Tanti ce la invidiano”. Bastano queste poche e semplici parole pronunciate da Claudio Vincenzi prima del consueto allenamento serale alle Bustecche per descrivere l’importanza che Michela Lunardi riveste all’interno del Città di Varese. “Per le qualità che ha – prosegue Vincenzi introducendo l’attaccante classe ’96 – dovrebbe giocare in categorie ben diverse, ma è stata particolarmente sfortunata nella sua attività calcistica. Oggi è un punto di riferimento all’interno dello spogliatoio: siamo orgogliosi di averla con noi, ma soprattutto di essere stati all’altezza delle sue aspettative”.

Nonostante la sconfitta per 5-1 nell’ultimo turno di campionato contro la Doverese, la rete biancorossa è stata in qualche modo storica visto che Lunardi ha così raggiunto quota 27 gol in stagione superando il suo record personale che risaliva alla stagione 2017/18 in Serie C con il Cortefranca. L’attaccante si è confermata anche quest’anno un’autentica macchina da gol e (forte di un invidiabile bagaglio esperienziale maturato con le maglie di Tradate, Azalee e Torino Women tra Serie B e Serie C) ha saputo porsi come autentico faro del movimento femminile biancorosso. “Sarò sinceraesordisce Lunardi: mi aspettavo di superare il mio record quest’anno e, anzi, speravo di segnare qualche gol in più. Avendo però saltato cinque o sei partite posso comunque dirmi soddisfatta e l’obiettivo, a questo punto, è fare ancora meglio il prossimo anno”.  

Abbiamo già la conferma del tuo rinnovo. Non per età, ma per la tua carriera, sei la giocatrice più esperta di questa squadra e tante compagne di vedono come un punto di riferimento: senti il peso delle responsabilità?
“Soprattutto all’inizio la pressione c’era e l’avvertivo: sono arrivata al Varese con la nomea di “quella che ha giocato in Serie B” e ho subito cercato di farmi conoscere in primis per la persona che sono. Tutti fin dal primo giorno hanno sempre creduto in me e, anche grazie al fantastico gruppo che si è subito creato, sentivo la pressione calare partita dopo partita. Adesso quasi non ci penso più, se non quando sbaglio gol facili; del resto, però, sono umana e sbagliare è umano. Come reagisco in quei casi? Per rialzarmi dopo un errore ho bisogno di stimoli e li trovo nelle mie compagne che sento di aver messo in difficoltà con il mio stesso errore: loro credono in me e io credo in loro perché se non lavoriamo di squadra non andiamo da nessuna parte. In realtà sono io a prendere ognuna di loro come esempio perché nessuna è meno di me”.

A tal proposito, qual è il tuo giudizio sulla squadra?
“Quando sono arrivata non mi aspettavo niente (sorride, ndr) perché non sapevo davvero cosa avrei potuto aspettarmi visto che non avevo mai giocato in Promozione. Di sicuro non possiamo parlare di un campionato eccelso a livello qualitativo, ma ho subito trovato bellissime persone, a partire da Claudio, che mi hanno accolto. Si è creato un bel gruppo e, di settimana in settimana, siamo cresciute insieme raggiungendo un’alchimia che non avrei mai creduto possibile: non mi aspettavo di arrivare così in alto quest’anno e il merito è di tutte”.

Torniamo indietro di un anno: perché accettare il Varese?
“Perché dopo essermi distrutta il ginocchio destro, e aver rivissuto l’incubo dell’infortunio che avevo già patito al ginocchio sinistro, non avevo più stimoli in una categoria alta. Io sono di Oggiona con Santo Stefano e, nel momento in cui c’è stata l’opportunità, non ho esitato a sposare il progetto Città di Varese: se mi fossi trovata male avrei cambiato aria in fretta, ma fortunatamente così non è stato”.

Quando ti rivedremo in categorie superiori?
“Sarei pronta, ma non ho motivo di andar via da qui: il legame che c’è tra noi è la nostra forza, così come il cuore che mettiamo in ogni partita a prescindere dal risultato. Mi piacerebbe tornare almeno in Serie C, ma non ho tutta la voglia di quando ero più giovane. Offerte? Ni (ride, ndr). Le prendo in considerazione? No”.

Sei soddisfatta della carriera che hai avuto fin qui?
“Sicuramente ogni esperienza che ho avuto è stata formativa: dal giocare con i maschi fino agli undici anni al biennio con il Cortefranca. A Brescia sono cresciuta tanto giocando con ragazze davvero forti, ma è grazie ad Ilaria Rivola al Tradate se sono la calciatrice che sono perché mi ha aiutato a rialzarmi dopo il primo infortunio; anche con Azalee e Torino mi sono trovata davvero bene. Sono contenta di ciò che ho fatto e vorrei adesso scrivere altre pagine con la maglia del Varese. Dediche per la mia carriera fin qui? Ai miei genitori Tiziana e Tonino per aver ceduto al mio desiderio di giocare, ai miei fratelli Thomas e Sandro per aver sempre creduto in me e, nonostante non ci sia più, a mia zia Lucia che è sempre la mia prima tifosa”.

Di solito un attaccante dice che il gol più bello è il prossimo: il tuo qual è?
“Segnare fa sempre piacere, ma io ho già il mio gol più bello: lo scorso anno contro il Novedrate avevo appena perso mia zia Lucia e quel gol è stato per lei. Non per bellezza, ma per importanza: quello è il mio gol”.

Cosa può dare il movimento femminile al calcio?
“Il mio augurio è che possa essere sempre più seguito, anche se non arriverà mai al livello del calcio maschile, ma soprattutto praticato. Sarebbe bello che i genitori spronassero le proprie figlie ad inseguire le proprie passioni superando qualsiasi stereotipo: io ho avuto la fortuna di avere due genitori che, per quanto abbiano tentato di deviarmi verso nuoto e pallavolo (ride, ndr), non mi hanno mai imposto nulla e grazie al supporto dei miei fratelli sono riuscita a diventare calciatrice. Vorrei che sempre più ragazze facessero lo stesso arrivando ovviamente molto più in alto di quanto abbia fatto io”.

E, nel suo piccolo (finora), cosa può dare il Varese femminile?
“Sicuramente vestendo il biancorosso abbiamo più visibilità, sia per il nome di una piazza storica nel mondo del calcio sia per i risultati che stiamo raccogliendo: siamo arrivate in Eccellenza grazie ad un ripescaggio e forse nessuno si aspettava una stagione del genere. Il tifo è sicuramente aumentato e vogliamo farlo aumentare ancora. L’obiettivo adesso è quello di provare ad arrivare dove non siamo mai arrivate, anche perché io non ho mai vinto un campionato… e mi piacerebbe vincerlo”.

Quindi abbiamo già individuato il tuo obiettivo?
“Diciamo che vincere per la prima volta un campionato con la maglia del Varese sarebbe davvero bello. Per ora, comunque, mi concentro a finire al meglio la stagione: affronteremo una squadra tosta come il Crema e, a prescindere dal risultato, mi auguro di divertirci e festeggiare. Di mio punto ai 28 gol perché c’è una persona a me cara che ci tiene particolarmente”.

Cosa si prova a giocare per il Varese?
“Orgoglio. Il mio desiderio è che un giorno tutte noi possiamo essere viste come la gemma che ha fatto nascere qualcosa di importante e quando il Varese arriverà in alto potremo dire: “Io c’ero!”. Chissà, magari non bisognerà aspettare troppo tempo e magari ci saremo ancora noi in campo: me lo auguro”.

Matteo Carraro

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