Il mercoledì nero della Pallacanestro Varese conclara la prima crisi stagionale di una squadra arrivata alla terza sconfitta consecutiva, la quarta escludendo la vittoria con il Keravnos di 8 giorni fa, la terza di seguito in casa tra campionato e coppa. Una situazione assolutamente negativa per i biancorossi che proprio tra le mura di casa dovrebbero costruire le loro fortune e certezze ed invece si scoprono nudi, incapaci di reagire, incapaci di trovare il bandolo di una matassa che si aggarbuglia sempre di più.

A creare questa situazione è il 79-91 contro i tedeschi di Gottingen, buona squadra, per carità, che però sul parquet di Masnago sembra una vera e propria potenza, capace di toccare anche il +19, soprattutto e per colpa dei demeriti di una Varese che approccia male al match e lo gioca pure peggio.

Inconcepibile come il gruppo guidato da coach Bialaszewski, in una serata in cui nel tiro da oltre l’arco scrive un raggellante 6/38, non abbia la capacità e la cognizione di capire che forse, sarebbe stato meglio cercare un altro gioco, altre soluzioni ma questo probabimente deriva dal fatto che ad oggi, questa squadra, soluzioni alternative allo sparatutto da tre punti non ne ha.

Qui arrivano i problemi strutturali, di costruzione di un roster cortissimo, che ha una panchina praticamente inesistente della quale fanno parte Shahid, dimostratosi anche contro i tedeschi giocatore di un livello più basso rispetto a quello italiano e perfino di medio-alta FIBA; Woldetensae sempre più smarrito tra incomprensioni tecnico-tattiche ed un momento a livello di rapporti interni sicuramente non dei migliori; Librizzi che viene usato con il contagocce anche quando fa bene (perchè?), e Virginio che se anche contro Gottinga, sotto di 19 punti, viene relegato a soli 3 miseri minuti di utilizzo deve aprire grandi considerazioni sulla scelta di designarlo a primo cambio del 4.

A questo, ci si aggiunga un’incompatibilità che sta uscendo sempre più forte tra Hanlan e Moretti, due giocatori che dovrebbero alternarsi nel ruolo di guardia, dove sarebbero devastanti, ed invece sono costretti a giocare insieme per la mancanza di un play puro, alternandosi, sì, nel ruolo di registi, cercando di adattarsi al ruolo ma finendo spesso per pestarsi i piedi. Ci si metta McDermott e Brown che qualità ne hanno ma vanno inseriti in un contesto tattico che gli permetta di esaltare le proprie peculiarità e si finisca con Willie Cauley-Stein che, per quanto non dicano i numeri stratosferi, ad esmepio, di ieri sera, dove ha chiuso con 18 punti, 20 rimbalzi e 37 di valutazione, a livello di efficenza pratica ha dato molto, ma molto poco a questa Varese.

Un contesto difficile che diventa ancor più complicato perchè inserito in un dettame tattico da seguire alla lettera senza che gli intepreti paiano portati per questo tipo di basket ed in questo ci mettiamo coach Bialaszewski che, alla prima esperienza da capo allenatore in panchina, le prime lacune a livello di gestione, lettura dei momenti della gara e di valutazione delle situazioni, leggasi le dichiarazioni in conferenza stampa post Gottingen, le sta palesando. Scelte di campo sbagliate ma anche nelle gerarchie, nominando Hanlan capitano, un giocatore straniero, che banalmente non conosce la piazza di Varese, il basket italiano, le dinamiche ad esso collegate che riguardano anche i tifosi ed il rapporto con essi che a Varese, più che mai, non può essere distaccato e che infatti, nel bisogno di un confronto ha chiamato Moretti sotto la curva.

Una situazione davvero cupa e ricca di preoccupazioni sulla quale occorre intervenire in fretta ed in maniera decisa, perchè domenica c’è Venezia ed il rischio di un’imbarcata è grosso, perchè in LBA non ci può permettere di aspettare ancora tanto prima di svoltare, altrimenti si rischia di essere risucchiati da quel vortice oscuro che è la lotta salvezza, dal quale Varese deve cercare di stare lontana il più possibile.

Alessandro Burin

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