Il nostro viaggio nella dinastia cestistica dei fratelli Caccia è giunta al termine con l’ultimo episodio dedicato a Vittorio, dopo aver raccontato di Carlo, Luigi e Giovanni.

Eccolo, dunque, “Caccia 4”, l’ultimo. Ma, tecnicamente, tutt’altro che l’ultimo. Anzi, forse, probabilmente, il più definito nel quartetto. Vittorio, 185 cm., playmaker fosforico, classicamente dotato di letture cestistiche di alto livello che univa a eccellenti doti di passatore e una leadership tecnica mai urlata, mai sopra le righe e proprio per questi motivi sempre riconosciuta dai compagni di squadra. Ovviamente anche Vittorio seguendo il “fli-rouge” di famiglia completa il ciclo di formazione giovanile nell’Omega Bilance Busto e chiude il cerchio famigliare come giocatore in prima squadra.  

“La prima cosa suggestiva che vorrei sottolineare, visto che non l’hanno ancora fatto nè i miei cugini, nè i miei fratelli, è questa: nella stagione 1977 – 1978 noi Caccia, per la prima volta nella vita, ci ritroviamo presenti in tutte le squadre giovanili dell’Omega Bilance Bustese con Carlo sia in prima squadra che negli Juniores, Luigi solo negli Juniores, Giovanni nei Cadetti e io nella squadra Allievi. Anche io, come tutti i Caccia che mi hanno preceduto e, per così dire, hanno tracciato il mio percorso, dopo le categorie giovanili faccio il mio “giro” in prima squadra nella stagione 1980-1981 nell’Omega Bilance in Serie B. Alla guida della squadra c’è coach Franco Passera in un’annata che si conclude diverse partite di alto profilo e una salvezza molto tranquilla. Io scendo in campo nel tornei di preparazione in precampionato e ricordo con particolare emozione un quadrangolare disputato nel settembre del 1980 al PalaAriosto. In quel torneo coach Passera, anima sensibile, mi fa esordire in prima squadra e tra l’entusiasmo trascinante dei miei compagni di Liceo e delle giovanili presenti sulle tribune metto a segno anche alcuni canestri che, ovviamente, al termine della partita mi costano un successivo pagamento di birre a tutti gli amici. Invece, durante il campionato, la musica tecnica e fisica è ben diversa e noi giovani aggregati che ruotavamo in panchina prima squadra – Lorenzo Sartoni, Roberto Riva, Mitch Azimonti, Mario Crespi – non vediamo mai il campo, ma tutti comunque beneficiamo a piene mani del fatto di potersi allenare e fare da sparring-partner di grandi giocatori”.

Dopo la parentesi Omega, come prosegue la tua carriera?
“L’anno dopo, stagione 1981 – 1982, gioco nella Sire Lonate Pozzolo e – dice con fine umorismo Vittorio – facevo la “Riserva di Caccia”, nel senso che parto dalla panchina per dare riposo proprio a mio fratello Giovanni. Di quella mia prima vera stagione fra i senior conservo un ricordo bellissimo che, appena si va sull’argomento, sfoggio ancora oggi per prendere in giro i miei famigliari. Infatti, nell’accesissimo derby contro la Gorlese partendo dalla panchina gioco una grandissima partita e vestendo i panni del protagonista assoluto batto mio fratello Luigi e mio cugino Carlo prendendomi la rivincita dopo le centinaia di partite perse contro di loro al campetto. Ripensandoci non ci credo ancora. A Lonate gioco un altro paio di campionati e nella stagione 1984 – 1985 vivo una grande stagione vincente nel Gruppo Sportivo Galileo Galilei di Sacconago. In quella stagione, gioco playmaker in una squadra nuova di zecca composta da tantissimi giovani e da un quartetto di espertoni. La nostra partenza è quasi sottotraccia e, addirittura, al’esordio con Tradate “becchiamo” malamente. Quello sberlone però ci rianima di colpo e da lì in avanti, comprese le gare di Final Four, inanelliamo un filotto di 25 partite vinte consecutive e saliamo in Promozione. Così nella stagione 1985 – 1986 si profila un’altra occasione per sfidare fratelli e cugini in un derby, incredibile, inedito e mai più riproposto contro il CAS, ovvero una sfida tra due squadre di Sacconago. Praticamente, ci si affrontava tra ragazzi che a volte abitavano nella stessa via. Tuttavia, nonostante queste bellissime sensazioni, anch’io come Giovanni smetto presto perchè gli impegni universitari – Vittorio è avvocato, legale delle assicurazioni nell’attività di famiglia -, richiedono un impegno totalizzante che non si concilia più con la pallacanestro”.

Chiudiamo quindi in bellezza con le tue “nomination” per il tuo MVP e per il quintetto ideale
“Come MVP scelgo senza esitazioni Claudio Lesica, giocatore simbolo, e per tanti anni, del periodo più bello e avvincente dell’Omega Bilance. Un grande giocatore, ma soprattutto un ragazzo straordinario, simpatico, attento ai bisogni di tutti e sempre molto disponibile con noi giovani che ci allenavamo con la prima squadra. Infine, il mio quintetto ideale è formato da noi quattro Caccia, con Gianmario “Lupo” Galmarini come centro dominante e fantastico e tranquillizzante uomo di raccordo in tutte le situazioni tecniche e tattiche. Non vorrei passare per presuntuoso, ma con quarant’anni di meno credo che nelle varie categorie delle “minors” con uno “starting five” del genere faremmo bellissima figura anche al giorno d’oggi”.     

Eccola dunque giunta al termine la lunga e interessante vicenda cestistica e umana “dei Caccia”. Quattro storie che finiscono con l’essere la rappresentazione plastica di come non ci si dovrebbe comportare in tema di valorizzazione dei giovani. Tuttavia, nel caso dei Caccia resta fortissima, insopprimibile, la sensazione che nel crudele e affascinante gioco delle “Sliding doors” se avessero indossato un’altra divisa forse per tutti e quattro sarebbe finita diversamente.

Così, a modesto parere di chi scrive, credo che se fossero nati cestisticamente una decina di chilometri più a Est, per esempio all’allora Pallacanestro Legnano, avrebbero avuto – vedi nomi come Rossetti, De Dionigi, Marco Cavalleri, Provenzi, Grassi e altri ancora – una fulgida e splendida carriera da celebrati e ammirati “enfant du pays”.

Qualcuno dirà, ed è vero, che manca e ovviamente mancherà sempre la controprova. Ma, se è vero che due indizi fanno una prova, la conclusione, adesso, traetela voi…

Massimo Turconi

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