62 punti subiti nei primi 20′, 31 negli ultimi 20. Basterebbero questi dati per riassumere la partita della Pallacanestro Varese in quel del PalaBarbuto contro la GeVi Napoli. Aggiungiamoci però i 101 punti segnati e il quadro diventa davvero completo, perché è vero che gli attacchi fanno vendere i biglietti mentre le difese vincono i trofei, ma questa Pallacanestro Varese nella sua filosofia cerca di intersecare questo doppio assunto per adattarlo al proprio contesto ed alla propria forma.

La forma di una squadra che a Napoli riprende la corsa playoff, più agguerrita che mai con ben 5 squadre a 22 punti, ripartendo dall’unione, tra compagni di squadra e tra squadra e staff tecnico, tutti centrati verso l’obiettivo. Unione che porta il gruppo a svoltare difensivamente in maniera netta nell’intervallo della gara di Napoli, un cambio radicale possibile solo quando la coesione tra tutti gli intepreti, in campo così come in panchina, è ai massimi livelli.

La risposta migliore dopo 4 sconfitte in 5 gare giocate, dopo che l’attacco sembrava inceppato, dopo che il calendario aveva messo di fronte ai biancorossi una bella montagna da scalare, dopo la delusione, cocente, dell’eliminazione ai quarti di Coppa Italia, dopo aver fatto i conti con quel vetro invisibile ma tanto tangibile che separa i biancorossi dalle formazioni più in alto di lei in classifica.

A Napoli Varese vince la partita svoltando soprattutto sotto le plance dove, dopo un primo tempo di sofferenza totale passato a fronteggiare in maniera assolutamente insufficiente Willimas e Wimbush, i biancorossi svoltano sulle ali del duo, finalmente complemantere a livello di prestazione, Caruso-Owens, sulla consistenza di un ritrovato Reyes e sulla costanza di un Jaron Johnson decisivo nonostante qualche solito peccato di vivacità comportamentale.

La OJM però la sfida la vince soprattutto affidandosi allle mani e alla regia di Cobey Ross che riporta i biancorossi ai fasti di qualche settimana fa, prima dell’inizio del girone di ritorno, riaccompagnandoli nella propria comfrot-zone, quella in cui Varese segna, tanto e può anche permettersi di subire allora, troppo, come i 93 punti concessi alla GeVi.

Qui sta il vero bandolo della matassa: riuscire, per Varese, a trovare il modo di portare nella propria dimensione quel doppio assunto iniziale secondo cui gli attacchi vedono i biglietti mentre le difese vincono i trofei, perché la OJM di oggi non può esistere senza un attacco che venda i biglietti ma al contempo non può pensare di continuare a vivere con una difesa come quella dei primi due quarti a Napoli, altrimenti quel vetro invisibile ma molto tangibile, nei risultati e nelle prestazioni, rimarrà il limite di una stagione in cui Varese, di limti rispetto agli ultimi anni, ne sta superando tanti.

Gli ostacoli però, sono fatti per essere superati, i vetri per essere rotti e chissà che Varese non possa farlo già sabato, quando arriverà al Lino Oldrini Pesaro, quando l’obiettivo è dimostrare a se stessa ed agli altri, di poter infrangere qualsiasi ostacolo, anche quello di battere chi la precede in classifica, che finora è stato l’unico vero limite di un’annata certamente positiva.

Alessandro Burin

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