Nel pomeriggio il Varese è tornato al lavoro alle Bustecche per dare il via alla settimana che condurrà all’ultima trasferta del 2024 in quel di Cairo Montenotte, contro una Cairese invischiata nella bagarre playout. Tappa da non sbagliare, con tre punti imprescindibili (così come lo saranno quelli del 22 dicembre all’Ossola contro il Gozzano) nella rincorsa alla vetta, saldamente occupata da quel Bra con cui i biancorossi hanno pareggiato 1-1 la scorsa domenica. Risultato che ha diviso i tifosi fra chi dà per finito il campionato e chi invece ci crede ancora. Di certo ci crede il Varese, come ribadito da Antonio Rosati nel post partita, e fa bene a farlo
-63 (-9)
Prima la matematica (verità incontrovertibile): con 63 punti ancora a disposizione, il Varese ha ampio margine per ricucire il gap di nove punti dalla vetta. Certo è che bisognerà cambiare marcia raccogliendo prima di tutto sei punti da Cairese e Gozzano (il Bra non dovrebbe aver problemi contro il Borgaro mentre, sulla carta, già con la Sanremese ci sarà da sudare di più) per poi approcciare con più consapevolezza e maturità il girone di ritorno, senza perdere i punti persi fin qui con le medio-piccole e vincendo gli scontri diretti pareggiati nel cammino d’andata. E, spezzando una lancia in favore delle dichiarazioni del tecnico giallorosso Fabio Nisticò, guai a limitare la corsa al duello Bra-Varese: Vado, NovaRomentin e Chisola (senza dimenticare il Ligorna) saranno della partita fino alla fine. Il countdown alla Serie C parte comunque da qui.
Le scelte di Floris e Nisticò: una doppia vittoria?
Ora spazio all’analisi, con una doverosa premessa: il Bra è palesemente venuto all’Ossola per non perdere. E ci è riuscito. Detto in franchezza, il pareggio è un risultato che va decisamente bene alla capolista e che non può soddisfare appieno il Varese. Importante, comunque, non aver perso, a maggior ragione per come si era messa la partita dopo l’espulsione di Gubellini (sacrosanta) e il rigore concesso al Bra (più che generoso). E nel mezzo? Una partita a scacchi. Se da una parte il Bra non ha fatto nulla di trascendentale per provare a vincerla (anche in superiorità numerica), dall’altra è emersa in tutta la sua forza la compattezza giallorossa che è riuscita a limitare le offensive biancorosse, per quanto nei minuti finali tutto il Bra sia parso decisamente intimorito dalla verve varesina e dalla spinta dell’Ossola.
Da questo punto di vista, però, va sottolineato positivamente l’approccio tattico al match da parte di Floris che ha schierato un Varese abbastanza sperimentale con decisioni che hanno suscitato qualche perplessità in tribuna. Out Vitofrancesco, Banfi e Barzotti, tre degli uomini simbolo di questa squadra. E la reazione a caldo di tutti è stata: “Perchè?. Se bisogna fare la guerra allora bisogna schierare chi ci ha portati fin qui. Floris ha avuto le sue ragioni, condivise con lo spogliatoio prima del match. Prima di tutto la volontà di dimostrare che ogni elemento può essere titolare. Poi, da un punto di vista tattico, l’esigenza primaria è stata quella di mettere sulla fascia Ropolo a uomo su Mawete: fisico ed esperienza che hanno pagato contro la velocità dell’esterno giallorosso. Togliendo il 2005 (Giorgi) dalla sinistra era necessario inserire un pari età altrove: la scelta è ricaduta su De Angelis a centrocampo anziché su Lari in attacco (comunque poi risultato determinante) e la mediana biancorossa non ha certo sofferto grazie anche ad un Valagussa propositivo (soprattutto nei primi minuti) e ad un Daqoune in trance agonistica e piovra pigliatutto in mezzo. Va da sé che, con una difesa robusta sull’asse Bonaccorsi-Priola-Mikhaylovskiy (tutti e tre eccezionali nelle preventive per arginare gli attaccanti avversari), sulla destra servisse un 2004: Ferrieri già lo scorso anno con il Vado era riuscito ad annullare Pautassi e l’esterno si è ripetuto domenica con una delle migliori prestazioni in biancorosso. Davanti, invece, Floris ha optato per la fisicità di Gubellini (tanto prezioso lavoro sporco) e la sorpresa (che di sorpresa aveva poco visto che le dichiarazioni del prepartita sapevano molto di pre-tattica) Marchisone che non ha dato punti di riferimento portando estro e qualità al netto di una condizione non ancora ottimale.
