43 anni di Tortona, nel mondo della pallamano da circa 23, in quella della Pallamano Cassano Magnago da pochi mesi, eppure ha già lasciato il segno. Di chi stiamo parlando? Di coach Marco Affricano, da quest’anno nuovo allenatore della squadra di A1 della società amaranto.

Per lui lo sport è vita, presente in tutto ciò che fa, dal lavoro principale, quello di fisioterapista a quello con la società cassanese, che ha radici profonde, lontane, radicate in quella Tortona che è sempre stata la sua terra e che ha lasciato per abbracciare un’avventura che meglio non poteva incominciare, visto il primo posto in solitaria delle amaranto in A1.

“Ho sempre e solo allenato a Tortona – esordice coach Affricano -. Lì allenavo le giovanili e la Prima Squadra, poi però non siamo mai riusciti a fare il salto di categoria come società, nonostante magari vincessimo i campionati. Ogni volta dovevamo ripartire da categorie più basse con i giovani. Tre anni fa è cambiata senza dubbio la mia vita nel mondo della pallamano con la chiamata in Nazionale, come prima esperienza vivendo gli Europei U19, passando poi alla Nazionale Maggiore maschile nel ruolo di match analyst. Quest’anno poi è arrivata la proposta da una società prestigiosa come Cassano Magnago, di allenare la squadra di A1 femminile. Stiamo trovando una giusta amalgama di gruppo, stiamo lavorando e per ora tutto procede per il meglio”.

Mi racconti com’è nato questo rapporto con Cassano Magnago..
“Era un paio d’anni che Cassano Magnago mi allettava con le sue proposte, ma ero molto legato a Tortona. Per me è stata una scelta un po’ sofferta quella di lasciare la mia città ma altrettanto stimolante ed entusiasmante il fatto di poter lavorare in una realtà come quella della Pallamano Cassano Magnago. Il mio dubbio maggiore era legato al fatto di allenare una squadra femminile, per me una cosa nuova, in un campionato mai affrontato come quello di A1. Da un lato c’erano queste preoccupazioni ma dall’altro c’era la voglia di dimostrare cosa poteva venire fuori e preso dall’entusiasmo ho deciso di accettare questa nuova sfida”.

Cambia molto l’allenare una maschile o una femminile?
“Sì, parecchio. Non tanto dal punto di vista tecnico-tattico quanto da quello relazionale. Con le ragazze servono un tatto ed una comprensione differenti, caratteristiche molto importanti per gestire ed instaurare al meglio un rapporto con il gruppo che poi sia duraturo e proficuo per tutta la stagione”.

Che gruppo ha trovato qui a Cassano?
“Ho trovato un gruppo voglioso di lavorare che si è messo a disposizione fin dal 26 di luglio. Ho trovato ragazze volenterose, che avevano voglia di mettersi in gioco dopo un’annata positiva chiusa al quinto posto. Abbiamo ringiovanito la rosa e questo fa sì che le ragazze più giovani che giocavano meno o non giocavano in A1 abbiano voglia di dimostrare di poter valere il livello e questo per un allenatore è ottimo, perchè porta le giocatrici a spingere in maniera importante durante gli allenamenti. Stiamo trovando una giusta amalgama che ci permette di lavorare serenamente, cercando di migliorarci partita dopo partita e le cose stanno andando bene. Ora incontreremo squadre più forti di noi sulla carta e lì capiremo di che pasta siamo fatte”.

Cosa vi sta permettendo di fare questi risultati? Il lavoro, l’unione del gruppo, l’entusiasmo?
“E’ una bella domanda, dovrei pensarci su per rispondere (ride, ndr). Sicuramente il lavoro è una componente importante ma penso lavorassero anche lo scorso anno. Quando siamo in campo siamo tutti professionali, ci alleniamo bene, poi è chiaro che le vittorie aiutano anche ad acquisire personalità e convizione di poter andare oltre i nostri limiti. Ci sono squadre che magari possono valere più di noi nei singoli però il nostro gruppo sta sopperendo alle mancanze, dandoci quel qualcosa in più che forse è mancato negli altri anni”.

Questo è un punto fondamentale: in squadra non avete un’individualità che spicca sulle altre ma una compattezza e solidità nel collettivo che è davvero il vostro punto di forza..
“Esattamente. Sappiamo di non avere una giocatrice che possa spiccare in maniera così evidente sulle altre come invece ci può essere in altre realtà, ma siamo ben consapevoli che la nostra forza sta nel gruppo. Abbiamo una squadra omogenea che gioca una buona pallamano e questo ci permette di essere dove siamo”.

Quanto è importante arrivare da prima della classe alla super sfida contro Brixen?
“Tanto, soprattutto a livello di approccio mentale e di fiducia. Noi sappiamo che Brixen è un’ottima squadra con alcune giocatrici davvero importanti ma io penso che la pallamano non sia solo tecnica o tattica ma anche tanta forza mentale, alla fine il cervello, la nostra centralina, sta nella testa, quindi sicuramente arrivare a questa sfida che, lo ripeto, sarà durissima, da prime in classifica ci permette di affrontarla con una dose di fiducia e convinzione dei nostri mezzi non indifferente. Sappiamo di potercela giocare, dovremo dimostrare di avere grande voglia di vincere”.

Quale obiettivo si pone per questa stagione?
“Quello di migliorare giornata dopo giornata. Io ho approcciato a questa stagione con l’obiettivo di una salvezza tranquilla, poi è chiaro che l’appetito vien mangiando. Dobbiamo guardare partita dopo partita, ad oggi il nostro unico obiettivo deve essere quello di provare a vincere contro Brixen, poi penseremo alla partita successiva. Non dobbiamo guardare troppo in là ma rimanere concentrati sul lavoro e su quello che facciamo giorno dopo giorno”.

Alessandro Burin

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