25 anni passati nel mondo della Ginnastica Artistica. La Nazionale, gli Europei, i Mondiali e due Olimpiadi, gioie, delusioni, sorrisi, lacrime, emozioni e sentimenti che solo un grande amore sà dare, come quello che è stato il mondo ginnico per Ludovico Edalli.

L’atleta bustocco ha deciso di appendere il body al chiodo dopo una vita passata fondamentalmente sempre in palestra, tra gli attrezzi, ad allenarsi per coltivare la sua passione più grande, il suo amore più intenso che ci racconta così, in esclusiva, ai nostri microfoni.

Mi racconti i perchè di questo ritiro?
“E’ stata una scelta presa tanto a cuor leggero quanto studiata. Vedendo un po’ il panorama ginnico che mi circondava a livello nazionale ed internazionale, iniziavo ad essere uno della vecchia guardia, con una grossa differenza di età, 12-15 anni, con gli atleti contro cui mi trovavo a gareggiare ultimamente. Il decorso naturale del tempo, mi verrebbe da dire, mi ha spinto a farmi due domande. Il fatto di fare le gare solo per partecipare non mi ha mai fatto impazzire. Ho iniziato quindi a farmi delle domande e darmi delle risposte. Detto ciò, sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Purtroppo nello sport è così, arrivi ad un punto in cui l’età conta ma non solo, dopo il covid e l’Olimpiade di Tokyo, ho avuto l’idea di costruirmi un mondo al di fuori della palestra, supportato dalla mia ragazza e dalla mia famiglia, che mi hanno spinto ed invogliato a provare ad intraprendere questi progetti personali”.

Progetti personali? Di cosa si tratta?
“Sicuramente continuerò a collaborare con l’Aeronautica Militare, anche se non più nel corpo sportivo. Per me quest’appartenenza è sinonimo di stabilità ma non solo, è un modo per ringraziarli per quanto hanno fatto per me in questi anni. Questo sarà un progetto importante ma non l’unico. Insieme a mio fratello, infatti, abbiamo aperto una palestra di fitness a Busto Arsizio, dove abito, ed è sicruamente una bellissima opportunità che mi permette di rimanere nell’ambito sportivo, vivendolo però da una prospettiva diversa rispetto a quanto fatto fino ad oggi come atleta. Non mi è mai piaciuto rimanere solo nella mia comfort-zone, sono sempre stato un tipo curioso e l’idea di provare qualcosa di diverso come questa vita nel fitness mi attira molto. Mio fratello lo fa da tanti anni, mi ha seguito come preparatore durante le Olimpiadi, mi sono affidato a lui come professionista e non solo come fratello. In più, questo però è un progetto ancora da sviluppare, che è quello di diventare Consueling coaching, per vedere lo sport da un’altra prospettiva ancora, cercando di essere d’aiuto allo sportivo”.

Riassumere 25 anni di carriera è difficilissimo. Proviamo però a farlo a piccole tappe. Intanto, quando hai iniziato, ti saresti mai aspettato di arrivare fino a questo livello?
“No, sono sincero. E’ ovvio che il sogno di ogni sportivo è fare l’Olimpiade, o meglio, il sogno di chi vive lo sport con quell’intensità e convinzione con cui l’ho vissuto io. Da lì a pensare di poterne fare addirittura due ci passa un mondo. Non me lo sarei mai aspettato, sono sincero, specialmente in annate in cui ero circondato da mostri sacri della Ginnastica Artistica. E’ stato davvero un bel viaggio, molto gratificante”.

La vittoria che più ti porti nel cuore?
“La mia carriera ti dirò che non è mai stata contrassegnata da grandi vittorie. Parlo più di esperienze che ho vissuto. Se dobbiamo trovare una vittoria, sicuramente ti dico il successo al primo Campionato Assoluto, che mi ha aiutato a capire che fare il ginnasta poteva essere la mia strada. A livello di esperienze, a mani basse le due Olimpiadi fatte: Rio e Tokyo. Vivere un’Olimpiade è qualcosa che non si può raccontare, lo può capire solo chi l’ha vissuta, sono sicnero. E’ un’esperienza che ti sconvolge, realizzi un sogno talmente grande che emozionalmente non può essere avvicinata da nessun’altra esperienza nella vita”.

