La sconfitta della Pallacanestro Varese contro Trento ha scatenato tra i tifosi biancorossi le prime forti critiche all’operato di coach Tom Bialaszewski, soprattutto in virtù della gestione dell’ultimo possesso, scellerata, arrivata dopo un timeout a favore di Varese, che avrebbe potuto consegnare la vittoria ai biancorossi.

E’ giusto, però, addossare tutte le colpe di questo momento no della OJM al suo allenatore? Sicuramente, analizzando il singolo caso, come anche poi dichiarato dallo stesso Bialaszewski nella conferenza stampa post partita, le responsabilità per la costruzione e gestione dell’ultimo possesso contro Trento sono in gran parte sue ma guardando in maniera più generale al momento biancorosso bisogna fare necessariamente un’analisi più approfondita.

Intanto Bialaszewski è alla prima esperienza da capo allentore, lo è in una piazza calda ed esigente come Varese, lo è in una stagione particolare, perchè arriva dopo un’annata in cui la squadra, e di conseguenza tutti i suoi singoli intepreti, hanno fatto innamorare ogni tifoso della Pallacanestro Varese e si sa che riuscire a prendere il posto nel cuore dei supporter biancorossi dei protagonisti della passata stagione non è affatto semplice. Il paragone è continuo, anche se non andrebbe fatto, ma è naturale, scontato, per certi versi quasi innegabile da fare, perchè la razionalità arriva fino ad un certo punto, poi c’è la passione e quella non la puoi controllare.

L’attuale coach varesino sta vivendo, poi, da quest’estate, una situazione molto particolare: a differenza di quanto avviene come consuetudine, infatti, Bialaszwski è arrivato a Varese con la gran parte della squadra già fatta, dopo un’estate di grandi mutamenti del roster e della società biancorossa. Si è trovato in una situazione senza General Manager, riferimento principale tra società e campo come lo scorso anno era stato Arcieri per Brase, si è trovato con un gruppo di giocatori che non ha scelto ma che erano già stati acquistati dalla società, si è trovato senza uno staff completo e definito ma con un chiaro dictat sulla filosfia di gioco da portare avanti in campo, senza possibilità di modifica, anche se ad oggi pare che quell’impianto di gioco poco possa adattarsi a questa squadra che ha interpreti decisamente diversi da quelli dello scorso anno.

In tutto questo, Bialaszewski ha dovuto anche ricostruire le gerarchie di uno spogliatoio in gran parte rinnovato senza poter contare su quei punti fermi e di carisma che negli ultimi anni erano stati ancora di approdo e di sostegno durante i momenti duri della stagione: vedasi Ferrero e De Nicolao.

Infine, ad aiutarlo non c’è sicuramente stato un calendario che ha messo fin da subito i biancorossi di fronte a realtà molto più quotate del nostro campionato come virtus Bologna, Tortona e Trento. E’ chiaro che, come detto ieri, Tortona e Trento in questo momento erano due opportunità assolutamente da non sprecare, ma è anche vero che nell’analisi globale del momento attuale, per quante “colpe”, possa avere Bialaszewski nella gestione di alcune situazioni tattiche, va considerato un contesto che per forza di cose richiede tempo per potersi strutturare, sempre che di questo tempo Varese, ne abbia ancora abbastanza.

Alessandro Burin

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