Il risultato? Senza gli esterni e con un Tuzza in mezzo al campo ingabbiato da Daqoune & C., Costantino e Minaj sono rimasti sempre isolati davanti e il Bra non ha mai portato un concreto pericolo dalle parti di Piras, faticando anche a superare la metà campo. Di contro, come detto, il Varese ha fatto la partita senza a sua volta riuscire a far male alla difesa avversaria, ma il pallino del gioco è sempre rimasto nelle mani biancorosse. L’idea palese di Floris era quella di sfiancare i giallorossi per poi inserire forze fresche dalla panchina con cui vincerla, idea che è stata stroncata dalla gomitata di Gubellini. E qui si entra nel campo dei se e dei ma: non si avrà mai la controprova, così come non è dato sapere come sarebbe andata la partita qualora il mister avesse attuato altre scelte a inizio gara.
L’espulsione di certo ha condizionato il match, anche se il Varese ha comunque dimostrato più voglia di vincerla rispetto ad un Bra che, lo ripetiamo, poteva tranquillamente accontentarsi del pareggio. Il primo tiro effettivo nello specchio della porta è arrivato al 79′ su calcio di rigore: Piras era anche riuscito a pararlo, ma il pallone è tornato come una calamita sui piedi di Aloia che l’ha convertito in rete. Fino a quel momento la partita si era mantenuta perlopiù sui binari dell’equilibrio. Solo a questo punto Floris ha stravolto la squadra mettendo tutti gli attaccanti e il fatto che il Bra (dopo essersi divorato il colpo del ko con il liscio di Chiabotto in area) si sia intimorito nonostante il vantaggio e la superiorità numerica la dice lunga sulle potenzialità del Varese che, con estremo merito, si è preso il pari sfiorando anche una clamorosa vittoria.
1-1 al triplice fischio, bottino agrodolce per entrambe ma a parti inverse. Il Bra mastica amaro per essersi lasciato sfuggire una vittoria che sembrava ormai cosa fatta, anche se è riuscito a portare a casa l’obiettivo di non perdere; al Varese è invece mancato un successo che, per quanto visto in campo, era assolutamente alla portata, ma aver pareggiato in quel modo può dare ai biancorossi un valore morale ben superiore al punto conquistato. In sintesi: al Varese va bene non aver perso, al Bra va bene non aver vinto. Una doppia vittoria? Lo deciderà il prosieguo del campionato.
Verità scomode
La scelta di presentarsi ai microfoni da parte di Antonio Rosati non è stata casuale: vero o meno che il patron biancorosso avesse già preso questa decisione a prescindere dal risultato, la sua presenza è stata importante per far vedere come la società sia vicina alla squadra. Anche l’aver alzato la voce sulla direzione arbitrale (come abbiamo detto l’espulsione è netta, mentre su altre decisioni, relative anche a qualche contrasto in mezzo al campo, è scappato qualche fischio troppo facile) è un modo per fare sentire il peso che una piazza come Varese deve avere, togliere pressione alla squadra (da valutare se la mossa pagherà) e, soprattutto, ha tranquillizzato l’ambiente: il Varese ci crederà fino alla fine, finché la matematica di cui sopra lascerà porte aperte. E, in conclusione, Rosati ha lasciato intendere la più classica delle verità scomode: il calcio non è predeterminato. Se così fosse, giusto per fare un paio di esempi, il Bra non avrebbe perso con la Vogherese (la stessa squadra che ha rimontato rocambolescamente il Varese) e il Ligorna non sarebbe clamorosamente caduto 1-4 contro il Gozzano. Ogni partita è a sé e il Varese, che comunque non è esente né da colpe né da difetti, può ancora dire la sua: con il rientro degli infortunati, il mercato invernale e l’onda positiva dei minuti finali contro il Bra, i biancorossi hanno ancora margine per rincorrere la vetta. Chiaro che vincere le prossime due sia ora imperativo, così come (e torniamo al discorso inziale) cambiare passo nel girone di ritorno.
A referto
Il Giudice Sportivo, nel frattempo, ha sanzionato Gubellini con due giornate di squalifica dopo il rosso rimediato al 42′ per “aver, a gioco in svolgimento, colpito un calciatore avversario con una gomitata al volto“. Notificate, poi, le ammonizioni di Ferrieri e Mikhaylovskiy (che entrano in diffida), di Bonaccorsi e Ropolo (seconda infrazione stagionale). Per quanto riguarda la Cairese, sarà squalificato Filippo Turone (perno del centrocampo gialloblù).
AMMONIZIONE (V infrazione)
Gubellini
AMMONIZIONE (IV infrazione)
Mikhaylovskiy, Ferrieri
AMMONIZIONE (III infrazione)
Valagussa, Maccioni, Daqoune, Azizi, Vitofrancesco
AMMONIZIONE (II infrazione)
D’Iglio, Maccioni, Priola, Banfi, Floris (allenatore), Bonaccorsi, Ropolo
AMMONIZIONE (I infrazione)
Marangon, Maddalena (Team Manager)
Matteo Carraro