Antonio Montanaro è stata la prima novità del Varese 2024/25: la dirigenza biancorossa ha scelto il brindisino per costruire la squadra chiamata a riconquistare la Serie C e l’ambizioso classe ’85 non si è certo tirato indietro assumendo l’incarico con professionalità e passione. Sorriso spontaneo e battuta pronta, Montanaro ci ha messo poco a farsi conoscere e a conquistare la fiducia degli addetti ai lavori, allestendo una rosa estremamente competitiva che però fin da subito ha dovuto fare i conti con la sfortuna.
Nell’immediato post-partita di domenica dopo la vittoria in rimonta sul Gozzano, mister Roberto Floris ha parlato di bilancio positivo per il Varese al termine del girone d’andata, sottolineando tutte le difficoltà legate agli infortuni che la squadra ha dovuto superare. Giudizio che viene condiviso e riproposto dal direttore sportivo: “Sicuramente dobbiamo esser contenti di quanto raccolto fin qui, anche se non può mancare un pizzico di rammarico per alcuni punti persi per strada. Penso ad esempio alle trasferte con Vogherese e Oltrepò pareggiate nei minuti di recupero: parliamo di quattro punti che nell’economia di un campionato di vertice pesano. Guardandone il risvolto positivo possiamo dire che questi errori dovranno essere stimoli per ripartire nel girone di ritorno, capendo dove e come migliorare. Gli infortuni hanno sicuramente avuto un peso specifico importante: non dimentichiamo che Floris non ha mai avuto la possibilità di schierare la formazione tipo, ma al tempo stesso ha potuto mettere alla prova la qualità della rosa e proprio per questo dobbiamo esser contenti del nostro cammino”.
Nel momento in cui si è fatto male Molinari siete subito intervenuti con l’innesto di Bonaccorsi (e i 4 gol segnati rappresentano un bottino invidiabile per un difensore). Come mai, in fase di costruzione della rosa, non si è pensato ad un vice D’Iglio?
“È una critica che mi sono sentito rivolgere spesso e che accetto, perché sono del parere che si possa sempre fare di più. A centrocampo avevamo deciso di riporre la fiducia nei giocatori che già c’erano, anche se inevitabilmente con il suo infortunio sono poi cambiate delle dinamiche. Averlo in campo fa la differenza, certo, ma anche senza di lui sono arrivate prestazioni importanti. D’Iglio, comunque, sarà a tutti gli effetti un nostro acquisto per il girone di ritorno”.
Apriamo dunque subito la parentesi mercato: la punta arriverà?
“La premessa è che, con i rientri di D’Iglio e Molinari, riteniamo di avere una squadra completa ed estremamente competitiva. Detto questo siamo costantemente al lavoro per migliorare e ci siamo mossi per individuare un profilo che potesse efficientare il gioco di Floris tenendo a mente le caratteristiche di ognuno. Marchisone è dal mio punto di vista un autentico colpaccio: siamo ben consapevoli del suo valore e ha già iniziato a mettersi in mostra. Siamo al lavoro sull’attaccante, che anche in questo caso sarà funzionale al gioco corale della squadra, e dopo l’ingresso di De Angelis in mezzo al campo, altro giocatore di grande qualità, interverremo per completare il pacchetto under”.
Qual è la prima caratteristica che deve avere un giocatore?
“Uno dei miei ideali è che non bisogna prendere il giocatore più forte, ma quello giusto. Quante volte vediamo calciatori superpagati o definiti “top” che rendono meno di altri? Bisogna avere la capacità di leggere il contesto in cui ci si trova e, soprattutto in una categoria come la Serie D, conoscere i giovani, e di conseguenza allacciare i rapporti con i migliori settori giovanili, e le altre realtà perché ci sono tanti gironi da cui pescare. E, lo ribadisco, il nome non è tutto”.
Floris ha detto di vedere il Varese come un traguardo e un punto di partenza; pensiero che si sente di condividere?
“Parliamoci chiaro: una piazza come Varese in Serie D non può non esser considerata tra le più importanti in Italia. Dal primo momento in cui sono iniziati i contatti con la famiglia Rosati, ho messo Varese come mia prima opzione per l’ambiente in sé, per la sua storia, per i suoi tifosi e per la programmazione di chi vuole tornare ad essere grande. Penso al lavoro fatto con il Centro Sportivo, al discorso Stadio che sta venendo portato avanti e alla voglia costante di migliorarsi. Sono onorato che la famiglia Rosati abbia chiamato me e sono convinto di poter affrontare al meglio questa esperienza e di portare la società verso gli obiettivi che si è prefissata. La pressione? Se c’è vuol dire che sei nel posto giusto. È uno stimolo per dare costantemente il massimo e comporta per la mia figura una responsabilità importante: se c’è da prendere una decisione, nel bene o nel male, la prendo e a tal proposito voglio ringraziare la società che mi ha sempre permesso di lavorare liberamente senza imposizioni”.
