Cinque mesi intensi, con una missione ben chiara in testa: mantenere la categoria subentrando a stagione in corso, in un’annata iniziata con qualche difficoltà. Questa, in poche parole, la sostanza dell’avventura vincente di mister Giuseppe Fiorito sulla panchina della Vergiatese, che ha raggiunto l’obiettivo proprio all’ultima giornata, tirando un grosso sospiro di sollievo con la vittoria riportata sul Muggiò.
L’anno scorso salvezza nella post-season col Pavia, quest’anno salvezza all’ultima giornata con la Vergiatese, subentrando entrambe le volte a stagione in corso… Sono queste le sfide che più le piacciono?
“Sicuramente non me le vado a cercare… Sono loro che vengono a cercare me (ride, ndr). Sono state due sfide complicate, ma diciamo che mi piace lavorare in queste situazioni in cui bisogna riuscire a gestire la pressione. L’anno scorso il traguardo era stato raggiunto ai playout, che da quel punto di vista è stato ancora più difficile, perché in due partite ti giochi tutto. Chiaramente la soddisfazione è maggiore quando riesci a ottenere risultati pieni, anche oltre le aspettative, come successo quest’anno”.
Nel girone di ritorno avete registrato numeri non da squadra di bassa classifica. Su cosa si è focalizzato, a livello fisico e soprattutto mentale, per ribaltare una situazione difficile?
“Io penso che questa squadra, quando sono arrivato, era probabilmente scarica dal punto di vista caratteriale e motivazionale, perché arrivava da un girone molto complicato. Con quindici punti, in terzultima posizione, aveva bisogno di acquisire autostima e sicurezza nei propri mezzi. Parallelamente, sul piano del mercato, la Società è intervenuta per cercare di migliorare qualche reparto, con innesti importanti come Pescara, García, Tamma, Oliviero… In più c’è stato lo staff, che ha fatto un ottimo lavoro sotto l’aspetto fisico, tattico e tecnico. Tutte queste situazioni hanno contribuito al rendimento del girone di ritorno, in cui abbiamo fatto ventotto punti, che ci avrebbero piazzato alle spalle dei playoff se il campionato fosse iniziato a dicembre. Il merito è di tutti, perché ognuno nel suo piccolo ha dato il suo contributo, e anch’io sono molto contento del lavoro che ho fatto e di come la squadra ha portato avanti questo percorso”.
A proposito di gruppo, è stato forse l’arma in più di questa Vergiatese, composta in gran parte da ragazzi giovani e affamati, guidati da veterani di spessore?
“Sicuramente l’ingresso di Pescara e Garcia ha portato l’esperienza necessaria e quella personalità che magari nel gruppo era un po’ carente, ma io vorrei sottolineare la prova dell’intera squadra. Penso a Dal Santo, che ha fatto un grande campionato, il nostro portiere Tamma, il classe 2004 Olivero, che non aveva mai giocato in Prima Squadra, Bertoli, che ha fatto tre/quattro gol importantissimi, Tumino, che è stata una grande sorpresa, Ghilardi, Crispo… Mi viene difficile non citarli tutti perché tutti hanno dato il loro contributo e anche chi è stato impiegato di meno si è comportato benissimo quando è stato chiamato in causa, come Raimoldi o il secondo portiere Catizone, che all’ultima giornata ha giocato e ha fatto grandi interventi. Tutta la squadra, messa in condizione di lavorare bene ed esprimersi, ha dimostrato di poter dare il massimo per raggiungere questo risultato”.
È presto per parlare della prossima stagione? Cosa le piacerebbe fare?
“Bella domanda. Certamente ogni allenatore punta sempre a migliorarsi e ha l’ambizione di confrontarsi in campionati superiori, ma la realtà dice che in questo momento sto facendo un percorso in Eccellenza. Col Legnano ci ero andato vicino, arrivando fino alla finale dei playoff nazionali, anche se poi la squadra era stata ripescata, ma sinceramente un’Eccellenza diretta mi piacerebbe provare a vincerla”.
Silvia Alabardi