È un Mattia Bellucci sempre più continuo, quello che stiamo ammirando in questo finale di 2024. Il tennista nato a Busto Arsizio nel giugno del 2001 sta continuando a collezionare ottimi risultati, a riprova di un gran momenti di forma. Libero di giocare il proprio tennis spumeggiante e pieno di variazioni, il varesotto sta proseguendo sulla strada tracciata in estate, portando a casa punti sia negli eventi del circuito ATP (È di poco fa la prima vittoria in un evento Master 1000, ndr) sia nei tornei del circuito Challenger. Spesso, quando un tennista prova l’ebbrezza dei tornei maggiori, fa poi fatica a tornare concentrato in eventi, proprio come i Challenger, dove gli avversari hanno un livello di gioco inferiore e dove le attenzioni mediatiche sono meno rilevanti, staccando la spina e risentendone a livello di risultati. Non è però il caso del giocatore della MXP Tennis Academy che, nel torneo di Olbia, funestato dal maltempo, ha comunque raggiunto il secondo gradino del podio.

Comunque un ottimo cammino, quello dell’azzurrino, fermato solamente nell’atto conclusivo dall’astro nascente del tennis spagnolo, Martin Landaluce (con questa vittoria ora la numero 158 del ranking ATP, ndr), uscito vincitore con un doppio 6-4. Ma per giudicare il cammino di Bellucci bisogna anche sapere che, prima della sconfitta con il classe ’06 iberico, era reduce da altre due partite ravvicinate: la semifinale giocata domenica mattina contro Svrcina (battuto 7-6 3-6 6-3,ndr) e i quarti di finale di sabato contro Lestienne (battuto 7-6 6-7 7-5, ndr). Due partite lunghissime che hanno visto il varesotto in campo per quasi sette ore e che ne hanno compromesso il rendimento in finale. 
Al momento Bellucci, grazie a questa buona settimana, si è riportato al gradino numero 102 della classifica mondiale, sempre più vicino alla Top100, sfiorata più di una volta nelle ultime settimane, ma il cui raggiungimento, grazie al super rendimento che il mancino cresciuto a Castellanza sta mantenendo ultimamente, sembra essere solo questione di tempo.

Filippo Salmini

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