Lo sappiamo tutti che la cosa più difficile nella vita di ogni essere umano è riuscire a trasformare un’idea in una realtà concreta. Richiede fatica, grandi capacità, conoscenze e perché no, anche una buona dose di fortuna che non fa mai male. Insomma, tutta una serie d’incastri che faccia sì che alla fine quel progetto studiato nella propria testa possa diventare qualcosa di tangibile e concreto agli occhi di tutti.

La ricetta, questa ricetta, è quella che ha seguito la Pallacanestro Varese e la sua dirigenza, in particolare nella persona di Michael Arcieri, quando fin dal suo arrivo a Varese, ovviamente voluto, sostenuto e fiancheggiato da Luis Scola, ha cercato di instaurare una certa filosofia per dare vita ad un’idea ben precisa di basket e più in generale d’identità.

Identità, ecco, un concetto spesso astratto che diventa concretissimo nella vita della OJM di oggi, nella quale ogni componente della società e ogni suo tifoso sa riconoscersi, interpretare nel proprio ruolo e nella propria dimensione, il tutto in maniera fattuale e concreta per portare avanti una bellissima idea che non è più solo tale.

La partita di ieri contro Napoli, che lo ricordiamo aveva battuto una certa Olimpia Milano una settimana fa, è stata la consacrazione perfetta di un’idea divenuta realtà, che nel giro di 5 mesi tra passi in avanti e indietro, tra pregi e difetti, ha plasmato non solo una squadra e una società ma tutto un popolo, quello biancorosso, che oggi si sente parte integrante di un disegno che ad inizio stagione portava con sè più di un dubbio e perplessità.

Come detto all’inizio, però, in questi casi tutta una serie di variabili si va ad unire e non è merito del caso ma della progettualità chiara, delle conoscenze e della professionalità. Poi è vero, devi azzeccare il play giusto, Ross, devi trovare il pivot che ti dia garanzie sperate, (Owens si sta svegliando?), devi trovare l’alchimia giusta tra tutti gli incastri, devi avere il coraggio di sostenere la scelta di puntare su Reyes da 4 titolare e sostanzialmente unico inteprete del ruolo e vincerla, devi trovare due top player che ti guidino il gruppo pur con poche risorse economiche a disposizione, devi puntare sulla crescita degli italiani e devi pregare che nessuno si rompa in corso d’opera.

E se qualcuna di queste cose va storta? Beh, devi dimostare di saper reagire ai colpi e rialzarti, quello che ha fatto Varese, che si è conquistata punto dopo punto il quinto posto a fine girone d’andata, che vola alle Final Eight di Coppa Italia come mina vagante che nessuno vorrebbe incontrare, che sa di poter andare al di là di un infortunio pesantissimo come quello di Reyes, che resiste ai colpi e alle voci esterne e che continua sulla sua strada, seguendo quella bella idea che oggi è concreta realtà, nella quale tutti si identificano e che è riconosciuta da fuori come grande dimostrazione di progettualità, conoscenza e professionalità.

E’ giusto godersi questo momento, senza pensare con il solito pessimismo insito nella natura umana, a quello che potrà essere da qui alle prossime settimane, perché i sogni è bello viverli nel momento stesso in cui si realizzano e quel che sarà, sarà, intanto la realtà di oggi è che questa Varese è tornata a fare paura e non vuole smettere di stupire.

Alessandro Burin

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