Un abbraccio che vale più di mille parole, un’unione che è l’arma in più di un gruppo scaraventato nella tempesta quando la riva d’approdo sembrava ormai ad un passo, un gruppo trascinato dal suo condottiero che lotta e non molla e non lo farà fino alla fine, perché il suo destino è ancora tutto da scrivere.

La vittoria della Pallacanestro Varese sul parquet dell’Allianz Dome contro la Pallacanestro Trieste assume le sembianze di un’impresa titanica, di quelle narrate nelle storie, di quelle che rimangono scritte per sempre perché passaggi di un destino, di un futuro di un’intera società che si aggrappa con le unghie e con i denti al proprio essere per non perdersi nel momento più difficile della sua storia recente.

Il successo dei ragazzi di coach Matt Brase sul campo dei giuliani parte da sabato pomeriggio, dal sostegno dei quasi 400 tifosi fuori dal Lino Oldrini di Masnago che hanno fatto sentire tutto il proprio calore, il proprio amore e passione a questi ragazzi, che ne hanno colpito il cuore e la testa, che ne hanno fatto capire il senso di appartenenza alla maglia biancorossa. Un senso di responsabilità che prima è partito dai tifosi e che poi è arrivato in campo alla squadra, in una partita tosta, difficile, soprattutto sul piano psicologico, resa ancor di più complicata dalla serata no del metrono biancorosso Ross.

Tutte le carte in tavola per una caduta che non c’è stata, in campo come si spera anche fuori. Tutte le carte in tavola pronta a scrivere la debacle biancorossa, sventata dal carattere, dall’orgoglio dalla forza e dalla tecnica di un gruppo che è tale prima di essere squadra, che lo è ancor di più da sabato pomeriggio. Un gruppo nel quale ha spiccato come leader massimo Markel Brown, che da top player qual è si è caricato il gruppo sulle spalle dal primo all’ultimo minuto, fornendo una prova titanica. Con lui lo hanno fatto tutti e non elenchiamo altri singoli per non dimenticare nessuno, perché in una situazione del genere solo insieme si può superare la fatica più grande, quella di non potersi svegliare da un incubo che è la realtà ma solo avere la forza di affrontarlo e superarlo.

Ed allora sono inutili le giocate di Davis, di Ruzzier, di Bartley, ieri davanti a Varese ci sarebbe potuto essere chiunque volete voi, ma il carattere, il cuore, l’orgoglio biancorosso varesino sarebbero stati un’onda talmente potente da non poter avere rivali. Perchè dietro quell’onda non c’era solo la squadra o la società presente in gran rappresentanza a Trieste, ma c’era tutto un popolo che spinge Varese verso quella che sembra un’impresa impossibile, che si riunisce in quell’abbraccio finale della squadra con Scola, Arcieri e Castelli che è la degna prosecuzione di quell’abbraccio da cui sabato pomeriggio, fuori dal Lino Oldrini, è iniziato tutto. Quell’abbraccio che deve continuare mercoledì e poi domenica con Venezia e poi con Scafati ed infine con la Virtus bOlogna, per poi guardare la classifica e vedere cosa dice, per poi leggere le carte e vedere cosa diranno e cosa dirà il ricorso, per poi dimostrare ancora una volta di essere tutti uniti al fianco di un gruppo che non è solo negli effettivi di campo ma che è tutto un popolo che questa Varese non l’abbandonerà mai, perché in essa si identifica e non c’è nulla che possa salcfire questo sentimento.

Alessandro Burin

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