La pagina più buia della storia recente biancorossa nella stagione più splendente degli ultimi anni. É questo il grande ossimoro che da qualche ora, ormai, attanaglia tutto il popolo della Pallacanestro Varese, quello che ci lavora dentro: società, staff e giocatori e quello che lo vive da fuori: stampa, tifosi, sponsor, potenziali investitori, tutti.

Tutti coinvolti, o meglio, travolti, dalla sentenza di oggi pomeriggio del Tribunale Federale che con i 16 punti di penalizzazione inflitti alla società biancorossa, ha trasformato una stagione da sogno ad un potenziale incubo.

Ma c’è di più, perché la sentenza che parla di frode e illecito sportivo pone un’ombra cupa su una società che, nel nuovo corso targato Scola, ha fatto della parola trasparenza uno dei suoi mantra principali.

Proprio quella trasparenza che é mancata ed evidentemente manca tutt’ora nel capire, ripercorrere e valutare l’affare Tepic, che ha portato i biancorossi in questa situazione.

Quando parliamo dell’affare Tepic, parliamo del mancato pagamento di tutti gli emolumenti previsti al giocatore serbo greco, ingaggiato nell’estate 2019 e poi tagliato dopo sole tre partite di campionato, accasatosi poi all’Iraklis di Salonicco. Emolumenti, 95 mila euro, che consistevano nel secondo anno del biennale firmato da Tepic nel 2019 e rimasto sempre sotto forma di scrittura privata, riconosciuta però dalla FIBA. Riconoscimento FIBA che aveva portato alla sentenza internazionale (BAT), che ha condannato Varese lo scorso 25 ottobre ma resa nota solo a inizio dicembre, con i biancorossi che, appena ricevuta la comunicazione, hanno provveduto al pagamento di quanto dovuto a Tepic, pur con tutte le perplessità che il caso in oggetto aveva lasciato.

Perplessità che con la sentenza di ieri, giovedì 13 aprile, sono diventati dubbi sempre più forti: la indiscrezioni trapelate nelle ore successive alla sentenza, parlerebbero di un possibile errore umano alla base di tutto. Una Pec che sarebbe stata “persa” da un dipendente societario, come riportato in primis dal Corriere della Sera e che dopo verifiche ha trovato conferme, non ufficiali ovviamente.

Ma quando sarebbe arrivata questa Pec? Prima dell’inizio della stagione o a cavallo tra febbraio e marzo? E ancora, tale mail è stata visionata e accantonata? Non è mai stata visionata?

E’ chiaro che, nel caso in cui venisse confermata l’ipotesi secondo la quale la Pallacanestro Varese avrebbe ricevuto la Pec contenente la comunicazione del lodo Tepic prima del deposito della documentazione per l’iscirizone al campionato, con la dichiarazione con cui la società affermava di non avere pendenze pregresse in atto, sarebbe davvero difficile per i biancorossi riuscire ad uscire indenni o quantomeno senza pesanti conseguenze, dalla vicenda.

Pallacanestro Varese intanto punta a difendersi basando la propria tesi sul fatto, vero, che la squadra in questa stagione non ha in alcun modo avuto giovamento dalla situazione, quindi separando in maniera netta la parte sportiva da quella puramente amministrativa. A questo ci si aggiunga che se davvero mai fosse tutto figlio di un mero errore umano, potrebbe benissimo rientrare anche il discorso della buona fede alla base dell’operato della società, ma come dimostrarlo?

La palla passa ora, metaforicamente, al campo, dove Varese, attualmente ultima con 12 punti, è costretta a tentare di salvarsi a 5 giornate dalla fine del campionato, con Verona, attualmente penultima a quota 16 punti e il gruppone composto da Napoli, Reggio Emilia e Scafati a quota 18. Più di un Everest da scalare, soprattutto dopo aver appena perso in casa contro la UNAHOTELS e considerando che Varese giocherà le prossime tre gare(Trieste, Brindisi e Venezia) con il peso di questa enorme spada di damocle sul collo e nella testa, perché i tempi del ricorso e della nuova eventuale sentenza, vanno dagli 8 ai 10 giorni.

Una situazione ancor più drammatica al di fuori del campo, che arriva a pochi giorni dalla data del possibile definitivo closing con il Gruppo Pelligra, che sarebbe potuto essere lunedì 17 aprile, ma che presumibile slitterà, nella speranza che non salti addirittura tutto l’accordo e che arriva dopo l’incontro con gli sponsor al Golf Club di Varese di mercoledì sera, che da punto di svolta rischia di diventare punto di non ritorno per il peso del danno d’immagine che tutta la vicenda si porta dietro.

Una vicenda che però non é affatto finita, che ora passa alle aule di tribunale: dalla Corte di Appello Federale all’Alta Corte del Coni se necessario, affidandosi all’avvocato Storelli, esperto di diritto sportivo, sperando che questo basti a salvare, per quanto possibile, una stagione ed un progetto che in questo momento si trovano sull’orlo di un crollo drammatico.

Alessandro Burin

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