Karate GojuRyu quando allenano Sanchin, che è un esercizio in cui viene data grande importanza alla tecnica respiratoria e ai movimenti senza tensione muscolari. Nelle danze delle Ryukyu vennero dunque incorporate molte tecniche di karate”.
Qual è il risvolto sportivo o agonistico del Karate GojoRyu?
“Nella gara “Gioco Sport Samurai – Gara Di Kata” – ad esempio, svoltasi a Gallarate, il 7 maggio scorso, i nostri atleti hanno raggiunto questi risultati: Cinture Nere: 1° Stefano Bernardinello 37 anni, 2° Oliver Pierce 17 anni, 2° Nicola Mazzeo 64 anni; Cintura Marrone: 2° Matilde Mazzeo 13 anni; Cinture Verdi: 1° Aurora Patti 11 anni, 1° Flavia Stoppani 10 anni,1° Cristian Di Gaetano 16 anni; Cinture Bianche: 1° Sguazzotti Giacomo 11 anni, 1° Ludovico Barbieri 8 anni, 2° Boussad Ferrah 8 anni, 2° Michele Sguazzotti 11 anni, 3° Sebastiano Sguazzotti 11 anni, 3°Amayes Ferrah 15 anni, 3° Federico Barbieri 8 anni”.
Nabil Morcos