L’annata che non ti aspetti ma che devi condurre in porto nel miglior modo possibile, e il miglior modo possibile si chiama salvezza: è questo l’obiettivo del Victoria e lo sa bene Andrea Randon, centrocampista gialloblù che, vuoi per l’esperienza, vuoi per la maturità, ma vuoi anche per la duttilità, si sta cimentando in ruoli diversi, affrontandoli tutti con la stessa intelligenza calcistica.
Dicono che quando si invecchia si arretra per allungare la carriera, ma poi sono ritornato esterno nel 3-5-2, sono un po’ confuso sui miei ruoli ultimamenteafferma ridendo.

Tredicesima piazza, 25 punti, piena bagarre salvezza, non certo l’annata che vi aspettavate, partiamo da qui.
“Sì siamo partiti con altri obiettivi e ci siamo ritrovati a fare i conti con una rincorsa mancata e con un ridimensionamento delle ambizioni, non è andata come speravamo, questo è inutile nasconderlo, però se dobbiamo guardare al presente dobbiamo dire che arriviamo da 6 risultati utili consecutivi e che oggi le sensazioni sono buone o comunque migliori di qualche tempo fa, lavoriamo bene, abbiamo le idee chiare, siamo più sereni”.

Cosa non ha funzionato secondo te e cosa ha condizionato il vostro cammino?
“Degli errori sono stati fatti, e questo è ovvio, ma ci sono anche annate che vanno storte e bisogna accettarle, però gli obiettivi restano obiettivi, non è facile ma quando la domenica vai in campo devi sapere che stai lottando per il tuo obiettivo, forse gli stimoli sono diversi, ci sta, ma nella tua testa devi essere convinto di ciò che stai facendo e di ciò che vuoi raggiungere”. “Quanto al “condizionato” – prosegue Randon – penso che le prime dieci giornate dicano molto, ci sono stati momenti chiave, sliding doors se vogliamo chiamarli così, che hanno compromesso il resto della stagione, mi viene ad esempio in mente la partita con il Laveno dell’andata dove, anche a detta loro, se avessimo vinto 4-0 non ci sarebbe stato nulla da dire, ed invece perdiamo 2-0, al ritorno 5’ e ci ritroviamo con l’uomo in più ed un rigore a favore, questo è il calcio, però vedi al ritorno stavamo già lottando per qualcosa di diverso”.

Quando vi siete resi conto che quest’annata aveva effettivamente preso un’altra piega?
“Nel momento di mezzo, se non reagisci, è perché qualcosa sta cambiando per davvero, non che sia facile, ma quando sei a metà tra un obiettivo e l’altro, diametralmente opposti, o trovi davvero le forze di fare il salto, oppure se molli anche solo un attimo cambia tutto, noi in questo non siamo stati abbastanza bravi e ci siamo davvero trovati a fare i conti con una situazione differente rispetto a quella che avremmo voluto ad inizio anno”.

In un’annata difficile c’è stato anche il triplice cambio d’allenatore, come lo avete vissuto? E come ti trovi con il tuo attuale tecnico?
“Sì, questa è stata un’altra vicissitudine, siamo partiti con Efrem e credo che tutta la squadra abbia poi risentito del suo esonero perché è un allenatore preparato, che sa farsi voler bene, che sa gestire il gruppo, quindi quando è subentrato Bortolato, tra l’altro nel peggior momento in assoluto della stagione, eravamo ancora scossi, per me l’operato di Gabriele non è valutabile perché io penso sia una persona splendida arrivata nel momento sbagliato, lì eravamo nel limbo, ci voleva la svolta e non c’è stata, finché non è subentrato Turri che dalla sua conosceva l’ambiente e forse più di altri sapeva dove andare a parare, come muoversi, ha ridato entusiasmo, le prime 4 partite del ritorno sono andate avanti sulla stessa falsariga di ciò che ci stavamo lasciando alle spalle, ma poi abbiamo trovato una quadra e sono arrivati anche i risultati. Come mi trovo io con lui? Direi bene, è vero che lo conoscevo già e che è un mister giovane ma sono uno che non fa fatica a scindere il ruolo d’allenatore da quello di amico, ed è giusto e normale che sia così, la stima e l’amicizia che possono esserci sono una leva da sfruttare nel modo giusto, anche le critiche bisogna saperle comprendere, poi io sono permaloso, lui pure, questo non aiuta (ride ndr), ma va bene così, ad ogni modo sta facendo quello che deve fare”.

Guardando la classifica ad oggi si prospetta un playout con la Valceresio, credi finirà così?
“Penso sinceramente che il Bosto sia un po’ in difficoltà, che paghi forse la gioventù e l’inesperienza ma che sia una buona squadra, anche contro di noi lo hanno dimostrato, la Valceresio adesso si è presa tre punti a tavolino ed ha elementi d’esperienza che possono dare una grossa mano soprattutto in questo finale di stagione così delicato, non so se finirà così, noi puntiamo a fare i 12 punti restanti e poi capiremo quale sarà il nostro destino”.

Uno sguardo alle zone alte e al resto della classifica: te lo aspettavi così questo campionato? Come finirà?
“Proprio così no, sono sincero, ma lo dico al di là del Victoria, qualche sorpresa secondo me c’è stata, ad un certo punto ho creduto lo stravincesse il Gallarate ma più che altro perché contro di noi li ho visti molto solidi, ed invece nel momento più difficile hanno titubato un po’ al cospetto di un Mozzate che invece si è ricompattato ulteriormente e che secondo me ha spinto sul blocco dei più esperti e sul mister, altrettanto esperto, andando a prendersi la vetta della classifica, credo che le prime tre posizioni rispecchino i valori ed i percorsi fatti e cito anche il Laveno perchè da neopromossa mi è piaciuta molto, per il finale prevedo un playoff ridotto, con la sola finale Gallarate – Laveno”.

Ancora due cose: la prima è cosa pensi del campionato del tuo amico e compagno Mattia Cinotti (14 reti di cui 1) e poi cosa pensi della tua stagione.
“Mattia è un attaccante che fa tanto lavoro che altri non vedono, io l’ho sempre detto per me non è il classico bomber da valanghe di gol, anche se poi i suoi gol li fa sempre come quest’anno, ma lui spreca tante energie, lotta, torna a difendere, non si tira mai indietro, inutile nascondersi ma se non lo avessimo avuto probabilmente staremmo parlando di seconda categoria, ci tengo a dire, però, che qui ci sono tanti ragazzi validi e che anche gli ultimi arrivati nel mercato di dicembre si sono messi a disposizione e ci stanno dando una grossa mano, quanto a me sono soddisfatto a metà perché nel girone d’andata ho avuto una serie di problemini che mi sono trascinato, ho avuto il covid a novembre, ho chiuso l’anno non al top e quindi rammaricato, nel girone di ritorno penso invece di essere tornato su buoni ma anche ottimi livelli e penso che proprio questo mi abbia permesso tanto di dare il mio contributo quanto di fare ruoli diversi”.

Mariella Lamonica

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