Continua il nostro viaggio nel mondo della dinastia Caccia, famiglia che ha cambiato la storia del basket bustocco. Dopo il primo episodio che ha visto protagonista Carlo, oggi è il turno di Luigi.

Luigi, guardia di 186 cm., dotato di un uno contro uno bruciante che poteva chiudere con zompi sopra l’anello oppure fulminei arresto e tiro. Il primo dei tre fratelli è quello con la carriera cestistica più lunga e gloriosa avendo vinto diversi campionati e avendo nel suo “cursus honorum” una stagione da giocatore in Serie B. Luigi oltre a ottimi fondamentali offensivi da guardia, era riconosciuto come eccellente difensore in grado grazie a rapidità di mani e piedi e grande controllo del corpo di tenere facilmente, spesso anche annichilire, gli esterni i tutti e tre i ruoli: playmaker, guardie, ali piccole.

E, non a caso, è stata proprio questa preziosa duttilità tattica a spingerlo più in alto nella saga cestistica dei Caccia…
“Come ha già detto Carlo, le nostre carriere corrono a lungo in parallelo, ma rispetto a lui dopo la promozione in Serie C conquistata con la Gorlese che è datata 1985-1986, io proseguo il rapporto con il club di Gorla Maggiore vivendo un’altra stagione, la ’86-’87, davvero clamorosa perchè in maniera decisamente inaspettata si conclude con la promozione in serie B. In quella squadra, che nel ruolo di guardia-ala piccola schiera giocatori di grandissimo livello come Dellacà e Buzzi Reschini e comunque sfoggia un roster importante ho un ruolo da specialista difensivo che deve produrre intensità e ritmo e nei ritagli di gioco concessi ho comunque la gratificazione e il piacere di aver fatto parte di un gruppo fantastico, oltre all’orgoglio di aver contribuito alla costruzione di un’annata vincente che resterà negli annali del club perchè proprio da quella sorprendente promozione in serie B partirà il secondo ciclo vincente della Gorlese che qualche anno dopo arriverà a giocarsi i playoff per la serie A2”. 

Hai a disposizione un aneddoto, uno solo però, dei tuoi anni gorlesi: quale scegli?
“Vado con decisione sull’ultimo possesso della gara contro Cremona decisiva per salire in Serie B e ti racconto che, con Buzzi e Dellacà marcati strettissimi dagli avversari, noi mandiamo la palla nelle mani di Marco Bussetti, il quale con lucidità e notevolissimo sangue freddo, salta il suo avversario diretto e praticamente sulla sirena, tra la sorpresa generale, segna il canestro di quella incredibile vittoria che, al netto dei regolamenti di quell’annata, ci permette il doppio salto dalla C2 alla B2”. 

Dopo Gorla cosa fai?
“Dopo la bellissima e lunga, ben sette anni, esperienza alla Gorlese nella stagione 1987-1988 torno anch’io a casa nel CAS Sacconago che, tra fine anni ’80 e primi anni ’90, schierando formazioni più che competitive nel campionato di Promozione in almeno un paio di occasioni arriviamo a giocarci il playoff per salire in serie D. A questo proposito vorrei anche sollevare un appunto sulle considerazione fatte proprio su queste colonne dal nostro ex-coach Paolo Galli. Nell’intervista si legge che, a giudizio di coach Galli, noi avremmo perso volutamente la serie contro Cassano Magnago. Questa ricostruzione dei fatti mi trova in disaccordo per un semplice motivo: noi perdemmo contro Cassano perchè loro erano più forti, attrezzati, completi e in forma. Quindi, dietro quella sconfitta non ci sono trame oscure, ma una incontrovertibile verità: Cassano era più forte. Punto e stop”.

