Anche quest’anno, dopo una stagione tanto spettacolare quanto imprevedibile per le questioni extra campo, è giunto il momento di dare i voti ai protagonisti dell’annata 2022/2023 della Pallacanestro Varese, la migliore degli ultimi 10 anni.

Ross 10: Perché se è vero l’assioma, storico, secondo il quale per fare un’ottima stagione devi azzeccare sul mercato l’asse play-pivot, Varese quest’anno, in regia, non poteva trovare giocatore migliore. Colbery Ross, ovvero l’MVP del campionato, il primo nella storia della Pallacanestro Varese da quando esiste questo riconoscimento. Un play atipico per le nostre latitudini, che ama tenere tanto la palla tra le mani, che accentra su di sé molto del gioco e delle soluzioni del gruppo e che però, è capace di mettere in ritmo tutti i compagni. Un giocatore che ha condotto un’annata impressionante per continuità e qualità ed i numeri lo dimostrano: 27 gare su 30 in doppia cifra, 17,5 punti, 4,4 rimbalzi e 7,5 assist di media a gara sono qualcosa di assolutamente fuori dal normale per un ragazzo al solo secondo anno in Europa, arrivato da campione in carica della Summer League con la maglia dei Portland Trail Blazers e che, probabilmente, calcherà a brevissimo i parquet del campionato più bello del mondo, la NBA. Intanto, vederlo qui a Varese è stata una gioia per gli occhi.

Woldetensae 7.5: Doveva essere la stagione della consacrazione, dopo lo shock, positivo, dello scorso anno quando, in soli 4 mesi, passò da oggetto misterioso a certezza della Pallacanestro Varese firmata Johan Roijakkers. Tomas ha vissuto un’annata solida, fatta di up and down che però hanno sempre avuto, nell’ossimoricità della cosa, un loro equilibrio. Un giocatore che ha saputo adattarsi al meglio al nuovo credo tattico biancorosso, che è stato da subito identificato da coach Brase come uno dei capi saldi del suo progetto: dal ritiro a Gressoney, quando passava tanto tempo degli allenamenti a provare tiri da 9 metri e non per sfizio ma per chiara volontà sua e del coach come arma da usare poi in stagione, al campionato, quando, in quintetto base il suo numero 8 ci è praticamente sempre rientrato. E’ cresciuto con il passare dei mesi, ha vissuto un finale di stagione di alto livello, ha saputo conciliare una minor prolificità offensiva con una maggior totalità di gioco in entrambi le fasi. Margini di miglioramento ce ne sono e parecchi, ma lo sviluppo promette bene.

De Nicolao 5: Purtroppo non la stagione che ci si aspettava e che lui si aspettava. Dopo aver chiuso alla grande la stagione 2021/2022, protagonista indiscusso della salvezza biancorossa, in questa stagione avrebbe dovuto fare quel salto che non c’è stato. L’arrivo di coach Matt Brase, l’impronta americana che il nuovo corso tecnico ha portato alla squadra sembrava calzare a pennello per lui, formatosi alla Texas University di San Antonio, ed i primi passi andavano tutti in questa direzione. Un inizio di stagione più che positivo, equilibratore di un gioco offensivo estremizzato al massimo nel quale De Nick sapeva essere il giusto collante tra le due metà campo. Con il passare delle settimane e dei mesi, però, la contestuale crescita esponenziale di Ross e il perpetrare di quel suo problema atavico in termini realizzativi, gli hanno tolto minuti e fiducia, culminando nelle ultime 7 gare di campionato, quando il 10 biancorosso ha passato più tempo in panchina che in campo, scivolando nelle gerarchie dietro anche a Librizzi.

Reyes 6.5: Purtroppo il giudizio sulla stagione rimane sospeso su quel vorrei ma non posso che l’infortunio, pesantissimo, al menisco del ginocchio sinistro gli ha causato. Ad inizio anno è stato la vera scommessa del trio Scola-Arcieri-Brase che in lui avevano visto quell’ala grande atipica in grando di sparigliare le difese avversarie con la sua capacità di aprirsi oltre la linea dei tre punti e portare fuori i lunghi avversari, liberando l’area per i giochi pick’n’roll di Ross e Owens. Un’idea che sul campo stava dando i suoi più che appaganti frutti fino al crack nel riscaldamento della sfida con la Virtus Bologna a dicembre, a quel maledetto menisco che ha fatto sì che il 12 biancorosso giocasse ai suoi livelli solo la gara contro Napoli del ritorno, chiusa con 19 punti e 9 rimbalzi. Poi poco, davvero poco, per un giocatore che fa di esplosività e atletismo i suoi punti di forza e che quindi, possiamo valutare solo su quel vorrei ma non posso che ne ha caratterizzato la stagione.

Librizzi 6.5: Tanti mesi di lavoro negli allenamenti e poco, pochissimo campo. Poi, ad un certo momento, nella fase di stagione più complicata eccolo lì, capace di farsi trovare più che pronto e rispondere “Presente!” alla chiamata di coach Matt Brase, che lo sfrutta come jolly prezioso per poi trasformarsi in risorsa vitale. Scalza De Nicolao nelle gerarchie, diventando il secondo playmaker dietro a Ross, guida Varese con la sua intensità, sfacciataggine e qualità nei minuti finali di due gare decisive come Trieste e Brindisi, mostra tutto quel cuore biancorosso che ha e che infiamma il Lino Oldrini. Vive, insomma, un finale di stagione che dà prospettive di crescita e sviluppo importanti, solo lì da far esprimere e crescere, possibilmente ai piedi del Sacro Monte.

Virginio n.g.: Troppi pochi minuti in campo per valutare la stagione di un ragazzo che ha comunque dimostrato grande abnegazione e professionalità in tutta l’annata durante gli allenamenti ed in partita, mostrandosi sempre propositivo e coinvolto nel gruppo. L’impressione è che però, per una sua crescita personale, possa essere meglio provare un’esperienza altrove, anche in una serie minore magari, per farsi le ossa ed esplodere definitivamente, giocando con continuità e con un ruolo importante.

Alessandro Burin

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