La sconfitta per 78-80 contro Tortona ha lasciato non poche riflessioni in casa Pallacanestro Varese. I biancorossi, infatti, non sono riusciti a sfruttare la grossa occasione di prendere due punti ad una squadra per nulla ancora in salute seppur infarcita di grandi giocatori.

Varese si arrende a Tortona nel finale, come fu lo scorso anno: allora Filloy, quest’oggi Weems e soprattutto gli sciagurati liberi finali di un Hanlan mattatore di serata in casa biancorossa con 24 punti, che avrà sicuramente avuto gli incubi stanotte per quell’errore sul primo dei tre tiri dalla linea della carità finali, che avrebbero potuto portare il match ai supplementari.

A differenza di un anno fa, però, lo svolgimento della gara è stato parecchio diverso, perchè la Varese di quest’anno è squadra, lo ripetiamo ancora una volta, completamente diversa da quella dell’anno scorso. La OJM infatti rimane in partita pressochè solo aggrappandosi al tiro da tre punti di un Brown in serata di grazia, che chiude con 17 punti e 5/6 da oltre l’arco e di un Hanlan che, come dicevamo prima, è stato vero trascinatore dei biancorossi con ben 24 punti e più in generale tutta la regia della squadra in mano.

Qui sta uno dei primi veri problemi di questa Varese, ovvero l’assenza di un play puro. Hanlan, così come Moretti, così come Shahid ed ormai lo si è capito, sono guardie utilizzate nel ruolo di playmaker, che per carità, hanno anche buona visione di gioco ed impostazione chi più chi meno ma non sono veri e propri play. Un problema, questo, che va ben al di là della sola logica dei ruoli fissi o fluidi, perchè poi in campo si vede quando un gruppo ha un direttore d’orchestra vero e proprio oppure un primo violino a dirigere un intero concerto.

Di riflesso questo si esprime in una manovra offensiva poco fluida, che manca di rapidità e di inventiva, con un gioco che, oltre alla soluzione del tiro rapido da tre punti ha ben poco da offrire, questo anche e soprattutto in virtù di un’altra prestazione altamente sottotono di Willie Cauley-Stein. Ecco il secondo problema.

Il centrone nativo di Spearville finora ha performato in maniera assai lontana dagli standard NBA che annovera nel suo curriculum. Un giocatore apparso ancora una volta svogliato e poco coinvolto nel contesto di gioco in entrambe le fasi: in attacco, dove non è mai riuscito a creare una situazione di vantaggio da pick’n’roll, rollando in maniera davvero troppo poco efficace o non portando mai su di sè i difensori piemontesi per lasciare un tiro aperto ai compagni, ed in difesa, fin troppo passivo contro Radosevic e Thomas che hanno banchettato a rimbalzo.

Non è un mistero che grande parte della Varese di quest’anno passi dalle sue mani e dalle sue giocate, dalla sua verticalità e capacità di chiudere l’area che finora sono mancate. A ciò si aggiunga il momento nerissimo di Woldetensae, ieri in campo per soli 9 minuti e assolutamente abulico nella sua partita, fatta di soli due tiri tentati, entrambi sbagliati, senza una fiammata delle sue che sia una.

In questo quadro, però, Varese è riuscita a stare a contatto, a battagliare contro una grande squadra come Tortona, seppur non ancora in forma, ma in vista dell’inizio della coppa la coperta in casa OJM pare davvero corta. Troppo corta in vista dell’inverno che sta arrivando, metaforicamente parlando, iniziando a giocare ogni due giorni, senza risorse dalla panchina, con Librizzi e Virginio fuori dalle rotazioni, urge trovare alla svelta una scintilla che accenda il fuoco biancorosso, per non rischiare di rimanere congelati ai primi freddi della stagione.

Alessandro Burin

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