Ci sta perdere a Brescia? (terza sconfitta negi ultimi tre anni in quel del PalaLeonessa). Ci sta farlo con un ampio scarto contro una squadra nettamente più forte? . Ci sta farlo facendosi umiliare? No.

Perdere nello sport è contemplato, ci mancherebbe altro, fa parte del gioco e un po’ tutti a Varese erano ben consapevoli di quanto la trasferta di Brescia, a poche ore dal “viaggio della speranza” di ritorno da Tblisi con 4 ore di scalo in aeroporto a Istanbul, senza Librizzi e McDermott, fosse davvero un passaggio duro di questa stagione biancorossa, ma è chiaro ed è anche giusto sottolineare come perdere in maniera così disarmante, senza nemmeno opporre un minimo di resistenza, facendosi umiliare, perchè tale è statao quanto successo a Brescia, sia inaccettabile.

Inaccettabile perchè la caduta di Brescia è stato qualcosa di aberrante, perchè per quanto sia il divario non è ammissibile vedere una squadra stare per lunghi tratti del match sotto di oltre 40 lunghezze ed arrivare a toccare anche il -51 (lo ribadiamo, 51!). Il tutto avviene in una giornata dove le attuali rivali per la salvezza, come Pistoia e Brindisi, conquistano due punti rispettivamente conttro Milano e Virtus Bologna, con i toscani che addirittura vanno a vincere al Forum. Dimostrazione di come i “miracoli” possano esistere, di come non sempre vinca il più forte, di come almeno l’orgoglio e la faccia vadano salvate quando il risultato diventa irraggiungibile.

In fondo è ciò che Varese aveva fatto a Bologna, contro la Virtus, rimontando ed arrivando a toccare anche il -12, salvo poi perdere di 30 punti ma comunque non perdendo la faccia, non dando quel senso d’inadeguatezza che la partita di Brescia lascia. Varese è stata surclassata in tutto: dall’atteggaimento iniziale, al gioco, alla fisicità. Una squadra, quella biancorossa, portata via come una valanga travolge un piccolo arbusto su una montagna.

Una debacle alla quale solo l’ingresso dei giovani nel finale hanno dato una dimensione diversa, salvaguardano il peggior risultato della storia biancorossa, il -47 subito contro Treviso nell’anno dello Scudetto della Stella e sarebbe bello poter associare queste due cadute ma dubitiamo fortemente che quest’anno finirà con la conquista del tricolore…

Una prestazione che ha scatenato la rabbia dei tifosi che hanno chiesto rispetto sugli spalti del PalaLeonessa e sui social nel post gara; una sconfitta che parte da lontano, da scelte estive che non si stanno rivelando vincenti, per una squadra che ha evidenti problemi strutturali e tecnico-tattici, con una difesa che fa acqua da tutte le parti ed un attacco che ieri sera è tornato ad essere la rappresentazione peggiore del tanto, troppo, tiro da tre punti dalle medie imbarazzanti, come l’11 su 38 finale dimostra.

Ed allora finiscono tutti sotto accusa, dall’allenatore, che non ha saputo imprimere la giusta concentrazione al gruppo per questo match, un coach però confinato a scelte legate e dettate dall’algorimto, sul minuto dei cambi, su quale tipo di difesa schierare (la zona non contemplata), su come gestire tutte le situazioni di gioco; ai giocatori, che non hanno mostrato nemmeno la voglia o l’orgoglio di reagire ad una batosta che rimarrà nella storia, in negativo, del club e della loro carriera; alla società, perchè, come scritto sopra, se ad oggi la situazione è questa vuol dire che in estate sono state sbagliate alcune, tante, forse troppe scelte.

Si corra ai ripari, lo si faccia in fretta, perchè giocare il mese di dicembre che vedrà tre scontri diretti come Cremona, Brindisi e Pesaro, intervallati dal derby con Milano e da due partite di coppa senza un giocatore che sopperisca alle assenze di Librizzi e McDermott, sarebbe molto più che scherzare con il fuoco. Si corra ai ripari e si cerchi d’invertire un trend che sta diventando davvero pericoloso, lo si faccia, probabilmente anche dovendo fare il passo (economico) più lungo della gamba, perchè l’eventuale rischio a fine stagione di dover fare i conti con un danno molto maggiore, come quello che sarebbe affrontare una retrocessione, sarebbe molto ma molto peggio.

Alessandro Burin

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