È un Varese che si muove, un Varese dove i vertici sono in movimento sia per gestire la situazione attuale di classifica che per garantire un futuro solido alla società biancorossa. L’intervista esclusiva di Varese Sport con Paolo Girardi, numero uno di I&MI società che detiene la maggioranza del Città di Varese, ha posto l’attenzione per la prima volta su due tre argomenti fondamentali per gettare delle fondamenta solide. Girardi ha chiamato in causa il patron Antonio Rosati che ha avuto la lungimiranza di coinvolgerlo in questa avventura e che ora scenderà in campo in maniera decisa per fare in modo che tutti i progetti in atto non siano disattesi e prendano forma al più presto.

Queste domande, ancora una volta in maniera esclusiva, abbiamo avuto la possibilità di riolgere al diretto interessato: Antonio Rosati che nella sua prima esperienza societaria al Varese dal 2008 al 2013 ha portato la squadra della Città Giardino dalla Serie C2 alla Serie B sfiorando la massima divisione.
“Michele sai che non amo particolarmente le interviste, ne ho fatte poche da Patron men che meno oggi che coinvolgendo amici/clienti in un progetto che ahimè sul campo non sta sviluppando i propositi di inizio stagione ho una responsabilità doppia – attacca un consapevole Rosati –. Come prima cosa voglio scusarmi con i tifosi veri del Varese, che so essere tanti, per come i risultati insufficienti di quest’anno non siano in linea con le loro aspettative e con l’amore che ogni domenica riversano sulla nostra squadra. Mi sento però di rassicurarli perchè dopo il mercato di dicembre si è creato un gruppo coeso che ahimè non si era riusciti a creare a inizio stagione. Avevamo deciso di formare la squadra sulle basi dell’anno scorso, forse questo ci ha portato un po’ fuori pista… ma il discorso sarebbe lungo e non è giusto farlo ora. Ci sarà modo più avanti, perché come dico sempre… in quanto i conti si fanno sempre alla fine. Domani siamo attesi da una partita cruciale per molto aspetti. La squadra è in salute e la rosa a disposizione di mister De Paola è quasi al completo, arriviamo da tre risultati utili consecutivi e… c’è il derby con la Varesina. Sarei felicissimo se i nostri tifosi, ancora una volta, buttassero il cuore oltre l’ostacolo, accantonassero le delusioni momentanee e iniziassero ad accompagnare i ragazzi in queste 12 finali. La squadra se lo merita e averli in massa al nostro fianco sarà l’arma migliore: per tutto questo li aspettiamo allo stadio numerosi. Voglio aggiungere che ho sentito e letto, specialmente in queste ultime settimane, tante inesattezze e me ne dispiace ma, ripeto, ora la priorità è correggere la stagione, raggiungere il prima possibile la salvezza per poter iniziare a programmare la prossima stagione facendo tesoro degli errori fatti in modo da poterli correggere”.  

Dalle tue parole e dal tuo sguardo traspare una passione sincera per il Varese. Hai parlato di tifosi veri, cosa vuol dire: che ce ne sono di finti?
“Purtroppo c’è sempre chi ama creare distacco e confusione, queste persone non le ritengo tifosi veri. Scontato dire che ci sono in tutte le realtà calcistiche e ovviamente anche a Varese ma, cercando di smorzare i toni della polemica, anche di questo ne parleremo a tempo debito. Oggi mi sento solo di rinnovare le mie scuse personali e per conto della società ai tanti tifosi veri, e ti ribadisco veri, che vorrei come ulteriore gesto di fiducia e di passione ci accompagnassero in queste dodici finali come farò ancor maggiormente io, rispondendo anche alla chiamata di Girardi di cui abbiamo parlato prima, con e per i ragazzi e per il Città di Varese. Ai pochi ‘disturbatori’, se ne varrà la pena, ci penseremo a fine campionato”. 