La delusione più grande invece?
“Sicuramente nel 2015 quando non ci siamo qualificati all’Olimpiade con la squadra. E’ stata una batosta per il gruppo ma una vittoria per me, perchè in quella gara io mi sono qualificato all’Olimpiade. Diciamo che c’è stato del bene nel male”.

Essere accostato a due grandissima della ginnastica artistica come Menichelli e Jury Chechi, che sensazioni ti dà?
“Mi fa grande onore. Si sta parlando di due atleti e di due persone che sono state davvero grandi, non solo nello sport. Menichelli lo conosco meno perché si sta parlando di un’altra epoca, Jury Checi l’ho conosciuto ed è una persona splendida”.

Il rapporto con Busto e la Pro Patria?
“Continua. Non come allenatore o atleta, ma quando potrò diventerò socio della Pro Patria. Il nuovo presidente Vadalà mi ha voluto subito coinvolgere nel nuovo progetto, tutti mi hanno subito dimostrato grande voglia di inserirmi nelle attività societarie ed anche questo è un altro progetto che voglio portare avanti. Se posso essere utile voglio farlo, nei limiti delle mie conoscenze, però penso sia un bel modo di restituire ad un mondo, quello biancoblu, che mi ha dato tanto”.

Anche perchè dopo l’ultimo anno, chiuso con la retrocessione, è forse il giusto momento per provare a cambiare qualcosa..
“Assolutamente. Come ho già detto al presidente, non tutti i mali a volte vengono per nuocere e questa retrocessione penso possa essere vista come un punto di ripartenza. Dal post covid ad oggi abbiamo avuto tante problematiche, a partire da una struttura che non c’è e continua a non esserci, a questo punto fare un passo indietro può essere il modo giusto per ripartire. Anche senza di me la società ha sempre avuto grandi risultati e questo momento di difficoltà può essere il volano giusto per far capire chi di dovere che la Pro Patria in questo momento ha davvero bisogno di una mano. Ora i bimbi ci sono, la palestra no”.

Cosa ti auguri di aver lasciato al mondo della Ginnastica Artistica e più in generale dello sport, durante la tua carriera?
“Mi auguro che di me rimanga non solo un ricordo sportivo ma umano. Io sono una persona che ha sempre lavorato a testa bassa e stop. Quando mi chiedo, come hai fatto tu prima, se mai mi sarei aspettato di fare quello che ho fatto, rispondo spesso che se ad un bambino di 4 anni con capacità viene data la possibilità di allenarsi 7 ore al giorno per 20 anni probabilmente, non sicuramente, arriva dove sono arrivato io. Ho sempre cercato di far passare il concetto che stavo facendo solo sport, non stavo salvando il mondo o vite. Questo mi ha portato ad avere sempre un basso profilo. Spero che le generazioni future mi riconoscano questa semplicità nel fare sport e riescano a farla loro. Lo sport non è solo vincere ma è stare bene con se stessi, in una società, con chi ti circonda. E’ una sorta di amicizia e reciproco rispetto con le persone che ti stanno accanto. Insomma, è molto più che solo sport ed io ho cercato sempre di mantenere questo profilo. Ovvio, con alti e bassi come tutti, perché sono umano anche io ma mi auguro di lasciare questo messaggio, più che di sportivo di uomo. Io ho iniziato la ginnastica per puro caso e ho voluto chiudere in sordina. Ho iniziato in silenzio e ho voluto chiudere in silenzio, con un post di mero ringraziamento a tutti coloro che in qualche modo mi hanno accompagnato in questi 25 anni di carriera”.

Alessandro Burin

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