E’ giusto fare una prima valutazione sulla nuova Pallacanestro Varese dopo due settimane di lavoro e di amichevoli? Assolutamente sì anche se è chiaro che il tutto va circostanziato al periodo nel quale ci troviamo, ovvero la pre-season, dove vale un po’ tutto e vale un po’ niente.

E’ anche vero, però, che per quanto il momento sia pieno di incognite, che vanno dalla condizione fisica all’amalgama tattico, le prime partite dei biancorossi contro squadre del nostro campionato hanno messo in luce alcune peculiarità di questa nuova versione della OJM che vedremo in campo a partire dal preliminare di Basketball Champions League il 27 settembre, contro l’FP Soccerbet.

Intanto, nelle sfide sia di Sondrio, più marginalmente, che soprattutto di Cavallino-Treporti, è parso chiaro come ad oggi sia difficile, ma non impossibile sia ben chiaro, paragonare questo gruppo a quello dello scorso anno ed i motivi sono presto spiegati: intanto la differenza di caratteristiche dei giocatori in campo. Shahid, come da lui stesso spiegato nel corso della conferenza stampa di presentazione, non pare essere per niente la copia di Colbey Ross: molto meno accentratore della manovra, meno preponderante nella ricerca del tiro personale, meno esplosivo nella capacità di andare a spaccare in due le difese avversarie; molto più giocatore perimentrale, che ama andare alla ricerca del compagno e se possibile, di un tiro aperto e costruito, anche se l’amore per le penetrazioni centrali rapide e figlie della capacità di battere l’uomo sul primo passo sono ciò che più lo avvicina al prodotto di Pepperdine.

Come lui, ad oggi è parsa diversa e sostanzialmente anche la distanza tra il nuovo capitano della Pallacanestro Varese, Olivier Hanlan e Markel Brown, soprattutto per quanto riguarda l’attitudine difensiva dei due. Se infatti Markel trovava dalla verve e dalla garra nella propria metà campo l’energia per giocare in attacco, Hanlan è giocatore più ragionato, meno dinamico ed esplosivo e più “calcolatore” nella scelta della giocata.

In questa analisi non poteva poi mancare il punto sulla coppia McDermott – Brown: in coppia perchè i due paiono potersi davvero completare a vicenda, in una situazione diversa, invece, dalla coabitazione che hanno avuto ai piedi del Sacro Monte Johnson e Reyes, vuoi anche perchè il portoricano ha calcato davvero per poco, a causa degli infortuni, il parquet di Masnago lo scorso anno. Tornando però a McDermott e Brown, il primo pare sempre più giocatore già disciplinato, capace di farsi trovare al posto giusto nel momento giusto, in attacco così come nella propria metà campo, mentre Brown è sicuramente un giocatore diverso, più istintivo, che sà dare il meglio di sè negli spazi aperti, quando può correre in transizione veloce, senza dover sgomitare sotto le plance dove ha mostrato di soffrire parecchio, per ora la fisicità e la struttura degli avversari.

Ecco, questo è un punto che è parso abbastanza evidente nelle prime uscite varesine contro realtà della prossima LBA: la difficoltà, ad oggi, a reggere l’urto fisico di squadre più strutturate, solide, sotto le plance, e questo anche in virtù di un apporto ancora solo limitato di Willie Cauley-Stein, alla ricerca della forma migliore e difficile da valutare dopo solo due uscite nelle quali però ha messo a referto 15 rimbalzi conquistati, facendo ben intendere come pur senza uno stato di forma smalliante sia sicuramente il punto di riferimento in area della nuova OJM.

In questo contesto, invece, chi ha spiccato più di tutti è sicuramente Davide Moretti, mostratosi giocatore già maturo capace di prendersi sulle spalle la squadra nel momento del bisogno, così come ottime risposte sono arrivate da Matteo Librizzi, già calato nel ruolo di chi quest’anno sà di potersi giocare le sue carte senza paura, rimandato, invece, il giudizio sulla coppia azzurra Virginio – Ulaneo, mentre Woldetensae ha solo bisogno di trovare con continuità il fondo della retina ma è un discorso che gà ben si conosce dalla scorsa stagione.

Cosa manca allora? Facile dire la difesa, ed in effetti è così: non è un dato sicuramente da mettere da parte quello dei 301 punti subiti nel trittico Brescia, Venezia, Brindisi, dagli uomini di coach Bialaszewski, ma è altrettanto vero che la nuova filosofia biancorossa, fin dalla scorsa stagione, punta al vincere le partite segnando un punto in più dell’avversario, invece che subirne uno meno. Per nostra filosofia cestistica, italiana ed europea, nonostante le ottime cose mostrate da Varese già nella scorsa stagione, chi inizia a storcere il naso sull’applicazione difensiva di questa squadra c’è già, ma pare poco rilevante in un contesto tattico ben definito e nel quale sarà praticamente impossibile vedere i biancorossi chiudere le partite con meno di 80 punti subiti. Questo non esclude però che a livello tattico nella metà campo biancorossa qualcosa vada sistemato, nei cambi e nella capacità di occupare gli spazi che lo scorso anno fu la vera chiave di volta di una squadra, qui sì come quella di questa stagione, poco fisicata sotto le plance ma capace, grazie alle grandi aperture alari dei propri interpeti, di creare densità nell’area.

Tutte valutazioni che a due settimane dal primo vero impegno stagionale non devono però creare però preoccupazioni o ansie maggiori nei tifosi a quello che rappresentando: una squadra in costruzione che cerca la sua vera forma dopo un’estate di profondi cambiamenti.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui