Full immersion nella Palestra Gallaratese (rigorosamente a Gallarate), dove il Maestro Simone Rossi, bustocco classe ’76 che pratica il Kung-fu dal 1995, ci racconta le origini e le caratteristiche dello stile Shaolin, e ci introduce anche al Tai Chi Ch’uan, evidenziando gli aspetti filosofici e morali delle due note e diffuse arti marziali cinesi.

Come si avvicinò al Kung-fu?
“All’età di diciannove seguivo molto i film dell’attore americano David Carradine, nei quali dalle arti marziali emergevano gli aspetti più filosofici e pacifici, rispetto agli altri, che erano spesso rivolti solamente al combattimento; mi affascinavano le relazioni tra i maestri e gli allievi, ed ero già intenzionato a praticare il Kung-fu Shaolin. Nella realtà bustocca dell’epoca trovai i primi corsi di quest’arte marziale cinese e anche quelli di Tai Chi Ch’uan. Lo stile Shaolin comprende anche dei principi di derivazione buddista e taoista, che ritengo si possano applicare anche nella vita quotidiana, ed è anche, a livello esecutivo, nel complesso più veloce e dinamico. Nell’universo del Kung-fu, lo Shaolin e lo stile Mantide Religiosa hanno in comune l’uso del corpo, ma ritengo che la differenza principale sia nelle tecniche di attacco, in cui lo Shaolin prevede dei colpi a pugno chiuso e a mano aperta mentre lo stile Mantide Religiosa usa le falangi delle dita. Attualmente sono Maestro Csen al quinto grado di Kung-fu Shaolin e al sesto grado di Tai Chi Ch’uan”.

Quali sono le origini dello stile Shaolin?
“In generale veniva praticato dai monaci buddisti cinesi, e noi della Palestra Gallaratese seguiamo la Scuola del Maestro di Kung-fu Shaolin e Tai Chi Ch’uan Chang Dsu Yao, che contribuì alla diffusione delle arti marziali qui in Italia, nota anche come la Scuola Chang, la quale prevede di indossare l’uniforme bianca. Il Maestro Chang fornì all’Occidente l’idea che lo Shaolin e il Tai Chi Ch’uan, stili complementari e opposti, potessero formare un genere unico di Kung-fu. Nei primi anni di pratica del Kung-fu Shaolin è previsto lo studio di forme o posizioni, chiamate in cinese Lù, che includono pugni, calci e cadute, e dopo il conseguimento della cintura nera si impara a combattere. Lo Shaolin si ispira anche alle caratteristiche dei cinque animali, come la forza della tigre, la respirazione del drago, l’equilibrio della gru, la sinuosità del serpente e la rapidità del leopardo. Lo si può considerare uno stile tradizionale, a differenza dei moderni, che sono invece molto più morbidi e veloci, richiamano le danze e non sono più finalizzati alla difesa personale. Il Kung fu Shaolin conduce al proprio miglioramento anche dal punto di vista educativo”.

Cos’è il Tai Chi Ch’uan?
“Si può ritenere come una branca del Kung-fu, e probabilmente fu codificato in Cina da parte del monaco taoista Zhang San Feng, nel momento in cui vide un combattimento tra una gru e un serpente nel quale il serpente ebbe la meglio sul volatile. Il Tai Chi Ch’uan prevede lo studio di quattro forme, allo scopo di impiegare anche la forza mentale e psicologica, non solo quella fisico-muscolare, fino a raggiungere il proprio rilassamento, la massima concentrazione e la meditazione dinamica attraverso la lentezza dei suoi movimenti. Quest’arte marziale include anche delle tecniche di pugno, calcio, in salto, e anche proiezioni. Quei quattro Lù, o dimostrazioni, ne comprendono un totale di 108 differenti”.

Prevedono l’impiego di armi?
“Sì. Nel Kung-fu Shaolin sono utilizzate diciotto armi e nel Tai Chi Ch’uan cinque. Tutte quelle del Kung-fu erano in origine degli attrezzi da lavoro contadino, e nel combattimento dello Shaolin all’inizio si impara ad usare il bastone corto per poi passare a quello lungo. Nel Tai Chi Ch’uan si usano la spada, sciabola, pugnale cinese o tiez, che corrisponde al sai giapponese, bastone lungo, lancia e alabarda, e di solito si combatte sia armati che a mano nuda. In origine, nel Kung-fu le armi avevano tendenzialmente uno scopo più bellico, mentre nel Tai Chi ne hanno uno molto più dimostrativo e coreografico”.

Come svolgete gli esami?
“Ogni sei mesi è previsto il passaggio di grado in cui gli allievi dimostrano di eseguire correttamente i Lù e le nuove tecniche che apprendono; nello Shaolin il discorso si estende anche a calci volanti e rotanti, e usano armi, che nel caso del Tai Chi Ch’uan sono impiegate solo dopo il conseguimento della cintura nera. I Lù variano a seconda del livello di conoscenza e di pratica del Kung-fu, e le cinture bianche svolgono i base. Dopo la principiante ci sono sei gradi di cintura nera, per poi arrivare alla cintura oro, un riconoscimento interno da parte della Federazione Sportiva Europea di Kung-fu. Intendo preparare degli allievi al meglio, affinché assimilino il mio programma e possano poi in futuro anche raggiungere il mio stesso livello: attualmente dispongo di diciassette atleti, tra i quali pre-adolescenti, uomini e donne”.

Qual è il risvolto sportivo e agonistico di queste discipline?
“Fino al 2019, prima del Covid, abbiamo svolto delle gare di Kung-fu Shaolin, per bambini e ragazzi fino ai venticinque anni, e di Tai Chi, nelle quali svolgevamo solo i Lù anche in coppie prestabilite; non erano previsti i combattimenti. I nostri atleti sono inseriti in un ente di promozione sportiva che rilascia un tesserino e noi, nell’insegnarle, intendiamo riscoprire in particolare quei benefici che giovano soprattutto sul piano mentale e morale”.

Nabil Morcos

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