L’uscita dal CDA di Pallacanestro Varese, le risorse portate alla società biancorossa, l’addio di Arcieri e Ferrero, la sua Gallarate. Temi importanti e molto attuali che un mai banale Thomas Valentino, tratta nella sua intervista rilasciataci.

L’uscita dal CDA di Pallacanestro Varese come si è sviluppata?
“E’ stato un atto dovuto per un passaggio aziendale. Come in tutte le realtà, quando c’è un passaggio aziendale con un nuovo organigramma, era già previsto di fare questi cambiamenti. Che poi il fatto che io e Giuseppe Boggio siamo usciti in maniera più veloce, abbia portato a pensare ad un’escape dopo il caso penalizzazione, non è assolutamente così. Siamo estranei ai fatti, non era di nostra competenza quella parte di gestione in quanto lui membro di sostegno e sponsor, io addetto al Markenting e fundraising. C’è stato questo cambio per l’ingresso di un nuovo socio forte in azienda, il Gruppo Pelligra, c’è la decadenza del primo CDA e se ne elegge uno nuovo”.

In questo passaggio c’è stato qualcosa che le ha dato fastidio a livello di comunicazione?
“Probabilmente il fatto di aver sentito spesso ripetere la frase: “faremo meglio di quanto fatto negli anni prima”, come se fosse stato fatto un lavoro sbagliato. Fare la guerra con una pistola d’acqua e vincerla penso abbia più valore che farla con i carri armati, chi ha orecchie per intendere, intenda. Io penso che si debba avere rispetto sia per chi entra ma anche per chi è uscito. Il lavoro che ha fatto l’ultimo CDA di Pallacanestro varese merita grandi applausi, perchè siamo stati sempre un gruppo molto coeso e mi riferisco a 4 persone operative: il sottoscritto, Giuseppe Boggio, Alberto Castelli e Umberto Argieri, che abbiamo lottato fortemente, ogni giorno, per fare qualcosa in più rispetto a quello prima. Eravamo in un periodo storico davvero complicato per la società. Arrivavamo dalla gestione Coppa, abbiamo vissuto il periodo del covid e nonostante tutto siamo sempre riusciti ad arrivare a break even a fine anno, risanando un buco di bilancio molto pesante. Sfido chiunque a fare quanto abbiamo fatto noi, con risultati che parlano da sè, di una squadra sempre salvatasi sul campo fino ad arrivare a quanto fatto poi la scorsa stagione con l’accesso, sul campo, ai playoff. Quindi, quando sento dire faremo meglio di prima, io me lo auguro perchè siamo tutti tifosi della Pallacanestro Varese, però penso serva forse un po’ di cautela in più, perchè quanto fatto da chi c’era prima è stato un vero e proprio miracolo”.

Rimanendo sul lato societario, molti si chiedono se quel gruppo d’imprenditori molto legato alle figure del vecchio CDA rimarrà al fianco della società biancorossa, perchè notizie, a riguardo, non ve ne sono più state..
“Ognuno ha il proprio modo di reagire alle situazioni. Io non mi permetto di parlare dei miei ex colleghi che faranno le scelte secondo loro più corrette. Per quanto mi riguarda, invece, ho ufficialmente rispettato le mie promesse rispetto a quanto uscito qualche settimana fa su un altro giornale. Per i prossimi tre anni il gruppo nel quale ci sono io ma anche Luca Magnoni di Prevcom ed altri, porterà risorse alla Pallacanestro Varese che vanno quasi ad equiparare l’investimento del gruppo australiano e questa è una certezza già contrattualizzata. Un sostegno non su base annuale ma triennale, che permetta così alla società di programmare e non di vivere alla giornata. Questo dimostra che quando parlo, come fatto in passato, non lo faccio a caso ma rispetto quando dico. L’unica cosa che penso è che forse a livello comunicazione questa cosa si sarebbe potuta rilanciare di più, perchè mi chiedo quanti tifosi sappiano di questo? Nessuno. Noi non vogliamo notorietà, ma semplicemente penso che l’attenzione a quanto questi imprenditori fanno per il bene della Pallacanestro Varese andrebbe data in misura maggiore, perchè penso sia giusto che la gente sappia anche queste cose”.

