Serviva una scossa ed è arrivata.

L’abbiamo invocata a lungo, desiderata, auspicata più che mai, soprattutto nelle ultime settimane. Aspettavamo tutti questo momento da ormai troppo tempo e finalmente è arrivato. E’ arrivato secondo la nuova filosofia societaria, è arrivato nella costanza, è arrivato nella durezza ed incomprensibilità di alcune scelte, è arrivato nel coraggio di cambiare e nella grandissima capacità di portare un fenomeno con la F maiuscola ai piedi del Sacro Monte.

E’ questo il sentimento, sono queste le sensazioni che lascia la vittoria della Pallacanestro Varese sul campo di Pesaro, dove non vinceva da 5 anni, per 81-88. E’ questo che lascia la prima vittoria esterna stagionale in campionato, che già solo per questo potrebbe racchiudere in sé il significato stesso di scossa. E’ questo che lascia un successo arrivato dopo 5 sconfitte consecutive tra campionato e coppa. E’ questo che lascia la libidine per aver visto la prima partita in maglia biancorossa di Nico Mannion in versione pre olimpico di Belgrado, capace di ribaltare come un calzino Varese. E’ questo che lascia la prestazione di Matteo Librizzi, che oggi incarna la varesinità in tutto e per tutto, quel senso di appartenenza, di credo, di essere Varese che, diciamolo senza mezzi termini, dall’addio di Giancarlo Ferrero era mancato fino ad oggi.

La scossa che ci aspettavamo è arrivata, in realtà parte di questo lo si era già visto con Milano, dove il carattere, l’atteggiamento, la voglia e la costanza del gruppo guidato da coach Bialaszewski erano stati nettamente diversi rispetto alle gare precedenti, ma non era arrivata la vittoria. Ecco proprio coach Bialaszewski che questa scossa aveva iniziato a darla dopo la sconfitta di FIBA Europe Cup contro il Leiden, strigliando senza mezzi termini una squadra che aveva toccato il punto più basso di tutta la stagione.

Una scossa che si è completata con l’arrivo del Red Mamba, che già solo per l’entusiasmo portato dal suo arrivo, è entrato come un uragano nel mondo biancorosso. L’approccio alla nuova realtà è stato devastante, i primi due quarti da incubo, con ben 7 palle perse e la paura, già perpetrante tra molti, di aver sbagliato ancora una volta mossa. Ma i campioni hanno una capacità innata di risolvere le situazioni da soli, di capirle, di farle proprie ed è così che in un quarto il play azzurro ribalta la sfida con Pesaro e tutta la realtà biancorossa. Quando cambia il match? Su quella schiacciata ad una mano in faccia a due difensori della Carpegna Prosciutto che fa dire a Mannion: “Ok, ora non si scherza più”.

21 punti in un solo periodo, fatti di qualità, di velocità, di capacità di battere l’uomo, di creare superiorità numerica, di fulminare le difese avversarie con un ampio e disarmanete bagaglio tecnico che è peculiarità del numero 4 biancorosso.

Una prestazione spaziale, una vittoria fondamentale per Varese per ripartire, per puntare a riscattare una prima parte di stagione negativa, per iniziare a scrivere la propria pagina di campionato in questa stagione, dove finora è stato lasciato fin troppo spazio bianco, ora riempito dalle parole per descrivere quella scossa che ha i capelli rossi e che è chiamata a portare Varese dove merita.

Alessandro Burin

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