La 45ª edizione del Rally Dakar (dal 31 dicembre 2022 al 15 gennaio 2023) era uno degli appuntamenti più attesi dagli appassionati di motori di tutto il mondo. Dal 2020 la corsa si svolge interamente tra le dune del deserto dell’Arabia Saudita e, come da tradizione, non è certo mancata la presenza di migliaia di tifosi: 14 tappe per una distanza complessiva di 8.548km (di cui 4.705 di prove speciali) che portano con se un fascino unico e, purtroppo, mortale.

La storia della Dakar è sempre stata costellata da disgrazie (vista la sua pericolosità che, paradossalmente, le conferisce così tanto fascino) e l’attuale edizione non ha fatto eccezione: a farne le spese è stato Livio Fassinotti, travolto dal camion del pilota ceco Ales Loprais martedì sera in occasione della nona tappa tra Riad e Harad. Il sessantanovenne torinese si trovava dietro a una duna per scattare alcune fotografie, in una posizione che però lo avrebbe reso invisibile agli occhi dei piloti al punto che Loprais non si è inizialmente accorto dell’accaduto.

Un tragico evento che l’ex allenatore del Città di Varese Ezio Rossi ha vissuto quasi in prima persona visto che appena una manciata di minuti prima si trovava proprio in compagnia del suo compaesano. Un incontro casuale (i due si sono conosciuti proprio alla Dakar) ma che, vista la stessa provenienza e la stessa passione, li ha subito fatti entrare in sintonia. Rossi, nella giornata di ieri, ha postato una sua foto scattata proprio da Fassinotti, ricordandolo così: “Questa foto me l’hai scattata tu, dieci minuti prima di lasciarci… Ci eravamo appena conosciuti, mi avevi raccontato della tua passione per i motori e per il deserto. In pochi minuti ho capito che eri una bella persona… poi sei andato di corsa sull’altra duna… Ciao Livio riposa in pace“.

L’accaduto ha inevitabilmente scosso organizzatori, piloti e spettatori. Tra questi ultimi rientra proprio Ezio Rossi che, in attesa di una nuova avventura in panchina, ne aveva approfittato per una vacanza in Arabia Saudita in modo anche da sbollire la rabbia per la squalifica di 45 giorni rimediata dopo la querelle con il Città di Varese.

Matteo Carraro

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