Lei che ha vissuto dall’interno il rapporto tra Scola e Arcieri, se e quanto è rimasto stupito di questa separazione?
“Io penso che Scola abbia un atteggaimento giusto, nel senso che detta tempi e misure. Lo capisco benissimo perchè è quanto mi capita in azienda. Se Arcieri ha avuto le sue buone ragioni per andare via non bisogna dire che Scola abbia sbagliato qualcosa nella gestione della situazione. E’ stata una seprazione consensuale dovuta al fatto che le tempistiche di uno e dell’altro non combaciavano probabilmente. Si sarebbe magari potuta abbassare un po’ l’asticella della pressione e si sarebbe avuto lo stesso gruppo dello scorso anno. Ognuno fa le sue scelte e sarà poi il campo a parlare”.

Non posso non chiederle una considerazione sull’addio di Ferrero e su come sia avvenuto, che è uno dei più grandi temi di dibattito di questi giorni?
“Tutti vogliono un nuovo corso, che viene inneggiato e che io apprezzo molto perchè penso che Scola stia facendo un lavoro sublime. Fare un corso nuovo significa anche prendere decisioni pesanti, forti ma soprattutto seguire una propria linea basata sul concetto di ringiovanimento e sostenibilità del gruppo. Purtroppo si è arrivati in un momento in cui si è dovuta dividere la parte societaria da quella del tifo e della passione. La seconda vorrebbe che un Andrea Meneghin, un Pozzecco, un Giancarlo Ferrero giocassero fino a oltre 40 anni, la prima invece fa altri ragionamenti. Bisogna avere la forza di saper scindere l’amore per un giocatore, un capitano, da un progetto che guarda ad una programmazione plurinennale. Con questo non voglio dire che Giancarlo era arrivato al suo tempo, però evidentemente, dopo un’annata in cui anche le scelte tecniche avevano dimostrato che Ferrero non fosse proprio nel novero dei preferiti di coach Brase, si è arrivati ad un punto di non incontro”.

Lei non pensa che però da un punto di vista di peso nello spogliatoio la squadra e la società perdano molto?
“Lo penso, però bisogna capire che all’interno di un progetto nuovo, innovativo, stile NBA, basato sui giovani, si perda un po’ quel concetto di bandiera. Si preferisce puntare su un concetto di roster”.

Thomas Valentino avrebbe cercato un modo per chiudere in maniera diversa però il rapporto con il capitano della Pallacanestro Varese?
“Io avrei fatto tante cose probabilmente in maniera diversa. Il concetto però è che io non sono più nessuno per la Pallacanestro Varese e prima non avevo un tale potere di manovra e va bene così. Oggi si può sugellare solamente via web l’uscita di Ferrero perchè fino a fine anno non si sapeva cosa sarebbe successo, credo poco a chi annuncia ben prima della fine di un campionato i piani del futuro. Penso che comunque l’ultima partita in casa di Ferrero con Scafati, con il saluto alla gente, con la vittoria e la salvezza, sia stata un’uscita con il massimo degli onori”.

Chiudo con una domanda sulla sua Gallarate. Dopo un’ottima annata, la prima su piazza nazionale, chiusa con i Play-In contro Legnano, quali sono le ambizioni in vista del prossimo anno in B Interregionale?
“L’anno scorso ci siamo presentati in maniera umile al campionato, come giusto fosse. Era un viaggio e l’abbiamo vissuto al meglio, mentre questa stagione l’affronteremo molto più da “battaglia”. Abbiamo già oggi un roster di tutto rispetto con De Bettin, Moscatelli, Passerini, Molteni, Clerici, Antonelli, Milovanovic ed i giovani Basso e Paparella. A loro dobbiamo ancora aggiungere un 3 ed un 4 potenzialmente titolari per i quali, però, non abbiamo fretta. Per concludere, penso che abbiamo tutte le carte in regola per giocare un campionato da protagonisti”.

Alessandro Burin

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