Il “famoso” CAS Sacconago: me ne vuoi parlare?
“Lo faccio più che volentieri perchè quella squadra, un’ emanazione cestofila del club di calcio, in quegli anni rappresentava l’orgoglio cestistico di Sacconago, piccola frazione di “Busti Grandi”. Noi eravamo davvero un gruppo di amici che, devotamente raccolti intorno alla pallacanestro, ha prodotto in totale autogestione o con l’aiuto di rari, ma straordinari appassionati sponsor/amici come Brogioli Sport, una quindicina di stagioni di buonissimo livello nel basket amatoriale. Nel CAS a oltre 40 anni chiudo la mia avventura agonistica ma, al pari di mio cugino Carlo, la “febbre” per il basket mi divora e, insieme agli amici, gioco fino al 2020, ovvero fino a quando la pandemia-Covid ci allontana dalle palestre e, nel concreto, mette la parola fine alle nostre interminabili e fin lì insostituibili partitelle del giovedì sera”.

Hai un “rodo-dentro” legato alla pallacanestro?
“Più che un “rodo-dentro”, dopo cinquant’anni di pallacanestro giocata, vista e vissuta mi piacerebbe fare questa considerazione. Nel nostro piccolo noi del CAS Sacconago, fatte le debite proporzioni e al netto di numeri ridotti e risorse economiche enormemente diverse, abbiamo allevato e lanciato a livelli più elevati della Promozione più giocatori della Cestistica Bustese. Cito, ad esempio, Cesare Bonza che abbiamo portato fino alla serie B2 in cui “Giulio Cesare” ha giocato negli anni d’oro di Gavirate. Cito, altro esempio, Briccola che dopo aver iniziato per caso e in tarda età con partite al campetto dell’oratorio di Sacconago, in seguito si è affinato alla nostra buona scuola tecnica e successivamente, per tanti anni, ha giocato con grandissima dignità tra serie D e C2. Ma, su questa falsa riga potrei parlare di numerosi ragazzi che, senza avere alle spalle anni di settore giovanile, in casa nostra dopo essersi allenati con impegno e grande volontà sono stati capaci di ritagliarsi annate positive in Promozione e serie D. In definitiva, e ribadisco, al CAS siamo stati la rappresentazione plastica di un concetto spesso volutamente ignorato: i giovani prima li devi allenare, ma poi devi dar loro fiducia incondizionata e farli giocare senza se e senza ma”.

Luigi, tra i “Fab Four Caccia” sei quello che ha giocato ai livelli più alti quindi, immagino, avrai in tuo personalissimo quintetto di “All Star”
“Forse ti sorprenderò, ma in realtà più che snocciolare un quintetto di grande giocatori, mi faccio portare dal cuore e scelgo tutti, ma proprio tutti, i miei compagni di avventura nel CAS Sacconago, il club per il quale ho giocato una vita. Con quei ragazzi ho condiviso le emozioni innescate da centinaia di partite giocate in diverse categorie in più di vent’anni. Però ricordo con grandissimo piacere i miei compagni di squadra nelle categorie giovanili nella Omega Bustese, in particolare il terzetto formato da Radice, Bellotti, Monolo”

Chi eleggi invece come tuo personalissimo MVP?
“Non ho dubbi nè tentennamenti nell’indicare in Mauro Buzzi Reschini il giocatore più forte, completo e talentuoso con cui ho avuto la fortuna e il privilegio di giocare”.    

Il tuo allenatore della vita?
“Penso di poter parlare a nome di tutti noi Caccia dicendo che l’allenatore da ricordare della nostra intera vita cestistica è certamente Paolo Galli, un coach che prima ci ha cresciuto nelle giovanili e, meritoriamente, avendoci allenati tutti e quattro, ha poi continuato a plasmarci anche tra in senior. Però, ricordo con grande piacere anche gli altri tecnici che ho avuto a Gorla Maggiore. Donato Simioni che, pur dovendo fronteggiare una gravissima malattia, è rimasto con noi fino a poche settimane prima del suo decesso. Giovanni “Giuanon” Canavesi, coach di grande temperamento che con la semplicità del suo mantra “difesa e contropiede”, sapeva cavare il sangue dalle rape. Dodo Colombo, ottimo allenatore e grande persona e, infine, coach Franco Passera che, oggettivamente, è stato il primo a dare alla mia pallacanestro un taglio professionale. Peccato solo averlo avuto per poco tempo e in età ormai matura”.  

Massimo Turconi

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