Con il colpaccio Cauley-Stein si è chiuso il mercato della Pallacanestro Varese. Una campagna acquisti che ha rivoluzionato nei suoi interpereti ma non nella sua filosofia di gioco, il roster biancorosso che avrà anche una nuova guida, coach Tom Bialaszewski.

Un gruppo chiamato al doppio probante impegno campionato-coppa (champions League o Europe Cup) con l’obiettivo di ripetere la straordinaria stagione dello scorso anno, conquistando e stavolta giocando, quei playoff che solo la penalizzazione ha tolto alla OJM.

Per scoprire meglio però i nuovi arrivi in casa biancorossa abbiamo fatto il punto della situazione con il Responsabile Scouting del Club, Matteo Jemoli.

Intanto Matteo, oggi, martedì 1 agosto, si festeggiano i 78 anni della Pallacanestro Varese. Quali sono i suoi auguri alla società?
“Beh sicuramente sono auguri pieni di passione e amore per questi colori e per questa società che ormai per me è diventata casa. Non mi ricordo nemmeno più da quanti anni faccio parte della Pallacanestro Varese ma ogni giorno qui si vive un senso di responsabilità, importanza, storia, tradizione e blasone fortissimi. Da quando sono qui ne abbiamo vissute tante insieme, con il gruppo di lavoro che ancora oggi va avanti in tanti suoi effettivi, abbiamo avuto modo di gioire e soffrire insieme, di vivere anni belli e meno belli ma poi alla fine ciò che rimane è la società ed i suoi tifosi, che sono le due componenti più importanti”.

Passando al mercato, com’è nata e come avete convinto un giocatore del calibro di Cauley-Stein a venire a Varese?
“Willie aveva molta voglia di iniziare un percorso europeo e la trattativa è stata anche abbastanza veloce. Abbiamo trovato un ragazzo con tanto entusiasmo e che ha sposato il nostro progetto. Siamo stati bravi a toccare le corde giuste e poi non dimentichiamoci che noi siamo un po’ diversi dalle solite società europee, abbiamo, dall’arrivo di Scola, assunto uno status molto americano, non solo per il modo di giocare ma anche nella gestione della società e questo sicuramente è stato un qualcosa che ha spinto Cauley-Stein a sceglierci. Abbiamo fatto un buon lavoro con gli agenti e con le agenzie che hanno presentato al giocatore il nostro progetto come solido e strutturato e questo ci ha permesso di arrivare a lui”.

Con l’arrivo di Cauley-Stein sarà possibile vedere una Pallacanestro Varese che usa più il gioco in post basso?
“Difficile, la nostra filosofia di gioco non cambierà. Willie è un centro molto dinamico, forte fisicamente, verticale, che ama giocare in pick’n’roll e volare al ferro in attacco, come stoppare e lottare a rimbalzo in difesa. Insomma, una colonna che sicuramente ci darà una grossa mano sotto le plance”.

Hanlan è sia per ruolo, che per curriculum, che per leadership, il diretto sostituto di Markel Brown?
“Sì, l’idea è quella. Volevamo un giocatore che avesse esperienza europea, anche nelle coppe, e ci è sembrato il profilo migliore per andare a sostituire Markel. Il paragone tra i due ci sta, forse Hanlan è più scorer rispetto a Brown anche se poi Markel nella scorsa stagione ha fatto tante partite come miglior marcatore o quasi. Volevamo un giocatore esperto che potesse fare anche da faro per i ragazzi che sono nuovi del basket europeo e lo abbiamo individuato in Olivier”.

Brown, Gabe questa volta, lo possiamo invece identificare come il giusto compromesso tra Reyes e Johnson?
“Gabe è più simile a Reyes, perchè parliamo di un giocatore atletico che ama moltissimo andare in campo aperto. Ha anche un ottimo tiro da tre punti e le statistiche in carriera parlano per lui visto che ha sempre chiuso in torno al 40% di media in questa statistica. La cosa che più ci è piaciuta di lui è la propensione a correre in campo aperto perchè, come abbiamo giocato lo scorso anno, l’idea è quella di giocare a ritmo alto e correre e quindi volevamo un’ala capace di abbinare tiro e grande atletismo e corsa”.

Mentre McDermott in questo quadro come lo inseriamo?
“Lo inseriamo come un ottimo tiratore, che gioca da 3 o da 4 senza alcun tipo di problema. Il tiro è la sua miglior arma ma è molto bravo anche senza palla, ha un alto IQ che gli permette di capire dove stare in campo, sia in attacco che in difesa”.

Dal parquet alla panchina, cosa dobbiamo aspettarci da coach Bialaszewski?
“Da noi c’è un allineamento tra club, coach e giocatori. Vogliamo giocare in una determinata maniera quindi chi prendiamo, in qualsiasi ruolo, deve sposare questa caratteristica e queste richieste. Tom pensiamo sia il giusto compromesso tra un allenatore che ha toccato con mano il mondo del basket americano e quello italiiano: sa come si vive qui, quali avversarie e come giocano le squadre del nostro campionato. Sicuramente una delle sue qualità migliori è il sapersi ben relazionare con i giocatori e lo staff e per noi questa è una caratteristica fondamentale”.

Arrivati al primo agosto, che campionato si sta delineando secondo lei?
“Sicuramente sarà un campionato, come sempre, molto livellato. Ci sono realtà che hanno fatto campagne acquisti importanti e parlo di Virtus Bologna e Olimpia Milano su tutte, viste le prisorse economiche di cui dispongono, ma le stesse Tortona, Sassari e Venezia hanno fatto, secondo me, roster molto forti. Altre realtà come Trento e Cremona sono in fase di costruzione ma ci vorrà ancora qualche settimana per avere un quadro di partenza più definito. Sarà sempre più difficile ripetersi ma noi faremo il massimo per vivere un’altra grande stagione dopo quella dello scorso anno. Siamo convinti di aver fatto una buona squadra e saremo competitivi su tutti i fronti”.

Alessandro Burin

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