2024.10.13 - 3a giornata serie A UNIPOLSAI - Dolomiti Energia Trentino vs Openjob Metis Varese -

Una storia di vita che è cambiata attraverso la pallacanestro. Una vita stravolta dalla morte dei genitori, dall’abbandono della terra natia e dalla scoperta di un mondo completamente nuovo, come quello americano. E poi l’Europa, la Germania ed ora Varese.

A soli 25 anni Kaodirichi Akobundu-Ehiogu, detto Kao (da pronunciare con la E e non con la A, se no gli ricorda il termine mucca) di sfide ne ha già dovute superare tante nella sua vita, affrontando sempre con determinazione gli ostacoli che il destino gli ha posto davanti. Il carattere però non gli manca e lo sta dimostrando in campo, dove al di là di tutte le difficoltà che sotto canestro sta incontrando la Pallacanestro Varese, è uno dei migliori dei suoi, da domenica il secondo miglior stoppatore in una sola partita della storia biancorossa (con 8 stoppate a referto, davanti a lui Stefano Rusconi, che realizzò 9 stoppate il 9 gennaio 1989 nella vittoria interna di Varese contro l’Allibert Livorno) ed un giocatore con ampi margini di miglioramento che è però già punto fermo della OJM.

Che ricordi ha della sua vita in Nigeria?
“La vita era difficile, l’elettricità non c’era per tutto il giorno, cercavo di stare fuori casa per la maggior parte del tempo a giocare, quando rientravo a casa, poi amavo stare molto con i miei genitori prima che morissero”.

Mi parli del suo viaggio in America…
“Non è stato sicuramente facile anche se ero molto emozionato all’idea di provare a cambiare completamente vita. Quando sono arrivato in America, all’inizio, ho fatto fatica ad integrarmi: le persone avevano uno stile di vita completamente diverso da quello che avevamo in Nigeria, la lingua era diversa e ho dovuto imparare in fretta ad adattarmi per poter poi integrarmi al meglio nella società. Non è stato semplice, ripeto, però è un qualcosa che mi ha aiutato molto”.

Quanto è stato complicato questo cambio di vita?
“Penso sia stata una grande sfida. Non sapevo cosa mi avrebbe atteso in America ma era necessario fare quel cambio di vita e penso mi sia servito per formarmi come persona”.

Quando ha scoperto la sua passione per la pallacanestro?
“Mi è sempre piaciuta la pallacanestro. Quando ero piccolo guardavo tanti video sul basket e quando sono andato in America non ho avuto dubbi su quale sport iniziare a praticare”.

C’è stata una persona in particolare che l’ha aiutata in America?
“Sì, mio cugino. Mi ha aiutato nei primi passi nel nuovo paese, è stato il mio primo allenatore ed è la persona che mi ha permesso di essere qui oggi”.

Perché ha scelto di andare a giocare in Germania l’anno scorso?
“L’ho vista come un’opportunità. Solitamente quando esci dal College non è così facile trovare subito l’occasione di confrontarsi con un campionato senior di primo livello: penso che il campionato tedesco sia molto competitivo, purtroppo l’infortunio mi ha tolto lontano dal campo per quasi metà stagione, però ritengo sia stata una bella esperienza”.

A proprosito dell’infortunio al polso sinistro, che ricordi ha?
“Dolorosi, è stata una rottura che ha interessato anche i tendini, che ha richiesto un’operazione importante per essere risolto e che mi ha tenuto tanto tempo lontano dal campo. Dal momento in cui però ho potuto riniziare a lavorare mi sono messo sotto per recuperare al meglio ed essere qui oggi”.

Perché ha detto sì a Varese quest’estate?
“Per il sistema di gioco. E’ molto simile al modo di giocare che avevo al College, diverso invece da come giocavo in Germania l’anno scorso. Giochiamo molto in velocità e per me, che sono un giocatore ateltico, è perfetto il sistema che coach Mandole ci ha impostato e le richieste che ci sta facendo”.

Secondo lei perché la squadra sta avendo tutte queste difficoltà?
“Penso che stia tutto in come riusciremo a giocare nel terzo quarto le prossime partite. Alla fine, fino ad oggi abbiamo sempre fatto bene in 30’, sbagliando però sempre il terzo quarto. Anche domenica abbiamo vinto, a livello di parziali, sia il primo tempo che l’ultimo quarto, buttando tutto all’aria nel terzo periodo. Non possiamo più permetterci una cosa simile”.

Sabato arriva la partita contro Trapani, che partita si aspetta?
“Mi aspetto di vincere. Non vogliamo altro che trovare la prima vittoria in campionato e faremo di tutto per conquistarla”.

Alessandro Burin
Foto Ossola

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