Cosa diavolo è l’approccio? Bella domanda. Banalmente (ma fino ad un certo punto), l’effetto tangibile di come vengono preparate le partite. Buona preparazione, buon approccio. Cattiva preparazione, cattivo approccio. Tutto il resto è materiale paragonabile al mitologico amalgama del Presidentissimo del Catania Massimino. Cioè, roba che non si compra certo al mercato. Prolusione buona per dire che l’infrasettimanale con l’AlbinoLeffe (per cause che non conosciamo), non è stato preparato come avrebbe dovuto. O quantomeno, che quello che è stato preparato non è finito poi in campo. A certificare quel “abbiamo approcciato male la gara” cui ha fatto riferimento nel post un inc####tissimo Riccardo Colombo. Incupito da un piano partita non messo a frutto dai suoi. Ed è qui però che c’è l’intoppo. Quanto era buono quel piano partita? Inteso come applicazione tecnica e scelta degli interpreti. I dubbi sono legittimi. Premesso che una strategia funziona solo se sposata ad un risultato positivo, l’idea di sostituire contemporaneamente portiere, centrale di difesa e regista è apparsa pervasa da eccesso di ottimismo. Il punto non è il turnover in sé (il calcio contemporaneo non lo suggerisce, lo impone). Ma quando e come porlo a terra. Alla quarta giornata, con una squadra ancora in cerca di certezze ed equilibrio, trapiantare la spina dorsale dell’undici è sembrato azzardo tanto coraggioso quanto incauto. Va da sé, non esistano controprove. A maggior titolo se invocate il giorno dopo. Ma il 3-1 dello Stadium lascia rimpianti (pochi) e spunti di riflessione (parecchi). Con la certezza che lo staff del fagnanese saprà stare alla larga dai primi cogliendo invece i secondi. Partendo dalla classicissima di domenica con la Triestina (ore 14, stadio “Speroni”). Gli alabardati sono l’unica delle plausibili candidate alla promozione diretta partita così così (già due sconfitte, l’ultima martedì con la Pergolettese). Meglio non sbagliare l’approccio un’altra volta.
E ci sei adesso tu
Il punto è più o meno sempre quello. Quanto pesa Lombardoni? Nel senso di incidenza sui risultati della Pro Patria. Aggiornando il dato già spacchettato poco meno di un anno fa, nelle ultime 5 stagioni di Campionato più Playoff:
– con Lombardoni in campo dal 1’
71 gare / 30 vittorie / 23 pareggi / 18 sconfitte / 1.60 punti a partita
– senza Lombardoni in campo dal 1’
76 gare / 18 vittorie / 28 pareggi / 30 sconfitte / 1.08 punti a partita
Insomma, il rilievo del 19 nei destini bustocchi è piuttosto chiaro. Considerato che nelle ultime 2 stagioni i clean sheet si attestano a 11 (in 23 gare con lui) e 3 (in 19 senza). Cioè, da uno ogni due 2 in sua presenza a meno di uno ogni 6 in contumacia. Numeri poco interpretabili. Se non con la fragilità atletica del seriano che ne ha minato la costante presenza in campo. Ma (verrebbe da dire), almeno quando è disponibile…
Via col Veneto
Ok, in testa c’è anche il lombardissimo Mantova. Ma (nel complesso), a dominare l’avvio di questo Campionato è chiaramente la Serenissima con Padova e Virtus Verona a quota 10 (come i virgiliani) e Vicenza di rincorsa a 8. Di contro (Pro Vercelli esclusa), Piemonte in affanno con Novara e Alessandria ferme in coda al singolo punto fatturato nello 0-0 della prima al “Moccagatta”. Per gli amanti degli eventi catartici, quale sarà la prima panchina a saltare nel Girone? Ah, saperlo…
Giovanni Castiglioni