Hai parlato di disturbatori: ti riferisci soprattutto alla dura contestazione verso il Presidente Stefano Amirante?
“Assolutamente no, oggi la Curva, che a suo modo per me rientra nei tifosi veri, contestano Amirante perché rappresenta il vertice societario. Gli sbagli e i successi arrivano sempre da un lavoro di gruppo e le contestazioni, nel lecito, ci stanno e sono anima di un sentimento che è il fuoco nell’essere tifoso. Quelli che io definisco disturbatori sono gli stupidi che pensano di agire nell’ombra e pensano di manipolare ma alla fine rimangono solo stupidi agli occhi di tutti: hai presente quando un bambino chiude gli occhi pensando che così non lo vede nessuno ma ahimè in effetti è sotto gli occhi di tutti! Ecco, intendo questo”.

Sempre rifacendomi all’intervista con Girardi: abbiamo toccato anche l’argomento Bustecche.
“Ti confesso che sono soddisfatto della scelta fatta nell’iniziare il progetto Bustecche. Con un pizzzico di rammarico ti posso anche dire che è un progetto che avremmo docuto iniziare una decina di anni in occasione della mia esperienza al Varese. In questo momento abbiamo un ritardo sull’evoluzione dei lavori che è un cruccio di tutti noi, ma in virtù dell’importanza globale del centro rispetto al progetto iniziale probabilmente questa attesa sarà ripagata dal risultato finale: il primo Centro Sportivo del Club”.

Franchezza e schiettezza: in questo momento quello che più interessa ai tifosi veri è la conclusione di questa stagione. Girardi ha un po’ glissato sull’argomento girandoti la patata bollente. Ti senti di tranquillizzare i supporters biancorossi?
“Paolo (Girardi ndr) la prima cosa che ha capito del mondo del calcio è che gestire un’azienda è il compito più difficile in assoluto. Ho preso un impegno con i miei amici/clienti e ora lo prendo anche con i tifosi: mi dedicherò, affiancando Amirante, molto di più al Varese per cercare di far sì che questa stagione si chiuda nel migliore dei modi. Questo nel rispetto del progetto in generale perché sono convinto che il gruppo che si è formato saprà dare un colpo di reni per uscire da questa situazione. Sia per carattere che per le mie vicende personali sono abituato a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e gli sbagli fatti in questa stagione, che non son pochi, saranno l’insegnamento per il futuro, un futuro che, ribadisco, si inizierà a costruire un minuto dopo il triplice fischio dell’ultima partita di questa stagione in cui avremo conquistato i punti salvezza. Mi auguro, quindi, che questa travagliata stagione ci riservi un finale senza particolari affanni o addirittura impensabili retrocessioni a cui ci faremo, comunque, trovare pronti. Siamo un gruppo dentro e fuori dal campo, nelle situazioni critiche ovviamente si creano frizioni e/o incomprensioni ma da Issam, il magazziniere, agli Steward che voglio sottolineare sono un dei volontari, dallo staff ai giocatori fino a Pertile e Amirante, che hanno fatto ripartire il calcio a Varese, l’obiettivo è e deve essere uno: il blasone del Club! La sua storia e il suo futuro, passando anche da questa stagione che nelle sue difficoltà deve essere una lezione, devono essere sopra ogni cosa, dobbiamo focalizzarci tutti su due semplici concetti: umiltà e lavoro che nulla hanno a cge fare con le fantasie e le chiacchiere che spesso minano la serenità di tutto l’ambiente. Lavoro, lavoro e ancora lavoro e i risultati arriveranno di conseguenza. Questa è l’unica ricetta che conosco e che, sono certo, potrà portare risultati concreti dentro e fuori dal campo”.

Concedimi una battuta finale: buon lavoro a tutti, in bocca al lupo e… non facciamo passare altri 10 anni prima della prossima intervista.       
“Crepi il lupo caro Michele, ma non chiamarmi più fino a fine stagione che qui… dobbiamo lavorare(sorride, ci saluta, si gira e se na va ndr).

Michele Marocco

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