Adesso è veramente finita. Giancarlo Ferrero lascia la Pallacanestro Varese. Lo fa dopo 8 stagioni e 284 partite, lo fa accettando l’offerta di Trieste, dove ritroverà Michael Arcieri, dove giocherà ancora un anno.

Lo fa dopo che, dal momento dell’uscita dal contratto esercitata dalla Pallacanestro Varese ben prima della scadenza del 30 giugno, nessun tipo di offerta di rinnovo o ridiscussione del contratto sia pervenuta dalla società al giocatore. Lo fa nel modo in cui non avrebbe mai voluto farlo, ma nel quale le circostanze lo hanno costretto a fare, perchè si parla pur sempre di professionisti che di basket vivono e che se a metà luglio si trovano ancora senza contratto una soluzione la devono trovare.

Lo sappiamo, è difficile pensare a Ferrero lontano da Varese, è quasi impossibile, lo è anche per lui, che ha sempre messo la Pallacanestro Varese prima di tutto, sopra a tutto, che l’ha aspettata fino a quando ha potuto aspettarla, che ha sperato fino all’ultimo momento di non doverla mai abbandonare, come non ha mai fatto in questi 8 anni, come non ha mai fatto nel momento del bisogno, quando Giancarlo, per la Pallacanestro Varese c’è sempre stato.

L’addio è figlio della scelta, legittima, della società, di non considerare più Ferrero elemento imprescindibile del nuovo progetto tecnico, ma è chiaro che i modi ed i tempi per una separazione, sarebbero e avrebbero dovuto essere diversi, per una festa che sarebbe durata praticamente una stagione, un lungo abbraccio tra il capitano e il suo popolo, che è stato tale anche al di fuori del campo, dove Ferrero è sempre stato ben più di un idolo lontano, ben più di un semplice giocatore ma uno del gruppo, un pari tra i tantissimi tifosi ed è anche questo che lo ha reso e lo rende unico.

Giancarlo Ferrero che saluta Varese perchè si sente ancora giocatore, perchè giustamente vuole vivere ancora la sua carriera alla quale non è ancora giunto il momento di dire fine, anche se siamo certi che lui avrebbe voluto chiuderla con la maglietta biancorossa di Varese, quei colori a cui è talmente legato che infatti saranno ancora i suoi prossimi, quelli giuliani però.

Si chiude così un capitolo, una storia bellissima e forse irripetibile, se ne va un perno dello spogliatoio biancorosso che ha sempre saputo fare la cosa giusta al momento giusto, in campo, con le sue bombe capaci di incendiare il popolo varesino, fuori, riferimento per tutti i tifosi e per chi lavora a contatto con la Pallacanestro Varese. Se ne va un uomo che ha saputo tenere unito un gruppo ed un ambiente che negli ultimi due anni ha più volte rischiato il collasso. Se ne va un capitano che ha saputo incarnare questo significato nel vero senso della parola e di esempi così ce ne sono ben pochi. Ora non sappiamo cosa riserverà il futuro di Varese, ma ciò che è certo è che l’immediato presente parla di una squadra e di una società tutta che perde un punto di riferimento, di un gruppo azzurro che si assottiglia quando il mercato, in tal senso, di opzioni ne offre ben poche, di un addio che ridurre a questioni di mero campo sarebbe davvero riduttivo. Se ne va, semplicemente e grandiosamente, una parte della storia della Pallacanestro Varese.

Grazie di tutto Giancarlo, Varese resterà sempre casa tua.

Alessandro Burin

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