L’annata che non ti aspetti, il mister che è “costretto” a lasciare la squadra dopo una giornata, il cambio in panchina, i risultati che non arrivo ad un nuovo allenatore, il terzo in pochi mesi, per provare a scuotere un ambiente che ha perso fiducia ma soprattutto la bussola in una categoria che aveva sempre navigato come un marinaio esperto: eccolo qui, in sintesi, il periodo settembre 2022 – febbraio 2023 della Valceresio.
Diciotto punti appena e la quart’ultima piazza, roba da non credere se pensi che lo scorso maggio fu semifinale playoff. 
Tanti punti di domanda e poche certezze, fra queste certamente Vincenzo Di Carluccio. Il terzino di spinta che indossa questi colori da 5 anni è uno dei capisaldi di una squadra in difficoltà, ed è lui che analizza la situazione con fare lucido, senza paura di prendersi delle responsabilità. 

Da dove partiamo? Dall’addio di mister D’Onofrio ad inizio anno?
“Purtroppo nasce tutto da lì, dalla perdita del nostro condottiero principale, è stata una botta, inutile girarci attorno, ma non solo e non tanto perché abbiamo subito dovuto cambiare mister, quanto perché era un meccanismo collaudato e tutto funzionava per il verso giusto; eravamo abituati a lavorare in un certo modo, abituati a certe dinamiche, abituati ad una certa filosofia di gioco, questo cambio repentino e forzato ha scombussolato noi e la società”. 

Perché dici che è un cambio che ha portato delle difficoltà anche oltre il rettangolo di gioco?
“Perché quando qualcosa non funzionava non c’era bisogno di appellarci chissà dove, il mister sapeva sempre cosa fare e come rimettere a posto le cose, bastava davvero poco, in prima categoria avevamo un lusso, questo è innegabile, e soprattutto lui gestiva anche la juniores, quando doveva “pescare” tra i giovani sapeva bene chi scegliere e come schierarlo, io posso dire di essere una delle persone che più ha legato con lui e ancora oggi lo sento spesso, però dall’altro lato bisogna guardare avanti e non certo piangersi addosso”.

Da lì si sono susseguiti due avvicendamenti, prima mister Tomasoni poi mister Colombo…
“Mister Tomasoni è un tecnico giovane e le cose non hanno funzionato come la società sperava, e tutti noi speravamo, mister Colombo ha certamente un’esperienza diversa, è molto più simile a D’Onofrio, è una persona di grande spessore ed ha una preparazione incredibile, da questo punto di vista direi che siamo nelle mani giuste”.

Chiuso il capitolo allenatori, con che Valceresio abbiamo a che fare oggi?
“È inutile nasconderci, abbiamo a che fare con una Valceresio più debole rispetto allo scorso anno. Questo perché non abbiamo mai avuto a disposizione Di Simone, su cui puntavamo molto, e non abbiamo mai avuto Caturano, altro giocatore su cui la società aveva investito parecchio. Togliendo loro siamo al cospetto di una squadra dove i senatori, come Ndzie, a sua volta per una serie di acciacchi, non riescono a dire loro, e dove mancano i vari Chinchio, Coccioli, Cinieri, che magari non erano sempre titolari ma che davano una grossa mano pur partendo dalla panchina e sotto tanti punti di vista, siamo imbottiti di giovani, hanno qualità e ci mettono impegno ma arrivano dalla juniores, non possiamo caricarli di ulteriori pressioni e aspettative, fermo restando che tutti, ma proprio tutti, dobbiamo fare di più”.

Se però mettiamo tutto sul piatto della bilancia non possiamo non citare altri nomi come Memaj e Markaj, da cui invece ci si aspetta ancora oggi qualcosa in più.
“Sai è facile dire da Memaj ci si aspetta qualcosa in più, da un lato è vero ma dall’altro non siamo nemmeno stati così bravi nel metterlo nelle migliori condizioni possibili per esprimersi secondo le sue possibilità, quanto a Giuliano, invece, questa è per me una nota lieta, io sono un po’ un romantico del calcio e prima di appendere le scarpette al chiodo mi ero posto l’obiettivo di giocare ancora qualche mese con lui, ci sto riuscendo, arriva dalla Svizzera e da un periodo di stop perché lì il campionato si ferma prima, deve trovare la giusta condizione, già domenica contro il Cassano lo abbiamo visto più in palla”.

A proposito di Cassano: pronti via subito gol, come spesso accade ultimamente, poi la ribaltate, poi vi sorpassano di nuovo ma in extremis riuscite a pareggiarla, l’ennesima battaglia di un campionato imprevedibile…
“Se metto in fila tutti gli episodi di questo campionato è da non crederci, così come sicuramente gli altri avranno avuto i loro per carità, ma alla prima palla prendiamo gol, dobbiamo rincorrere, abbiamo chance e non le sfruttiamo, è un copione che ci si ripete ogni domenica, ma contro il Cassano ci abbiamo davvero creduto e quel pareggio in extremis voglio interpretarlo come un segnale”.

Cosa hanno in più rispetto a voi le squadre che vi stanno davanti?
“Alcune secondo me nulla, ma sono state più brave di noi ad incanalare questa stagione nel verso giusto, per esempio facendo tanti punti in casa, non riuscire a vincere al Peppino Prisco ci pesa molto e continuo a non spiegarmelo”.

Domanda secca: chi vince il campionato?
“Gallarate”.

E domenica tra Valceresio – Victoria?
“Lo sai che a questo non rispondo, ma è una gara cruciale, loro sono nella nostra stessa situazione e hanno grandi individualità, arriva un mese difficile, con gare che non possiamo sbagliare per nessun motivo”. 

In chiusura, cosa deve fare la Valceresio per salvarsi?
“Di più, deve fare di più. Sembra un paradosso ma dobbiamo essere brutti, e noi non siamo abituati ad esserlo, ci sono gare che sono battaglie, dobbiamo essere pronti per combatterle, sai quando sei implicato in una lotta per non retrocedere è diverso, devi avere una fame che non hai mai avuto, purtroppo capitano anche le annate così e la maggior parte dei mea culpa sono nostri, ci sono alti e bassi, io gli alti di quest’anno li sto ancora aspettando ma sappiamo tutti che più che aspettare dobbiamo andare a prenderceli”.

Mariella Lamonica

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