Da dove nasce la passione per questo lavoro?
“Nasce da sempre, anche se la mia prima occupazione è stata in banca. Fino a qualche anno fa aiutavo colleghi e amici direttori come consulente di mercato, ma nel momento in cui c’è stata l’opportunità di iniziare in prima persona non mi sono tirato indietro. Durante il Covid mi sono quindi adoperato per studiare e nel 2021 ho ottenuto l’abilitazione a Coverciano: da osservatore, ruolo che ricoprivo all’Alessandria e successivamente alla Virtus Francavilla, sono passato a ds e ho iniziato dalla Promozione. Da lì i passaggi a Chieri e Bra, per poi arrivare a Varese”.
Sappiamo che però il calcio non è la sua unica passione sportiva.
“Ho una passione folle per il ping pong. Da calciatore sono arrivato fino ai Regionali con il mio Brindisi, ma l’impegno calcistico era incompatibile con lo studio. Mi sono avvicinato casualmente al tennistavolo e me ne sono innamorato. So che viene spesso sottovalutato, ma è uno sport totale perché implica una capacità di reazione infinitesimale e questo è un aspetto che torna utile nella vita di tutti i giorni. Ho giocato a ottimi livelli, partecipando anche a tornei europei, e mi piacerebbe un giorno tornare a praticarlo. Mi ha inoltre permesso di fare tante belle conoscenze e, nel mio lavoro, i rapporti con le persone sono tutto”.
Come lavora nel quotidiano un direttore sportivo?
“Sicuramente è un lavoro impegnativo perché non tocca solo l’àmbito del mercato. Dal mio punto di vista il direttore sportivo deve essere un punto di riferimento giornaliero per giocatori, staff e società. Alla base di tutto c’è la comunicazione, il rapporto personale di cui sopra, e nel momento in cui sorgono problemi mi piace metterci la faccia e affrontarli. Torno al discorso della responsabilità: ciò che fai fuori influenza il rendimento in campo e, di conseguenza, più l’ambiente è sereno più la squadra più far bene”.
Siamo abituati a vedere un Antonio Montanaro sempre sorridente e proprio questo aspetto dà serenità alla squadra. Non tutti riescono a farlo; c’è un segreto?
“Nessun segreto: vivo serenamente la mia vita e provo a trasmettere la mia felicità a chi mi sta intorno. Io stesso sono fortemente alimentato dalla mia famiglia, da mia moglie Francesca, che mi è sempre vicina, ai miei bimbi Edoardo e Ginevra, che sono la mia fonte di vita e mi spronano ogni giorno a fare il meglio”
Qual è il rapporto con Floris?
“L’anno scorso abbiamo vissuto una bellissima stagione portando giocatori, penso a Musso, nel professionismo. Conosco il suo modus operandi, le sue idee calcistiche e il suo carattere: ho la certezza che sia l’allenatore giusto per questa squadra. Il confronto con lui è quotidiano, su più temi, e abbiamo condiviso le idee per la costruzione della rosa portando qui a Varese uomini giusti per una maglia del genere, pronti e consapevoli di arrivare in una piazza importante che non vince da tanti anni”.
Non vincere il campionato sarebbe un fallimento?
“Domanda a tradimento (ride, ndr). Premetto che vincere al primo anno non è mai semplice: la squadra è cambiata tanto e tutto l’extra-campo palesa quello che è l’obiettivo. Il Varese tornerà tra i professionisti. Io sono ambizioso, non mi nascondo: dipenderà tutto da noi. Sappiamo che nove punti da recuperare sono tanti, ma vedo che questi ragazzi hanno fame e voglia di vincere. Mi auguro di poterci ritrovare per una chiacchierata a fine stagione perché è quello il momento in cui si fanno i conti”.
Cosa dobbiamo aspettarci dal girone di ritorno?
“Condivido il pensiero comune che il girone di ritorno sia un campionato a parte, ma aggiungo che la stagione è già ben avviata e, ad oggi, siamo indietro di nove punti. Come ho detto ho piena fiducia nelle nostre potenzialità: il Varese deve guardare al Varese, consapevole della sua forza e della possibilità di recuperare. Credo che sarà molto importante il mese di gennaio: con tante partite ravvicinate bisognerà gestire le forze e mettere fin da subito in cascina tanti punti”.
Matteo Carraro