Era inizio agosto quando la Sestese, rimasta improvvisamente con la panchina sguarnita, correva ai ripari scegliendo senza indugio, ma con estrema attenzione, il profilo che avrebbe preso il testimone del dimissionario Puleo. Dalla Pro Sesto alla Folgore Caratese, passando, tra le altre, al Varese della promozione in D, Giuliano Melosi, che nella sua lunga carriera da calciatore ha collezionato oltre seicento presenze nel professionismo, sbarcando anche in Serie A con la maglia del Vicenza, ha sposato la causa biancoazzurra dopo una stagione conclusasi con la vittoria sul campo dei playout contro il Città di Varese. A dieci giorni dall’inizio della stagione 2023/2024, il tecnico condivide con la nostra redazione le sue prime impressioni della sua nuova tappa calcistica.

Com’è stato l’impatto con la realtà di Sesto Calende? Arrivando, in termini di calciomercato, a giochi quasi fatti, è soddisfatto della rosa a disposizione?
“L’impatto è stato sicuramente positivo. Prima di prendere questa decisione, ho valutato chi avrei trovato a Sesto. Con Danilo Vago e il ds Merlin avevo già un buon rapporto e oltre a loro conoscevo già più della metà dei giocatori. Anche se nelle mie squadre non li avevo mai avuti, allenando da quindici anni tra Eccellenza e Serie D, ormai posso dire di conoscere praticamente tutti. Penso che abbiamo una buona rosa, che dovrà essere ancora completata, ma siamo a buon punto”.

Il periodo della preparazione è forse quello più delicato di un’intera annata: in poche settimane, da un lato si deve mettere quanta più benzina nelle gambe, dall’altro cercare di costruire il gruppo che dovrà lottare per l’obiettivo stagionale. Da voi come procede?
“La preparazione sta andando bene. Conosco da diversi anni il nostro preparatore atletico (Ciro Improta, ndr), quindi sapevo già come si lavora con lui. Purtroppo non siamo riusciti a fare molte amichevoli, perché la prima è stata proprio una sgambata e la seconda con l’Arconatese è stata annullata all’ultimo, quindi sabato con la Castellanzese sarà il primo vero test che ci aiuterà a capire meglio a che punto siamo”.

Considerando la sua esperienza di calciatore e allenatore, qual è l’aspetto su cui insiste maggiormente con i ragazzi in ogni sua squadra?
“Come dicevamo prima, la preparazione è il momento in cui bisogna cercare di creare il gruppo, che è una componente molto importante. Secondo me un gruppo forte può sopperire persino a eventuali lacune tecnico-tattiche. Ovvio, avendo avuto la possibilità di iniziare se non dal primissimo giorno, comunque da quasi subito, mi sono trovato un po’ più avvantaggiato nel cercare di dare un’impronta alla squadra. Chiaramente è ancora presto e non siamo completi, ma pian piano sto facendo il mio”.

Il 27 agosto vi attende il primo impegno ufficiale di Coppa Italia. Che idea si è fatto del vostro girone a quattro?
“Penso che il nostro non sia il girone più abbordabile. C’è il Rovato che è una squadra bresciana abbastanza tosta, il Club Milanese che sinceramente non conosco e il Muggiò che ha costruito una rosa con giocatori importanti. Chiaro che se riuscissimo a passare il girone da quattro, il discorso Coppa Italia inizierebbe a diventare interessante, ma penso che le energie vadano dosate bene per fare il meglio possibile in campionato”.

Parlando appunto di campionato, il girone anno dopo anno sembra livellarsi sempre più verso l’alto. Se ad oggi si fa fatica a trovare squadre parecchio più indietro rispetto alle altre, nell’estremo opposto potrebbe esserci più di una favorita. Cosa ne pensa?
“Penso che quest’anno il girone A di Eccellenza sia quasi una piccola serie D. Tra le squadre più attrezzate ci sono l’Oltrepò, il Pavia e la Solbiatese, che secondo me è la favorita del girone, ma anche l’Ardor Lazzate e il Saronno hanno allestito delle ottime squadre e la Caronnese è sempre una formazione temibile. Con così tanti club importanti, sarà sicuramente un campionato difficile”.

E la Sestese dove vorrebbe vederla?
“Noi saremo l’outsider. Vogliamo fare bene, poi cosa sarà esattamente questo ‘bene’ lo dirà il campo. Credo, ad ogni modo, che abbiamo un buon potenziale; se riusciamo a rifinire la rosa, potremo dire anche noi la nostra”.

Silvia Alabardi

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